Federico Crosara alle Paralipiadi di Parigi 2024Alla sua prima Paralimpiade a Parigi il 46enne veronese Federico Crosara non si farà mancare nulla. Sarà infatti l’unico dei sette azzurri impegnati, sotto la guida del direttore tecnico Alessandro Arcigli, affiancato dai tecnici Hwang Eunbit e Massimo Pischiutti, a disputare le tre gare in programma, il singolare di classe 2, il doppio maschile MD4 e il misto XD7. Il suo inseguimento ai Giochi è stato infine coronato da successo.

Tre anni fa era stato l’ultimo ostacolo a estrometterti da Tokyo. Per quanto tempo ci hai pensato?

«Nel torneo di qualificazione di Lasko ho raggiunto la finale e ho perso per 3-2 contro il thailandese (Chueawong Thirayu, ndr), che ha vinto anche quest’anno a Pattaya per andare a Parigi. È un vero specialista. Allora bruciava particolarmente e ho avuto qualche difficoltà a guardare le gare in Giappone, perché la delusione era ancora troppo fresca, per godermi quello spettacolo».

Che ricordi hai di quella partita?

«Era stata un po’ un’altalena. La cosa più dolorosa era stata che avevo affrontato lo stesso avversario nel girone e lo avevo battuto per 3-1. Ero entrato in campo fiducioso, pur consapevole delle difficoltà. Probabilmente l’importanza della posta in palio non mi ha permesso di esprimermi al massimo».

Hai seguito in tv le passate edizioni delle Paralimpiadi?

«Sì, ma un conto è vederle e un altro è esserci e viverle dall’interno. Sono molto curioso ed eccitato all’idea. Ho già guardato le Olimpiadi, perché l’impianto in cui svolgeremo le nostre gare sarà lo stesso. Sono curioso di vivere il Villaggio Paralimpico e l’atmosfera di condivisione sia con il Team Italia sia con le rappresentative straniere. Sarà una bellissima occasione per intrecciare rapporti e conoscere il gotha dello sport mondiale».

Hai qualche atleta di riferimento?

«C’è uno sportivo che ha fatto esperienze in entrambi i mondi, olimpico e paralimpico, e che stimo e ammiro ed è Alex Zanardi. Incarna veramente quello che secondo me è lo spirito dello sport, impegnandosi in modo strenuo nell’agonismo e anche nella divulgazione, per fare avvicinare ragazzi disabili allo sport, attraverso la sua associazione, che ho avuto modo di conoscere».

Con quale atteggiamento hai affrontato l’ultimo triennio?

«Ho cercato di non caricare troppo di aspettative questo percorso. Considerate le esperienze precedenti, avevo chiaro l’obiettivo da ottenere e mi sono impegnato al massimo, lavorando a 360 gradi, sia tecnicamente al tavolo sia con la preparazione fisica e sia con quella mentale. Non volevo lasciare nulla d’intentato e i risultati mi hanno dato ragione».

A proposito del percorso, come lo giudichi?

«È iniziato a marzo 2023 e ho avuto una progressione costante, che mi ha portato a marzo del 2024 a raggiungere la settima posizione in classe 2, che è anche il mio best ranking, qualificandomi direttamente a Parigi. Alla fine, prima dell’uscita delle classifiche, ero tranquillo di avercela fatta».

C’è stato un risultato che abbia fatto la differenza?

«Il turning point è stato la vittoria all’Open di Parigi, guarda caso, del 2023, che mi ha fatto fare un salto in avanti e costruire un gap nei confronti degli atleti che mi seguivano. Allora le gare si erano svolte nell’impianto che alle Olimpiadi ha ospitato il ciclismo. Spero che quel successo, ottenuto nella città dei Giochi, sia di buon auspicio per le Paralimpiadi».

In questo periodo, come ha visto crescere il tuo gioco?

«Dal punto di vista tecnico, secondo me, negli ultimi due anni sono migliorato soprattutto per quanto riguarda la gestione del gioco veloce, che in precedenza era un po’ il mio tallone d’Achille. Sono sempre stato un atleta che sul gioco basato sul posizionamento e sul palleggio me la cavavo bene. Con il cambio dei materiali e delle palline, anche nella mia classe il gioco si è molto velocizzato e all’inizio facevo un po’ fatica ad abituarmi e pagavo rispetto agli avversari di alto livello. Lavorandoci, con tutto lo staff tecnico della Nazionale, sono riuscito a colmare questo gap, tanto è vero che quest’anno ho raccolto i frutti».

C’è stato un colpo nel quale ti sia sentito più performante?

«Più che un colpo direi un’attitudine. Mentre prima avevo uno stile più attendistico, ora sono riuscito a costruirmi un gioco più attivo, in cui sono io tendenzialmente a cercare d’imporre il mio gioco. Mi sembra di essere sulla strada giusta».

A livello di materiali hai cambiato qualcosa?

«C’è stato soltanto un cambio a livello di gomme, che sono un po’ più veloci sul diritto e sul rovescio».

Che idea ti sei fatto del torneo che affronterai a Parigi?

«Sarà durissimo, essendo il livello molto alto. Le sorprese sono dietro l’angolo e, anche se nel ranking ci sono differenze di qualche posizione, il n. 10 può battere il n. 1 e non c’è da stupirsi. La formula a eliminazione diretta non farà altro che aumentare il grado di difficoltà, perché non ci sarà appello. Sarà una bella prova e sono anche curioso di vedere come reagirò davanti a un impegno di questo genere. Dovrò gestire l’esordio paralimpico, che tutti mi dicono essere uno scoglio non semplice, e poi fronteggiare contendenti agguerriti. Mi consola sapere che sarò agguerrito anch’io».

Ci sono favoriti d’obbligo?

«Se devo fare due nomi su tutti, dico il padrone di casa Fabien Lamirault, bicampione paralimpico, e il polacco Rafal Czuper, che detiene il titolo europeo, conquistato proprio contro il francese. Ci sono, però, anche i coreani Cha Soo Yong e Park Jin Cheol, gli slovacchi Peter Lovas e Martin Ludrovsky, il cileno Luis Flores e spero anche un italiano (e ride)».

Ti dai delle chance?

«Voglio affrontare questa gara una partita alla volta, senza pormi alcuna aspettativa di medaglia, cercando di fare il mio massimo. Sarà quel che sarà. Concludere la manifestazione sapendo di aver dato tutto ciò che avevo in quel momento mi darà certamente soddisfazione».

Nel misto vi hanno cambiato le carte in tavola?

«Non ci sarà la classe XD4 nella quale avevano costruito una coppia di fatto con Giada Rossi, conquistando l’argento mondiale e l’oro europeo. Nella classe XD7 il direttore tecnico Alessandro Arcigli ha preferito lasciare Giada concentrata sul singolare e sul doppio femminile con Michela Brunelli, visto anche che c’è Carlotta Ragazzini, che è di classe 3, contro la 2 di Giada. Ovviamente partiremo nettamente sfavoriti, però affronteremo questa ulteriore occasione come un’opportunità per entrare nel clima del torneo. Non possiamo avere ambizioni di podio, perché ci scontreremo con coppie che hanno delle disabilità inferiori rispetto alle nostre, però faremo il possibile».

Come si prospetta il doppio maschile?

«Anche quella sarà una competizione complessa, ci sono molte coppie che si sono specializzate e partiremo svantaggiati. Io e Federico Falco faremo 3 come somma delle classi e gli avversari saranno tutti 4. Saremo un po’ delle mine vaganti e speriamo di riuscire a fare qualche scherzo a coppie che non si aspettino di trovarci così competitivi. Fra noi c’è un buon affiatamento e ci auguriamo di mostrarlo in campo».