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Andrea Borgato e Massimo Pischiutti con il biglietto per Parigi 2024La vittoria incredibile in classe 1 di Andrea Borgato nel Torneo Mondiale di Qualificazione Paralimpica di Pattaya, con conseguente accesso ai Giochi di Parigi, ha veramente rispecchiato il famoso motto “Non è finita finché non è finita”. Il 51enne rodigino ha rischiato l’eliminazione nel girone e la sconfitta sia in semifinale sia in finale. Alla fine, però, ha avuto ragione lui, che non è arretrato di un centimetro, anche quando sembrava che non ci fosse più speranza. Attualmente Andrea è il n. 13 del ranking e ha superato nel girone il finlandese Timo Kalevi Natunen, che è n. 11, e soprattutto nei quarti il britannico Thomas Matthews, il n. 9 che a Pattaya era la testa di serie n. 1.

«Sono morto e resuscitato tre volte su questi tavoli - commenta scherzando Borgato - . Nel girone contro l’ungherese Adam Urlauber se avessi perso per 3-0 sarei stato fuori. Ho portato a casa il terzo set, annullandogli un match-point, e, anche se poi ho perso la partita per 3-1, sono passato al tabellone come secondo. Ho salvato sei palle di chiusura in semifinale al messicano Victor Eduardo Reyes Turcio e quattro in finale di nuovo a Urlauber. Ho raschiato il barile e ho tirato fuori tutte le energie e anche il coraggio che avevo e sono davvero felicissimo. Ho anche avuto un po’ di fortuna. Sono venuto qui in Thailandia, con la speranza di fare benino, sapendo che la forma non è ancora ottimale. Mi ha aiutato anche la mia grande esperienza di molte battaglie, rispetto ad avversari che ne hanno di meno. Ho profuso tutta la grinta che avevo nei momenti duri e ho cercato, anche contro Matthews, che era il favorito, di mettere la freccia nei quinti set, nei quali solitamente avevo sofferto dei cali. Non ho pensato alla fatica e al dolore, ma solo a fare il massimo. In questo torneo ho giocato ad alti livelli, salvo qualche pausa, e mi sono piaciuto di più contro Natunen e contro Matthews. In finale sono uscito da una situazione difficile, sotto di due set. Talvolta non ho cercato subito la soluzione, ma di farlo giocare e sbagliare e questo aspetto ha pagato. Ho avuto coraggio nelle risposte e sono stato agonisticamente cattivo. Disputerò la mia quarta Paralimpiade consecutiva ed è un grande traguardo. Le premesse non erano confortanti, considerati i problemi di salute che ho avuto negli ultimi due anni, ma sono stato più forte di tutto e non ho mai desistito fino alla fine».

In panchina lo ha guidato il tecnico federale Massimo Pischiutti:«Siamo arrivati qui credendoci, pur non nascondendoci le difficoltà. È stata durissima, ma Andrea non ha mollato mai. Dopo la sconfitta nel girone con Urlauber, non abbiamo temuto che la situazione potesse complicarsi, perché aveva comunque giocato bene. L’ungherese è un avversario che dà fastidio, perché sa fare bene molte cose. Matthews è la “bestia nera” dei nostri ragazzi e anche degli altri, essendo prestante fisicamente e avendo anche un’ottima tecnica. Andrea è stato bravo a metterlo sotto pressione, con palle corte, alzate e servizi e lo ha battuto. Anche il messicano Victor Eduardo Reyes Turcio in semifinale si è dimostrato un rivale agguerritissimo. Il bello del nostro sport è che si arriva lì e poi un punto può fare tutta la differenza del mondo. In finale contro Urlauber, come era già accaduto contro Natunen nel girone, l’esperienza alla fine è stata determinante. Andrea è stato fortissimo di testa e il suo spunto vincente alla “bella” è stato la ciliegina sulla torta. Siamo davvero soddisfatti e personalmente sono felice di aver partecipato a un’esperienza così incredibile».