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Presidente con Giada e Amine okA Rio ha sconfitto due cinesi, fra i quali il numero uno al mondo Ma Lin, il campione europeo 2013, l’ucraino Shchepanskyy, e il terzo atleta del ranking, lo spagnolo Perez Gonzalez. Ha mietuto molte vittime illustri Amine Kalem sulla strada che l’ha portato alla conquista della medaglia di bronzo paralimpica. «Nel girone - ricorda - avrei potuto battere il brasiliano Moreira e l’ho un po’ gettata via. Si vede che era destino che andasse così. In semifinale il mio gioco non si adattava bene a quello dell’olandese Gerben Last. Peccato, se no sarebbe stato oro o argento».

Nella finale è invece filato tutto liscio …

«Contro lo spagnolo avevo perso l’anno scorso agli Europei, non giocando bene. Questa volta sapevo che se avessi fatto quello che so avrei potuto batterlo. Ritengo che sia stato un match perfetto. Non ho sbagliato nulla e la grinta e il cuore che ci ho messo hanno fatto la differenza. Il tifo era dalla mia parte, e il pubblico brasiliano, dopo che ho perso contro il suo atleta, mi ha aiutato molto».

Com’è stato salire sul podio per l’Italia?

«Non mi sembrava vero. Ho chiesto ai miei amici e compagni di darmi dei pizzicotti. La mattina dopo, quando mi sono svegliato, sono andato a cercare la medaglia e l’ho trovata. Ho capito che l’avevo proprio vinta e non era stato un sogno».

Affronterai i prossimi tornei con un altro spirito?

«Sarò certamente più tranquillo e lotterò sempre per andare in finale. Tutti dovranno avere paura di me e io non ne avrò degli altri».

Ora dovrai trovare le contromisure per battere il ragazzino Devos, che ha vinto il titolo.

«Gli ho fatto un grande favore a eliminare Ma Lin, perché con lui ancora in gara non ce ne sarebbe stata per nessuno».

A dispetto dei tuoi 34 anni, agonisticamente sei un giovincello. Vedi altre Paralimpiadi nel tuo futuro?

«Vorrei farne un altro paio, poi dopo i 40 anni lascerò perdere».

Chi devi ringraziare per questo bronzo?

«Prima di tutto mia moglie Cinzia, che ha creduto in me fin dall’inizio dandomi tutti gli aiuti di questo mondo, poi naturalmente la Federazione i tecnici della Nazionale e gli amici che sono qui con me, Giada, Raimondo, Clara, Michela, Andrea e Peppe, che durante la finale sono stati come dei fratelli, facendo un tifo commovente. Anche lo staff sanitario, composto qui da Eva e Orlando, è stato determinante per le medaglie mia e di Giada. Non posso dimenticare la mia società, il Tennistavolo Romagnano del presidente Gian Mario Paracchini e lo sparring moldavo Vitali Deleraico, che mi ha supportato con molti consigli utili per migliorare il mio gioco quando ero a casa, al di fuori degli stage della Nazionale. Mi ha fatto molto piacere che il presidente Sciannimanico e il segretario generale Marino siano arrivati qui a vederci e a sostenerci. È stato veramente emozionante».

E tua figlia Sophie?

«Lei è a parte, è la numero 1. Ha tre anni e mezzo e le porterò a casa Tom, la mascotte dei Giochi».

Cosa ti aspetti dalla gara a squadre?

«Sarò con Raimondo Alecci. In classe 9-10 sarà difficile, ma non temeremo nessuno. Penso proprio che potremo andare avanti. Saremo 11 squadre e cinque avranno il bye, e saranno già nei quarti, e sei giocheranno il primo turno. Noi saremo fra queste e ci va bene qualsiasi avversario. Dovremo cercare di vincere il doppio, sul quale abbiamo lavorato molto, e poi il singolare. Si può fare».