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Pranzo con presidente e segretarioDue medaglie, una al femminile e l’altra al maschile. Sono la dimostrazione che il movimento paralimpico italiano funziona e dunque, proprio per questo, per il direttore tecnico Alessandro Arcigli non devono far dimenticare tutto il resto. «Non possiamo - spiega il dt - trascurare il fatto che cinque atleti su sette siano arrivati nei primi otto alle Paralimpiadi. Il risultato di squadra in sé è sensazionale. Pensiamo poi che anche Raimondo Alecci è andato vicino al superamento del girone, dal momento che vinceva per 8-7 al quinto set nel match decisivo. Per Peppe Vella il discorso è diverso, avendo deciso di lasciare, dopo il bronzo a squadre conquistato agli ultimi Europei, ed essendo stato ripescato all’ultimo momento. Ha accettato per mettersi al servizio della squadra».

Iniziamo dagli altri?

«Michela Brunelli ha battuto la croata Andela Muziniz, numero 4 al mondo, e la forte coreana Kim Ok, per perdere nei quarti contro l’altra coreana Yoo Jiyu, giocando bene».

Andrea Borgato?

«Era in vantaggio per 8-7 alla “bella” con il britannico Rob Davies, il migliore del ranking internazionale. Ha battuto un atleta del suo livello come lo svizzero Silvio Keller e ha passato il girone e negli otto se l’è giocata con il coreano Joo Young Dae»

Clara Podda?

«Ha avuto un ruolo fondamentale nella medaglia di Giada, perché ha battuto la brasiliana Catia Cristina Da Silva Oliveira, autentica bestia nera della Rossi, che ha un gioco che non s’incastra con il suo. Un pezzo del bronzo di Giada e merito di Clara, che ha fatto un gioco di squadra perfetto. Ha ceduto a due avversarie imbattibili come la coreana Seo Su-Yeon e la cinese Liu Jing».

Veniamo ai due eroi?

«Entrambi era delle frecce importanti al nostro arco, ma la mia preoccupazione era legata alla loro inesperienza. Erano alla prima Paralimpiade e non avevamo mai disputato un Mondiale. Non avevano neppure mai giocato una gara fuori dall’Europa. L’emozione non poteva non prenderli. Amine per esempio in semifinale si è trovato a gestire una situazione critica, perché il suo gioco non riusciva a essere efficace contro l’olandese Last Gerben, e avrebbe dovuto tentare qualcosa di diverso. Non è facile contro chi ha già vinto gli Europei ed è arrivato terzo ai Giochi a Londra. Paradossalmente è stato più facile il match contro il cinese Ma Lin, numero 1 al mondo, non avendo nulla da perdere».

Anche in finale c’era un avversario ostico come lo spagnolo Perez Gonzalez

«Oltre a essere il terzo del ranking ha molta più esperienza di Amine, che però ieri è entrato in campo determinato come mai. L’avevamo ragionata così. In semifinale aveva lasciato andare una grande opportunità, ma fra il secondo e il terzo posto non c’è una grande differenza e vincendo l’incontro conclusivo avrebbe recuperato l’occasione. Perdere invece la finale avrebbe voluto dire rimanere con nulla in mano»

E l’altra matricola Rossi?

«È stata grandiosa in tutto il torneo e ha fatto anche una bella figura contro la coreana in semifinale. Bisogna tenere conto che con ci abbiamo nemmeno provato, non valeva la pena sprecare energie psico-fisiche . Ci siamo comunque goduti il momento ed è stata una strategia per fare arrivare Giada il più serena possibile alla finale contro la Bootwansirina. Era troppo importante concretizzare i grandi sacrifici fatti».

In finale è stata perfetta.

«Ho rivisto il terzo set e la scelta degli ultimi due servizi è stata da campionessa o da incosciente. Abbiamo imparato 20 giorni quelle battute che avrebbero dovuto mettere in difficoltà la russa Pushpasheva, possibile avversaria per il terzo e quarto posto e invece esclusa dai Giochi. Chiudere sul 3-0 era fondamentale, per non dare chance alla thailandese e Giada ha giocato due colpi che non aveva mai usato prima in gara. Ho sperato che non li facesse, essendo la percentuale di rischio altissima, ed è andata bene, perché ha creduto in ciò che faceva».

Cosa accomuna Amine e Giada?

«Giada è una 22enne e anche Amine sportivamente è giovanissimo nel pongismo paralimpico a questi livelli, anche se anagraficamente ha 34 anni. Entrambi sono aiutati da un passato sportivo, Kalem nel tennistavolo normodotati e Rossi nella pallavolo. Questa mentalità agonistica si costruisce solo da bambino e loro la hanno perché se la sono formata al momento giusto».

Cosa rappresenta dunque questo doppio bronzo?

«È il migliore risultato della storia, perché nelle competizioni individuali avevamo ottenuto un argento e un bronzo a Pechino, ma nella stessa classe 2. Dopo otto anni nella medesima gara abbiamo piazzato una terza atleta, non Pamela Pezzutto o Clara Podda, ma Giada Rossi. Sottolineerei anche che in classe 2 femminile, appunto, per il dodicesimo anno consecutivo, dal 2005, abbiamo classificato una pongista sul podio a Europei, Mondiali o Paralimpiadi».

Prima dell’impegno a squadre di mercoledì, vi prenderete qualche ora di libertà?

«Oggi ci verranno a trovare il presidente Franco Sciannimanico e il segretario generale Giuseppe Marino e andremo tutti a pranzo insieme. Siamo felici che ci abbiamo seguiti da vicino durante le gare, sostenendo i ragazzi. Subito dopo faremo una gita meritata al centro commerciale».