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Katja Milic siingolo femminile 2 catHa un cognome legato a doppio filo al tennistavolo, sport che pratica da quando aveva 6 anni. Alla soglia dei 38 Katja Milic ha realizzato a Terni il suo sogno di vincere il titolo italiano di seconda categoria. Al termine dalla finale vinta sulla compagna di società dello Sportni Krozek Kras Eva Carli, si è lasciata andare a un incontenibile pianto di gioia, che ha segnato uno dei momenti più belli della rassegna tricolore al PalaTennisTavolo "Aldo De Santis".

Katja, da quanto tempo inseguivi questa vittoria?

«Almeno dal 2000 è stato il mio obiettivo. Nel 2002 a Vasto sono riuscita ad arrivare in semifinale, dove ho perso al quinto set contro Chen Lei Lei, che poi si sarebbe imposta anche in finale. Da quel momento per un motivo o per l'altro mi sono spesso avvicinata al podio, ma non ci sono mai salita, anche perché i valori in campo sono sempre stati molto equilibrati. Sembrava diventata una maledizione ».

Invece questa volta il giorno della gara ti sei svegliata fiduciosa?

«In effetti sentivo dentro di me che avrei disputato un buon torneo. Non mi aspettavo naturalmente di vincere, ma avvertivo che mi sarei comportata bene. Dopo la medaglia di bronzo conquistata nel misto con Fatai Adeyemo, puntavo sul doppio femminile, in cui con Le Thi Hong Loan eravamo le teste di serie numero uno. Invece è andata male e siamo state eliminate al primo turno. Volevo riscattarmi nel singolare. Da qualche tempo ho lavorato molto anche sull'aspetto mentale, perché in passato avevo gettato via delle partite in modo incredibile. C'erano delle buone premesse».

Una volta al tavolo queste sensazioni positive sono state confermate?

«Le difficoltà sono iniziate già nel girone, che sapevo di dover vincere per avere degli incroci migliori in tabellone. Mi sono trovata Martina Nino, giovane emergente, che si era aggiudicata la terza categoria e gioca bene, tanto è vero che nel prosieguo ha superato Giulia Cavalli. In tabellone ho incontrato Sofia Mescieri, un'altra atleta in ascesa, che tira forte, ed è stata una maratona, in cui la mia esperienza ha fatto la differenza. Nei quarti ho trovato Rossella Scardigno, che per moltissimi anni non avevo mai battuto, poi l'anno scorso dei playoff di A2 ci sono riuscita per la prima volta. Ha un top che gira molto ed è insidiosa. Abbiamo lottato e alla fine ho prevalso alla "bella". Ero sul podio è ho capito che avrebbe potuto essere la mia occasione. L'ostacolo rappresentato da Ileana Irrera era impegnativo. Ho ceduto il primo set e nei tre successivi ho preso le misure e non ho rischiato molto».

Insomma eri in finale. Preoccupata di affrontare una tua compagna?

«Con Eva ci conosciamo bene e siamo anche amiche. Quest'anno avevano fatto parecchie partite e avevamo vinto un po' per una. Era dunque una sfida aperta a qualsiasi esito. Lei è pericolosa con i suoi due puntini. Sono andata sotto nel primo set, ho pareggiato nel secondo e nel terzo lei è tornata avanti. Devo essere sincera, anche nei frangenti in cui inseguivo non avevo dubbi che sarebbe finita bene. Ho tenuto duro, cercando di essere molto attiva, utilizzando il più possibile il diritto e sbagliando poco con il rovescio. Sono andata 2-2 e nel quinto parziale ho proseguito per la mia strada, con grande determinazione. Ho rivisto il match e mi sono accorta che, invece, Eva è calata un po' per la stanchezza. Dopo aver messo a segno l'ultimo punto mi sono resa conto di ciò che avevo fatto e la commozione ha preso il sopravvento. È stato bellissimo. Posso fare un ringraziamento?».

Prego.

«Nella finale mia e di Eva c'è molto merito del nostro tecnico Dusan Michalka. È arrivato quattro anni fa e da allora sono progredita sensibilmente. Gli devo molto. Chissà cosa sarebbe successo se mi avesse seguita anche prima ...».

E dire che hai rischiato di non partecipare ai campionati.

«Ogni anno è così. Mi alleno come una matta fino a giugno e poi solo tre giorni prima so se posso esserci. Insegno italiano nelle scuole slovene di Aurisina, un paesino fra Trieste e Gorizia, ogni volta in questo periodo ho gli esami di maturità e devo chiedere al presidente di commissione se posso assentarmi. Dipende dai calendari degli scritti e anche dalla disponibilità dei miei colleghi a coprirmi. Come me ci sono moltissime persone e anche gli studenti delle superiori e dell'Università hanno dei problemi a gareggiare. Sarebbe meglio se la rassegna tricolore venisse anticipata, come accadeva in passato, e mi auguro che in futuro si faccia qualcosa per risolvere la situazione».

Il titolo conquistato a Terni ti ha anche un po' ripagato della delusione della retrocessione in A2?

«È stato un grande dispiacere e abbiamo creduto fino alla fine di potercela fare. Ci sono rimasta male, anche perché in A1 le avversarie sono veramente forti e per fare la mia parte devo sempre dare il 120%. Non ho invece giocato come avrei voluto e il mio contributo è stato inferiore alle speranze».

Ti rifarai nella prossima stagione?

«Non avremo il team di A2, perché Martina ha deciso di prendersi una pausa, per dedicarsi alla famiglia, ed Eva andrà all'Alfieri di Romagna. Al Kras rimarrò solo io e probabilmente sarò impiegata in B femminile e in C1 maschile».