Marco Dolfin con Patrizia Saccà e Luca Pancalli al Festival della Cultura Paralimpica foto di Mauro UjettoS'intitola "Iron Mark Le corsie di Marco Dolfin: chirurgo e nuotatore" e da ieri è acquistabile in libreria, online e in versione ebook su Amazon. Lo ha scritto il fratello giornalista sportivo Alberto Dolfin per Bradipolibri (ecco la copertina) e racconta la storia del campione paralimpico del nuoto, classe 1981, che nove anni fa ha dovuto fare i conti con un incidente in moto che gli ha cambiato radicalmente la vita.

Da allora è sulla sedia a rotelle, circondato dall'affetto della moglie Samanta e dei gemellini Mattia e Lorenzo, nati nel 2014, e lavora come chirurgo ortopedico al San Giovanni Bosco, grazie a un esoscheletro che gli permette di stare in posizione eretta e di compiere anche interventi complessi, come gli impianti di protesi di anca e ginocchio o di traumatologia

In piscina è diventato un atleta di livello internazionale e nei 100 rana SB5 agli Europei ha conquistato la medaglia di bronzo a Funchal nel 2016 e quella d'argento a Dublino nel 2018. In mezzo c'è stata la partecipazione alle Paralimpiadi di Rio 2016, concluse al quarto posto, a soli 43 centesimi dal podio. Ci riproverà a Tokyo il prossimo anno.

Nel suo percorso di recupero, prima di concentrarsi sul nuoto, però, Marco si è dedicato al tennistavolo. Lo ha conosciuto quando era ricoverato per la riabilitazione all'Unità Spinale del CTO di Torino, grazie alla campionessa Patrizia Saccà, che lo allenava due volte alla settimana. Ha continuato a praticarlo anche dopo essere stato dimesso, alla Sisport, seguito sempre da Saccà e da Alberto Margarone. Ha anche giocato con un Lorenzo Cordua alle prime armi e ha svolto uno stage federale con il direttore tecnico Alessandro Arcigli.

Marco Dolfin si allena con Patrizia Saccà foto di Francesco A. ArmillottaEcco dunque uno stralcio dei suoi inizi pongistici:"Patrizia Saccà è stata una figura fondamentale per Marco, riaccendendo in lui il fuoco della passione sportiva nel momento più buio. Un nuovo inizio partito dal tennistavolo in carrozzina, disciplina in cui Patrizia aveva conquistato il bronzo a squadre alle Paralimpiadi di Barcellona 1992. Marco si appassionò subito, anche perché in allenamento si trovava spesso a fronteggiare avversari che giocavano in piedi e questa integrazione gli piaceva molto, perché gli faceva pesare meno la nuova condizione. Dopo alcuni mesi, si lanciò in qualche partita e vinse il torneo dell’Unità Spinale. Arrivò anche a disputare i Campionati Italiani di tennistavolo, ma i risultati non furono proprio quelli sperati".

«Dopo qualche mese - ricorda Marco - ho cominciato a fare delle gare nazionali e lì sono arrivate subito le prime scoppole. Continuavo a perdere contro persone con disabilità ben peggiori della mia e così ho pensato bene di cambiare i miei piani, dedicandomi ad altro».

L'altro è stato il nuoto e lo sport italiano ha così trovato un vero campione, capace di accendere gli animi degli appassionati e di rappresentare un esempio per coloro che, come lui, avevano visto la loro esistenza sconvolta, ma non avevano ancora trovato il coraggio per andare alla ricerca di una nuova svolta.

Nella prima foto (di Mauro Ujetto) Marco Dolfin è con Patrizia Saccà e Luca Pancalli, presidente del Comitato Italiano Paralimpico

Nella seconda foto (di Francesco A. Armillotta) Dolfin durante un allenamento con Saccà (primo premio al concorso “Uno scatto per lo Sport”, organizzato dal Cus Torino)