Arriva anche Jamila Laurenti, a Cortemaggiore c'è un terzetto azzurro
- Pubblicato: 05 Luglio 2020
Jamila Laurenti, atleta dei Gruppi Sportivi della Polizia di Stato - Fiamme Oro, è il colpo di mercato della Teco Corte Auto Cortemaggiore. La 17enne azzurra, capace di conquistare la medaglia d'argento nel singolare juniores ai Campionati Europei Giovanili del 2019 e di piazzarsi seconda anche al Top 10 Europeo Giovanile, sfiorando l'accesso ai quarti dei Mondiali juniores, tornerà dunque, dopo due stagioni di assenza, a disputare la serie A1 e lo farà in una delle società in grado di alzare un trofeo nell'annata da poco conclusa, portando a casa la Coppa Italia, che ha bissato lo scudetto del 2015, la prima vittoria del club magiostrino guidato da Ettore Dernini.
Presidente, l'ingaggio di Laurenti, dopo molti silenzi e le classiche voci di corridoio, cosa significa per voi?
«Vuol dire presentarsi per il decimo anno consecutivo nel massimo campionato, non sono proprio bruscolini. È anche un segnale che guardiamo al futuro con grande ottimismo. Jamila è una giovane dall'ottimo presente e di grande prospettiva e il suo ingresso al nostro interno era nell'aria da tempo. Non dimentichiamoci, però, che va ad aggiungersi alle sue coetanee Arianna Barani, prodotto del nostro vivaio, e Valentina Roncallo, due ragazze nella quali crediamo ciecamente, per ricostituire, in maglia Teco, quella che sarebbe ancora la nostra Nazionale juniores».
Com'è questa fase di uscita graduale dal periodo nero, causato dalla pandemia?
«Molto difficile, perché come tutti sappiamo Piacenza e la sua provincia, dati alla mano, sono state la zona più colpita dal COVID-19, e, dando una sbirciatina geografica, in fondo Codogno, l'infuocata zona rossa, è proprio lì a due passi, a un tiro di schioppo da Cortemaggiore».
Che ricordi hai della stagione agonistica fino alla sospensione?
«Fino a quel fatidico 19-20 febbraio stavamo andando a mille, con un filotto di risultati eccezionali. Ci siamo aggiudicati una Coppa Italia di grande spessore e in A1 tutto stava girando per il verso giusto e l’ultima apparizione ci aveva visti vincenti per 4-1 sul Tennistavolo Norbello. Tutto faceva presagire che anche il prosieguo sarebbe stato molto positivo».
Per quanto riguarda il fronte individuale?
«Dalle Giornate Rosa, dai tornei nazionali giovanili, ma anche dall'attività paralimpica e da quella dei veterani, erano emersi riscontri molto confortanti. Soprattutto come club stavamo impostando, assieme agli sponsor, l’annata successiva e si respirava un'aria di super positività, in palestra e fuori».
Poi cos'è accaduto?
«È arrivato l'imprevedibile disastro e, inutile negarlo, tutto è diventato complicatissimo. Anche noi dirigenti ci siamo ritrovati ad affrontare questa situazione di emergenza straordinaria, che ha modificato non poco la nostra quotidianità».
Come avete vissuto questo periodo?
«Io e la mia famiglia abbiamo continuato ad andare a lavorare, rispettando alla lettera le norme per la tutela della salute. Personalmente, in ambito professionale, sono stato addestrato a come comportarmi nell'eventualità di contatto con particelle invisibili e lo stesso è valso per mia moglie. Le mascherine in casa mia giravano gia dal 19 febbraio. Il mio vice Claudio Colombi, responsabile della locale pubblica assistenza, è diventato operativo sul campo al 100 %. Davide Minardi, avendo sulle spalle un'azienda ed essendo presidente della Coldiretti piacentina, ha avuto i suoi grattacapi, inoltre qui ognuno ha da raccontare le perdite improvvise di amici, parenti e conoscenti cari. Ne abbiamo avute anche noi dirigenti, che hanno lasciato il segno».
Com'è stato il rapporto con gli sponsor?
«Viviamo principalmente di sponsor privati e, con le ditte che chiudevano una dopo l'altra, il Tennistavolo Cortemaggiore si è trovato costretto all'angolo. Non avevano neanche troppa voglia di comunicare. In 30 anni, passo dopo passo abbiamo costruito un gioiellino di società, con una base solida che garantisce continuità all'attività. Imprevisti ce n'erano già stati, mi viene in mente quello del 2009, in piena serie A2 maschile, quando mio figlio Simone e Stefano Ferrini era protagonisti e siamo rimasti senza sponsor. Immediatamente dopo ci siamo ripresi e gli ultimi dieci anni parlano da soli. Consideriamo che la nostra è una dirigenza che non trae alcun profitto dal tennistavolo e anzi investe risorse proprie. La pandemia ha comunque fatto veramente grandi danni».
Anche questa volta, però, siete ripartiti.
«Abbiamo ripreso il percorso tracciato da tempo, sostenendo che una serie A1 senza un settore giovanile non ha ragione d'essere. Avevamo già a disposizione due talenti come Arianna e Valentina e quindi tutto è venuto da sè e l’arrivo di Jamila (nella foto il terzetto in Nazionale) è stata una conseguenza naturale. Non abbiamo esitato un attimo a volerla con noi, considerando le sue qualità, come pongista e come persona. Sono certo che ci potrà dare moltissimo. La nostra filosofia in questo decennio parla chiaro e ha sempre privilegiato un mix di giovani cresciute in casa e di atlete esterne. Ora la palla passerà al nostro tecnico Olga Dzelinska, che con queste ragazze avrà una grande opportunità».
State lavorando a un'ulteriore integrazione del gruppo?
«Siamo consapevoli che, prima di scendere in campo, la strada sarà ancora tortuosa e per nulla scontata. Per ora parliamo di campionati, ma tutto dovrà passare inevitabilmente dalla riapetura delle palestre. Ci guarderemo intorno, per assicurare alla squadra la presenza di una straniera d'esperienza, che possa affiancare e togliere pressioni alle nostre teenager».
A proposito di straniere, la rinuncia a Ruta Paskauskiene e a Valentina Sabitova è stata un po' figlia della crisi?
«No calma, Ruta gia a dicembre, molto onestamente ci aveva avvisati che era stata cercata da più di un club italiano, sapevamo tutto e del resto era già successo l'anno precedente con Renata Strbikova. A noi non interessa e non è mai interessato partecipare ad assurde aste. Non abbiamo mai voluto sottrarre risorse importanti al settore giovanile, che costituisce da sempre uno dei nostri fiori all'occhiello. Certamente ci fa piacere l'interessamento nei confronti delle nostre atlete, perché vuol dire che quando le avevamo scelte non avevamo sbagliato. Per quanto riguarda Sabitova, giocherà il campionato russo».
Ora siete rientrati in palestra?
«Sì questa, quando abbiamo ripreso il filo del discorso, è stata la nostra prima priorità, con i tempi giusti. È stato bellissimo rivedere tutti i nostri giovani. Abbiamo riaperto due palestre e ne abbiamo 30 che si stanno allenando. Potremmo dire che dalla stalla siamo tornati alle stelle».
Stanno tornando anche gli sponsor?
«Uno dopo l’altro stanno condividendo il nostro operato e ci stanno confermando la loro fiducia. Rimaniamo comunque con piedi per terra, noi continueremo a esserci e, oltre alla A1, abbiamo gia pronte le composizioni di tutte le altre otto squadre. Guardiamo con grande soddisfazione ai ragazzini principianti, consapevoli che ci sarà da fare i conti nuovamente, come tutti, con l'imprevedibile, e auguriamo a tutti un "in bocca al lupo"».
Cosa lascia questa emergenza terribile?
«Abbiamo imparato a conoscere meglio le persone e ad apprezzare di più le vere amicizie rispetto agli opportunisti. Sono stato colpito enormemente da un piccolo sponsor, che ha messo soldi in un momento del genere ed era lui stesso a incoraggiarci a ripartire. Non me l'aspettavo, questo è stato un segnale umanamente straordinario».