Paralimpiadi di Tokyo 2020 Donato Gallo Alessandro Arcigli e Massimo PischiuttiIeri si è conclusa per l'Italia al Tokyo Metropolitan Gymnasium la prima parte delle Paralimpiadi, dedicata alle gare di singolare di classe. Il direttore tecnico Alessandro Arcigli ci ha rilasciato i suoi commenti sulle prestazioni dei nostri ragazzi.

Ciao Alessandro, partiamo dalle considerazioni generali?

«Intanto è d’obbligo segnalare che ben 4 dei 7 qualificati sono giunti ai quarti di finale delle rispettive gare e, quindi, a un passo dal podio (a Tokyo 2020 non sono previste le finali per il terzo posto e, dunque, chi arriva in semifinale è già a medaglia, ndr). Certo è mancata la medaglia che avrebbe "nobilitato" il nostro impegno e il valore dei nostri atleti, ma sappiamo bene che nello sport, nonostante si sia fatto tutto il possibile, non sempre si riesce a ottenere quanto meritato. Soddisfacente, quindi, la prestazione del gruppo, ma senza centrare quel podio individuale che avrebbe modificato radicalmente il giudizio complessivo sulla prestazione della meravigliosa delegazione di tennistavolo paralimpico della FITeT».

Entriamo nel dettaglio, partendo da Giada Rossi, sulla quale erano riposte le maggiori aspettative di podio?

«In classe 1-2, l’incrocio del tabellone non l’ha aiutata in quanto l’atleta brasiliana è, per lei, notoriamente avversaria ostica. Ciò nonostante l’incontro avrebbe potuto andare in maniera diversa, se Giada avesse capitalizzato il leggero vantaggio nel finale del primo set, sul punteggio di 8-6, ma un'inusuale incertezza nella risposta al servizio e due punti "sfortunati" l’hanno portata in breve tempo sull’8-10 e infine sul decisivo 9-11. Nulla da fare nei successivi due set, con Giada sempre più in difficoltà nella risposta e non particolarmente incisiva con il proprio servizio. La battuta d’arresto nulla toglie al valore dell’atleta che dovrà, adesso, ripartire, con la determinazione che le è propria, già dalla gara a squadre che inizierà il 31 agosto».

Veniamo alla capitana Michela Brunelli?

«La sua prestazione in classe 3 è stata ottima. Dopo aver ottenuto l’accesso ai quarti di finale, ha combattuto ad armi pari con la coreana Lee. Anche lei, come Giada, ha avuto l’occasione di vincere il primo set (condiceva per 9-7) e, in molti frangenti, ha messo sotto tecnicamente e tatticamente l’asiatica. La prestazione di Michela la pone, ancora una volta, ai vertici del pongismo paralimpico mondiale e lascia ben sperare per la gara a squadre, che la vedrà impegnata insieme all’amica e compagna Giada Rossi».

Analizziamo ora le preformance maschili?

«Inizio dai tre che non hanno superato il girone. Matteo Orsi e Matteo Parenzan sono accumunati non solo dal nome di battesimo, ma dal percorso paralimpico e, specialmente, dalle ambiziose prospettive. Entrambi avevano nel girone il campione paralimpico e mondiale in carica (Orsi il cinese Feng Panfeng e Parenzan il danese Peter Rosenmeier) tutti e due avevano una seconda partita, sulla carta, abbordabile: Orsi con il polacco Nalepka e Parenzan con lo statunitense Seidenfeld, che, tra l’altro, giocherà la finale proprio contro Rosenmeier. Non avevano, però, fatto i conti con la pressione che, in queste occasioni particolari, condiziona le prestazioni degli esordienti, e non si sono espressi al meglio. Sicuramente, entrambi, faranno tesoro della preziosa esperienza e, tornati in Italia, inizieranno con lena la  "Road to Paris", vero obiettivo del loro percorso tecnico e agonistico».

Che dire di Amine Kalem, bronzo a Rio 2016?

«Per lui il discorso è, ovviamente, diverso. Non era certo in Giappone per fare esperienza e la sconfitta che gli ha precluso l’ammissione al tabellone con l’inglese Stacey brucia parecchio. È stato un 3-2 tiratissimo e Amine le ha provate tutte per riuscire a portare a casa la partita senza, però, riuscirci. Adesso il portacolori del TT Romagnano dovrà decidere se continuare con l’impegno dell’ultimo periodo e provare, quindi, ad essere ancora protagonista a livello internazionale. Le sue qualità tecniche lo consentirebbero, ma resta da verificare se le motivazioni saranno ancora elevate. Parigi non è poi cosi lontana».

I due atleti di classe 1 hanno invece centrato l'accesso alla fase a eliminazione diretta.

«Federico Falco e Andrea Borgato hanno superato il girone come secondi, battuti solo Falco dal coreano Joo, numero 1 al mondo, e Borgato dal forte ungherese Major, n. 3 del seeding. Positivo il secondo incontro del girone, con Falco vincitore sull’ostico argentino Eberhardt e Borgato sull’americano Godfrey. Giunti a una vittoria dal podio, il sorteggio ha assegnato a Falco l’impossibile incontro con il secondo coreano Hyeon, campione mondiale in carica, nonchè finalista assieme a Joo a queste Paralimpiadi, e a Borgato una grossa chance con l’inglese Matthews, bronzo ai Mondiali 2018. Quest'ultimo è stato un  incontro nervoso, ma ben giocato da entrambe le parti, con Andrea che si è trovato sul 6-10 1-2 nel computo dei set e ha annullato le quattro palle match e una quinta sull'11-12. Ha avuto sull’11-10 la possibilità di portare la partita al quinto set. Peccato è dir poco, la chance di ribaltare la gara è stata enorme ed è tanto il rammarico del rodigino, che avrebbe meritato, senza alcun dubbio, di salire nuovamente sul podio, a 7 anni dal bronzo mondiale di Pechino 2014».

La parola passerà ora alle competizioni a squadre, in campo da martedì.

Forza azzurri!!!!!

Nella foto il direttore tecnico Alessandro Arcigli fra il tecnico Donato Gallo (a sinistra) e il tecnico/sparring Massimo Pischiutti