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paovicsandraTanti i personaggi e le storie che come sempre arricchiscono questo straordinario mondo del tennistavolo paralimpico che una volta l’anno incontriamo qui a Lignano e che quest’anno rincontreremo anche in occasione dei Campionati Europei in programma proprio qui al Palasport del Villaggio Ge.Tur in ottobre. A questo Lignano Master, oltre alla squadra azzurra, presente con quasi tutti i suoi atleti migliori ed alle diverse medaglie paralimpiche di Londra, c’è molta attesa di vedere in campo la croata Sandra Paovic grande atleta da primi cento del mondo tra i normodotati fino a qualche anno fa, amica, compagna di doppio in più occasioni ed avversaria della nostra Niko Stefanova sua coetanea, che prova ora ad essere star anche nel tennistavolo paralimpico dopo un grave incidente automobilistico. Reduce dalla sua vittoria recentissima al Torneo internazionale di Ungheria della scorsa settimana, abbiamo incontrato Sandra questa mattina qui a Lignano e ci ha fatto molto piacere vederla in piedi seppur con l’ausilio di stampelle dopo averla incontrata in luglio a Londra durante i Giochi Olimpici mentre si muoveva in carrozzina all’interno dell’Excel. Ecco cosa ci ha detto.
Cara Sandra allora come ti trovi in questa nuova atmosfera sportiva?
“Molto bene, mi sto ambientando molto bene, tutti mi hanno accolto con grande affetto, tutti si ricordano di me atleta normodotata ed ora tocca solo a me superare i blocchi mentali che, non lo nego, ancora mi porto un po’ dietro e spesso mi impediscono di giocare come vorrei soprattutto in termini di gestione strategica della partita.”
Hai deciso di giocare nella categoria in piedi senza l’ausilio di una stampella, pensi di continuare in questo modo oppure pensi in futuro di valutare anche la possibilità di utilizzarne una?
“No, voglio giocare in questo modo. In fondo l’altra gamba funziona e con la fisioterapia che sto intensificando, aumentando il  numero delle sedute, sono sicura di poter migliorare negli spostamenti che attualmente sono il mio principale problema da risolvere.”
Sai di essere sotto osservazione da parte del movimento e che tutti si aspettano tu possa diventare una delle protagoniste più importanti in assoluto del tennistavolo paralimpico?
“Grazie, ringrazio tutti per queste attenzioni nei miei confronti e spero di migliorare il più possibile in modo da non deludere queste aspettative che sono anche le mie. Devo migliorare nel gioco d’attacco che è un passaggio legato allo sblocco mentale a cui facevo riferimento prima, credo che un passo dopo l’altro ce la farò.”
Però hai già vinto in Ungheria.
“Si, è stato molto bello e una soddisfazione potermi cimentare con tante atlete che più di me sanno cosa significa giocare ad alto livello in questo mondo.”
Mantieni contatti ed amicizie nel tennistavolo normodotato, con i tanti campioni tuoi amici?
“ Si certo. Sono stata a Londra alle Olimpiadi e poi in Germania ai Mondiali dove ho incontrato un po’ tutti. Mi piacerebbe andare anche a Parigi ai prossimi mondiali ma non so se potrò perché ci sono diversi Open ai quali non voglio mancare, ora è questa la mia dimensione e mi voglio impegnare quanto più possibile.”
E siamo certi che verrai premiata per questo impegno. In bocca al lupo Sandra.
A margine dell’intervista alla Paovic abbiamo raccolto anche i simpatici ricordi personali di Alessandro Arcigli relativi al suo passato di tecnico di “normodotati” a proposito della Paovic e della nostra Niko nazionale. “I miei ricordi sono soprattutto due. Nel 1997 quando ai Campionati Europei Giovanili, a Topolcany, finale femminile allievi tra Stefanova e Paovic ero in panchina con Niko che avanti 19-16 riuscì a non mettere in campo cinque risposte consecutive perdendo 21-19. L’altro ricordo, più felice, sempre Europei giovanili nel 2000, a Bratislava, finale di doppio femminile con Stefanova e Paovic insieme contro l’Ungheria, coppia formata dalla Pota ed un’altra avversaria che ora mi sfugge, con la conquista dell’oro da parte della nostra coppia Italo-croata Stefanova e Paovic.” Sono passati molti anni, molte cose sono cambiate ma per fortuna i ricordi nello sport restano sempre vivi ed emozionanti.