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Giada Rossi esulta Open dOlanda 2019È iniziato oggi e si svolgerà fino a giovedì a Padova il Festival della Cultura Paralimpica. L'iniziativa del Comitato Italiano Paralimpico il suo viaggio in Italia, con l’obiettivo di promuovere lo sport come strumento di inclusione, benessere e per il superamento di ogni forma di barriera, fisica e culturale. L’edizione del 2019, la seconda dalla nascita della manifestazione, intende rappresentare un ideale abbraccio alla Capitale europea del Volontariato per il 2020 e sede di una delle Università più antiche d’Europa e fra le più inclusive d’Italia.  L’evento, realizzato in collaborazione con l’Università degli Studi di Padova e con il supporto del Comune di Padova e del Centro Servizio Volontariato di Padova, coinvolgerà diversi luoghi della città veneta: Palazzo del Bo, Palazzo Moroni, la Cittadella dello Studente e il Caffè Pedrocchi. 

Sono tre giorni di racconti, testimonianze, dibattiti, confronti, mostre, con al centro le parole dei protagonisti del mondo dello sport paralimpico e di tutti coloro che hanno affrontato questo tema, dal punto di vista scientifico, sociale, sportivo e comunicativo. L’obiettivo è di  provare a cambiare la percezione del Paese sul tema della disabilità.  Fra le novità dell'appuntamento c'è la collaborazione artistica di Oliviero Toscani e Fabrica, centro di ricerca per la comunicazione. Il noto fotografo e creativo italiano ha accettato di offrire il suo sguardo sul mondo dello sport paralimpico. I suoi scatti saranno oggetto di una mostra che sarà aperta al pubblico.

Saranno oltre 40 gli atleti protagonisti e fra loro sarà presente anche Giada Rossi, reduce dal fantastico successo al Dutch Para Open, nel quale ha battuto in semifinale la tre volte campionessa paralimpica cinese Liu Jing e in finale la vicecampionessa mondiale brasiliana Catia Christina Da Silva Oliveira. Il suo docufilm "Campioni Senza Barriere - Giada Rossi", realizzato dai giornalisti Michele Valentino e Luca Schilirò, sarà proiettato giovedì alle ore 15 nella splendida cornice di Palazzo Moroni. Interverrà anche il direttore tecnico della Nazionale paralimpica Alessandro Arcigli.

«Sto avendo modo di lavorare - spiega la 25enne pordenonese - con un gruppo fantastico, che comprende gli atleti con cui condivido l'esperienza al Centro Paralimpico residenziale di Verona, i tecnici, gli sparring, i medici, i fisioterapisti e gli infermieri. Sono grata alla Federazione, al presidente Renato Di Napoli e a tutti coloro che stanno rendendo produttivi i miei periodi di allenamento per preparare Tokyo 2020». 

Le Paralimpiadi sono il prossimo grande traguardo di Giada, che recentemente ha conquistato il suo primo oro ai Campionati Europei di Helsingborg, in Svezia,  che è seguito ai bronzi ottenuti ai Giochi di Rio 2016, ai Mondiali del 2018 e per due volte nella rassegna continentale. In più è diventata la numero 1 mondiale di classe 2. «La domanda che mi viene rivolta spesso - afferma - è se in Giappone mi accontenterò di partecipare o di fare bella figura. Quello che sto facendo, pur essendo bello e gratificante, è troppo faticoso per farlo solo per passerella. Da qui a dire che arriverò in finale, sul podio, prima, seconda o terza, non si può sapere. Non so cosa mi aspetterà a Tokyo, ma so che cosa mi aspetterà fino a Tokyo, e cioè molto lavoro. Mi alleno con impegno in vista della competizione, tre ore la mattina e tre al pomeriggio, comprese le domeniche. In più la palestra e l'attività fisica in piscina. Se possibile la vittoria agli Europei, mi ha trasmesso ancora maggiore entusiasmo per proseguire nel mio processo di crescita».

Ma qual è il segreto dei risultati della pongista azzurra? «Non mollo mai, sia in partita sia in allenamento, il tennistavolo è la priorità della mia vita e cerco di progredire sempre, di giorno in giorno e di allenamento in allenamento. Per restare in alto bisogna trovare il modo di evolversi e non accontentarsi MAI. La mia qualità principale è la calma. Quando sono in campo cerco di rimanere tranquilla e in allenamento do tutto, come se fossi in gara, così una volta in partita mi viene tutto più facile».