Matteo Parenzan qualificato alle Paralimpiadi di TokyoAl Torneo Mondiale Paralimpico di Lasko ha vissuto il capitolo più esaltante della sua ancora breve carriera. L’allora 17enne Matteo Parenzan si è aggiudicato la gara di classe 6, conquistando l’accesso ai Giochi di Tokyo. È poi diventato maggiorenne proprio il giorno in cui è stato al Quirinale, in occasione della consegna del tricolore da parte del presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

Ciao Matteo, com’è stato il ritorno da Lasko?

«Il rientro a casa è stato emozionate. È stata organizzata una festa a sorpresa nella sede della mia società, lo Sportni Krozek Kras, alla quale hanno partecipato i miei amici, i parenti, il direttore tecnico Alessandro Arcigli, i tecnici Donato Gallo e Marino Filipas e i miei compagni di Nazionale e il resto dello staff. C’erano anche il direttivo del Kras e la sindaca di Sgonico Monica Hrovatin, che mi ha consegnato il gagliardetto del Comune. Ognuno aveva un regalo per me, ma non sarebbe stato necessario, perché il regalo che tutti mi avevano fgià atto era stato di aiutarmi ad arrivare fino a Tokyo».

Dopo quanti giorni hai ripreso gli allenamenti?

«Avevo vinto il torneo sabato e la domenica ero a casa. Ho riposato il lunedì e il martedì ero di nuovo in palestra. Non vedevo l’ora di continuare il percorso che abbiamo intrapreso, che non punta solo a Tokyo, ma a una crescita continua rivolta al futuro. Mi sto preparando al Centro Federale di Lignano Sabbiadoro prevalentemente nel fine settimana, anche se ultimamente ho intensificato il ritmo, e, per il resto, con Marino Filipas a Udine e con Martina e Vanja Milic a Sgonico».

Con quali materiali stai giocando?

«Con quelli che ho iniziato a utilizzare a ottobre 2019, dopo i Campionati Europei di Helsingborg, in Svezia, con il puntino corto sul diritto e la gomma liscia sul rovescio. Ormai sono trascorsi quasi due anni e mi trovo molto bene».

Cosa ti ha trasmesso la vittoria ottenuta a Lasko?

«Una grande consapevolezza. In realtà anche prima del torneo avevo confidato ai miei compagni che ero conscio della mia forza e della possibilità di far bene. Ero certo di essermi preparato a dovere e che avrei potuto fare qualcosa d’importante».

Le immagini del successo ti tornano spesso in mente?

«Certamente, ma non tanto il punto decisivo o le partite di quei giorni, piuttosto ripenso a come sono arrivato a disputare quel torneo. Gli ultimi sono stati cinque anni molto duri. Avere 13-14 anni e fare una vita da professionista già in terza media è stato duro. Il risultato mi ha ripagato dei molti sacrifici che ho fatto».

Cosa hai fatto dopo la finale vinta?

«Sono uscito dal Palazzetto e mi sono seduto da solo su una panchina e ho ripercorso il mio cammino e passato in rassegna tutte le persone che mi sono state vicine. Dal Kras, che mi ha sempre offerto tutte le possibilità di allenarmi, dandomi anche le chiavi della palestra e mettendomi a disposizione un robot per giocare durante la quarantena. Marino Filipas ha creduto in me fin da quando avevo 11 anni e fra noi esiste un rapporto speciale di allenatore e allievo. Il direttore tecnico Alessandro Arcigli mi ha sempre sostenuto nella crescita, permettendomi di partecipare agli stage con la Nazionale anche quando ero più piccolo. È anche solo difficile immaginare ciò che abbiamo fatto tutti insieme».

Ora cosa ti aspetta?

«Ho già concretizzato il sogno garantendomi il posto alle Paralimpiadi, ora arriva la parte bella dell’avventura, che potrò vivere senza alcuna pressione, pur puntando sempre al migliore risultato possibile. Sarò il più giovane della rassegna pongistica e avrò l’obbligo di provarci fino in fondo e di maturare anche un’esperienza che potrà essermi utile nel prosieguo della mia vita sportiva. Per me sarà anche bello stare al Villaggio Paralimpico e respirare un’aria unica per la prima volta».

Quanti saranno gli atleti in gara in classe 6?

«In tutto saremo in 16 e io sarò il n. 10 della seeding list. Giocheremo quattro gironi da quattro, con i primi due promossi ai quarti. Nel mio gruppo avrò certamente uno dei primi quattro del ranking, lo spagnolo Alvaro Valera, il danese Peter Rosenmeier, il thailandese Ruinroj Thainiyom e il romeno Bobi Simio, che sono tutti fortissimi.

Hai già incontrato tutti gli avversari?

«Praticamente sì, tranne appunto il thailandese e il coreano Park Hong Kyu. Sono sicuro che posso dire la mia, sono migliorato molto e a Lasko si sono visti i risultati. Sento un maggiore rispetto da parte anche di coloro che sulla carta sono più forti di me. Un primo obiettivo concreto, tutt’altro che semplice, sarà di superare il girone ed entrare in tabellone. Sarà una bellissima sfida e non vedo l’ora di affrontarla».