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patrizia saccàNon capita spesso che quotidiani nazionali si occupino in maniera estesa di tennistavolo preferendo più spesso relegarci tra i trafiletti, anche quando si ottengono risultati importanti. Spesso però sono gli atleti nelle nostre nazionali paralimpiche che riescono a catalizzarne l'attenzione. Ecco una intervista a Patrizia Saccà del quotidiano torinese Tuttosport.

Estratto da pagina 18 di TUTTOSPORT del 09-08-2013 
«Il ping pong come terapia: provate!»
Parla la torinese Sacca, paraplegica ed ex paralimpica: «Da questo sport è nato un progetto riabilitativo»
«Il ping-pong come terapia: provate!» Parla la torinese Sacca, paraplegica ed ex paralimpica: «Da questo sport è nato un progetto riabilitativo. Lo sport come riscatto: dalla vita, dalla società, dalle ingiustizie. Un modo per sentirsi "normali", parola tanto usata e abusata quanto dal significato labile e contraddittorio. Lo sa bene Patrizia Sacca, torinese di 54 anni, che gareggia ai World Masters Games di Torino nella categoria 50+ del tennistavolo, e lo fa su una sedia a rotelle. Bronzo a squadre alle Paralimpiadi di Barcellona 1992, «la medaglia più gratificante, non solo perché olimpica ma perché ho fatto una grande rimonta», e quarta a Pechino 2008, Patrizia oggi cerca conferme nel singolo, ma in questi Giochi ha già collezionato due ori nella competizione a squadre e nel doppio. «Sì, ma solo perché sono unica nella mia categoria» scherza, evidenziando però un dato mai emerso prima: «A questi Masters Games siamo solo sei o sette atleti disabili, ed è un peccato, sarebbe bello potesse nascere una competizione parallela come per le Paralimpiadi: l'emozione di vivere in un villaggio con 5.000 atleti è grandiosa. Partecipando a questi Master sono orgogliosa di aver messo un piccolo ma importante semino per aprire questa strada in futuro». Patrizia è una delle pioniere dello sport paralimpico m Italia: è stata infatti la prima donna che ha giocato e vinto contro i normodotati. «Sono paraplegica da quando avevo 14 anni per colpa di una brutta caduta, e da allora ho provato un po' tutti gli sport, dal nuoto all'atletica. Ma io volevo gareggiare con quelli "in piedi", e solo il tiro con l'arco e il tennistavolo me lo permettevano. Ho scelto il secondo perché è meno statico ed è molto strategico. Da allora non ho mai voluto sconti: ho sempre incitato le mie avversarie perché ci dessero dentro, e sono riuscita lo stesso a vincere moltissime competizioni». Dopo l'incidente ha iniziato a fare sport per amore e per amore è tornata a competere: «Se sono qui ai Wmg è grazie al mio compagno, Alessandro Solito, che ha gareggiato nella 10 km. Sono stata io a consigliargli di iniziare a correre, e non se la cava niente male. Abbiamo deciso di iscriverci insieme, fare qualcosa di così bello come coppia ci rimarrà per tutta la vita». L'entusiasmo di Patrizia è contagioso, e lo stesso entusiasmo lo mette anche nella sua attività di "pingpong terapia" che fa parte del progetto "Benessere Psicofisico e Avviamento allo Sport per persone disabili" da lei ideato e reso possibile anche grazie al supporto del Cus, che ha messo a disposizione gratuitamente la palestra di via Da Vinci a Grugliasco dove ogni venerdì si svolgono le lezioni. «Prima ancora che nelle barriere fisiche, la più grande difficoltà sta nelle barriere mentali di chi ti trovi davanti, che non capisce che tu sei un professionista come tanti altri e proprio come loro lavori duramente ogni giorno. Ai Wmg ho giocato contro un'atleta russa che dieci anni fa ha vinto i Mondiali: le ho strappato solo 4 punti, ma dopo è venuta a complimentarsi per la mia grinta. Non è tanto importante vincere o perdere, ma confrontarsi con gli altri, e vedere lo sguardo soddisfatto di chi ha lavorato con te. Questo, e fare da portabandiera alle Paralimpiadi di Torino 2006 sono alcune delle cose che mi hanno dato più gioia».