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Paralimpiadi di Tokyo 2020 la Nazionale azzurra festeggia il bronzo di Michela Brunelli e Giada RossiOgni medaglia è una nuova emozione, non voglio sentirmi appagato e non voglio neanche considerarla un'abitudine. Voglio solo darle l’etichetta che si merita: una bella storia di sport.

Sto parlando dei nostri meravigliosi ragazzi paralimpici, che ancora una volta torneranno dalla più importante rassegna mondiale, avendoci arricchito - in questo caso grazie a Michela Brunelli e Giada Rossi - di momenti e successi da ricordare.

Ed è proprio riavvolgendo il nastro che le emozioni crescono di intensità: un doppio perso su cui contavamo parecchio, poi la rimonta, iniziata da Michela e completata da Giada, un'atleta di classe 2 che alla partita decisiva batte l’avversaria di classe 3.

Nei risultati inattesi, i vecchi "positivi", siamo soliti dire che un giocatore "se ne frega delle classifiche". Qua possiamo serenamente andare oltre e dire che Giada se ne frega delle classi, se ne frega cioè del grado di disabilità.

E dunque è bronzo. Che non è oro, che non è argento. Ma che è gioia. Che ci soddisfa, ma non ci sazia. Che ci pungola a lavorare ancora meglio e con maggiore determinazione per le prossime Paralimpiadi di Parigi.

Per ora è tempo di bilanci. E i bilanci parlano di una delegazione di 7 grandi atleti, dei loro tecnici e del loro staff. Degli altri validi atleti paralimpici che lavorano quotidianamente, ma che non si sono qualificati. Anche loro hanno contribuito al risultato odierno, perché quello del nostro movimento paralimpico è un gruppo vero, che le battaglie le vince e le perde insieme, i cui traguardi - chi li conosce sa di cosa parli - sono piccoli, grandi traguardi quotidiani, da raggiungere non solo dietro a un tavolo azzurro, ma nelle piccole cose della vita, che troppo spesso la maggior parte di noi dà per scontate.

Per queste ragioni il mio grazie non sarà mai abbastanza grande, ma giusto un pensiero rivolto non tanto ai nostri paralimpici, ma a un movimento, il nostro, che credo abbia molte cose da imparare da queste storie di sportivi, di donne e di uomini.

Renato Di Napoli