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Time out Donato GalloL’Italia pongistica ha chiuso le sue Paralimpiadi con un quarto posto nella gara a squadre di classe 1-3 femminile, che si è andato a sommare alle due medaglie di bronzo di Giada Rossi e Amine Kalem e alle tre quinte posizioni di Michela Brunelli, Clara Podda e Andrea Borgato conquistate nei singolari. L’epilogo della finale per il terzo gradino del podio, persa da Brunelli, Podda e Rossi per 2-1 contro la Corea, ha lasciato un po’ amaro in bocca per come si era evoluta la sfida, con il successo nel doppio e il vantaggio per 2-0 di Michela nel secondo e decisivo singolare.

Il direttore tecnico Alessandro Arcigli valuta però con realismo quanto accaduto, anche in considerazione della forza delle asiatiche. «Non abbiamo perso - spiega - perché non avevamo nulla da perdere. Diciamo piuttosto che non siamo riusciti a vincere. La previsione era una facile sconfitta e invece abbiamo incanalato la sfida su binari inattesi, aggiudicandoci il doppio. Purtroppo è mancato l’ultimo passo. Brunelli e Rossi in doppio sono state superlative e l’andamento è anche stato rocambolesco, perché eravamo sotto 2-1 e nel quarto set sul 3-3 l’arbitro ha tolto a Giada due servizi consecutivi. Chiunque a quel punto si sarebbe arreso, non le nostre due ragazze, che hanno messo in atto tutto ciò che avevamo preparato in allenamento e alla fine ce l’hanno fatta».

È stato poi il turno dei singolari. «Durante il riscaldamento - racconta il dt - mi sono reso conto che le coreane avrebbero schierato la loro classe 2 Seo Su-Yeon e per la prima volta in 12 anni abbiamo sospeso tutto e con Donato Gallo ci siamo messi a parlare con le atlete. Avremmo potuto perdere pur vincendo il doppio. Non ci rimaneva che rischiare e invertire la formazione, anche se in questo modo avrebbe potuto accadere che tutto finisse prima che mettessimo in campo Brunelli, la nostra giocatrice migliore. Michela, Giada e Clara hanno accettato la nostra idea con convinzione».

Sull’1-1, dunque, dopo lo 0-3 di Rossi contro la classe 3 Yoon Jiyu, Brunelli ha incrociato Seo Su-Yeon: «Si è imposta nei primi due set troppo facilmente e anche con un po’ di fortuna. Nel terzo parziale sul 10-9 per la coreana, Michela ha colpito uno spigolo che gli arbitri non le hanno riconosciuto. Nella quarta frazione siamo arrivati fino al 7-7 e nella quinta fino al 6-5 per noi, purtroppo il finale non ci ha sorriso. Pensiamo anche che di fronte c’era la numero 1 al mondo di classe 2, che in carriera ha già battuto avversarie di classe 3 con classifica migliore di Michela, essendo una fuoriclasse».

La partita si è disputata molto sotto il profilo tecnico, tattico, ma anche mentale. Per Arcigli «una pongista che è la migliore della sua classe ed è abituata psicologicamente a giocare molte partite come quella di venerdì è avvantaggiata e Seo da quel punto di vista ha dimostrato di essere più forte. Ha prevalso anche tatticamente, perché Michela è una delle più forti al mondo, se non la più forte, sul gioco di taglio sull’angolo del rovescio e la coreana l’ha battuta proprio sul suo campo. Sapevo che se l’incontro si fosse allungato si sarebbe anche complicato. Diamo comunque merito a chi come Michela, Giada e Clara ci ha portato a un soffio da questa medaglia. In questi quindici giorni avevamo sempre vinto partite che avremmo potuto perdere. Venerdì per la prima volta è accaduto il contrario. Questo è lo sport che abbiamo deciso di fare, che non è condizionato solo dalla nostra prestazione, ma anche da quella degli altri. Seo ha confermato di essere una campionessa e nei momenti importanti non ha più sbagliato, facendo sentire la pressione a Michela».