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Lavora per la federazione italiana da meno di un anno, è considerato uno di tecnici più preparati d’Europa ed ha saputo già conquistare simpatie ed apprezzamenti con il suo lavoro di grande professionalità e competenza con i giovani che gli sono stati affidati: la squadra nazionale allievi.
L’esperienza con la nazionale italiana è iniziata bene, mi sembra?
“Per tutto l’anno fino ad ora abbiamo conquistato medaglie e piazzamenti quindi direi un percorso positivo. Questo grazie soprattutto a Marco Rech Daldosso e Leonardo Mutti, che sono i principali atleti del gruppo allievi che però è composto anche da un’altra decina di giovani che seguiamo con grande attenzione ed ai quali abbiamo già fornito diverse occasioni di confronti internazionali. Abbiamo stabilito contatti con gli allenatori di tutti i ragazzi e ci consultiamo a vicenda per seguire quanto più possibile un programma comune. Recentemente abbiamo potuto vivere con i ragazzi una esperienza di gruppo molto lunga e proprio per questo molto importante, perché ci ha consentito di conoscerci meglio a v icenda ed a me di capire quanto i ragazzi sono disponibili a sopportare a livello di energie mentali in occasioni di stage più gara impegnativi come quelli che abbiamo vissuto fino a Linz.”
Quali sono i prossimi appuntamenti ai quali i ragazzi sono attesi?
“L’appuntamento importante sono gli europei in luglio a Bratislava, Marco Rech come allievo al suo ultimo anno nel doppio con Zibrat potrebbe fare bene. La squadra, composta da lui e Mutti ha l’obiettivo di confermarsi in prima divisione mentre Leonardo Mutti che gioca con ragazzi di tre anni più grandi spero riesca ad essere competitivo ma dipenderà anche dal sorteggio. Comunque
ci prepareremo bene, faremo tre settimane di preparazione con le giuste pause consentire anche ai ragazzi di stare con le famiglie per qualche giorno ogni tanto.”
A proposito hai potuto testare le resistenza mentale dei ragazzi sottoposti ad un lavoro impegnativo, risultati incoraggianti?
“Per quanto riguarda i ragazzi senz’altro. Ma secondo me andrebbe cambiato qualcosa nella mentalità italiana, un Paese dove ad esempio si va ancora a scuola il sabato, un fatto che a noi crea grossi problemi. Nell’esperienza slovena, ad esempio, il mio Paese, ci sono i licei sportivi dove i ragazzi atleti vengono aiutati e messi in condizione di esercitare la propria attività. E’ la scuola che predispone i suoi programmi adattandoli alle esigenze dell’atleta e i professori sono contenti anzi orgogliosi di dare un contributo in questa direzione. Non potrebbe mai succedere che la scuola contrasti l’impegno ed il lavoro di ragazzi che, per altro, lo sport lo possono fare soltanto a questa età. Dirò di più, in Slovenia tanto per continuare a citare la realtà che conosco meglio, anche se al termine del liceo sportivo vai in una facoltà dell’università che non ha nulla a che vedere con lo sport ci sono leggi precise che prevedono che l’atleta debba essere aiutato anche da queste istituzioni nel conciliare il suo percorso di studi con lo sport.”
Come hai trovato il tennistavolo italiano, abbiamo una squadra femminile assoluta forte, i maschi sono in seconda fascia e poi dietro qualche difficoltà, bisogna arrivare a Mutti e Trotti per sorridere?
“Secondo me il Tennistavolo italiano, ha troppe poche società organizzate, non si investe per niente negli allenatori, si preferisce un allenatore-giocatore e poi nel giudizio sul suo lavoro si finisce per dare credito soltanto a quanto ha reso come giocatore. Non va bene perché in questo modo si trascura il settore giovanile., non si sa guardare, progettare a medio e lungo termine. Dobbiamo pretendere che gli allenatori dimostrino che sanno insegnare il tennistavolo.”
Gli Italiani Giovanili sono utili da seguire?
“Ho seguito tutti i tornei quest’anno e dunque anche gli italiani che sono la vetrina più importante. Sono utili perché soprattutto all’età di cui mi occupo i cambiamenti possono anche essere rapidi e quindi speriamo sempre in qualche piacevole sorpresa.”
Una volta c’erano i centri, favorevole o contrario?
“I Centri, in generale potrei essere favorevole però penso che i ragazzi fino a 14 anni devono poter stare con la famiglia vicino, i loro amici, i loro punti di riferimento. Poi si possono chiedere anche delle scelte. Ripeto però molto si potrebbe ottenere se i dirigenti cambiassero la loro mentalità investendo nel settore giovanile che è altrettanto importante della prima squadra.”
Parliamo di questi gioielli che stai seguendo?
Leonardo Mutti è un talento che sta ricevendo i giusti aiuti, dalla società, dalla famiglia, dalla federazione ma è soprattutto un ragazzino con un carattere speciale, pochi vogliono sempre vincere come lui. Ha vinto a Linz contro avversari di un anno più grandi di lui e nelle situazioni difficili sa ascoltare le indicazioni e modificare in corsa il modo di giocare. Ho verificato che la sua voglia di vincere fa paura agli avversari. Ma è ancora un bambino, aspettiamo la sua maturazione fisica e poi vedremo se saprà sempre lavorare duro come è necessario.”
E Rech?
“Marco Rech è tecnicamente perfetto. Gli dico sempre però che deve passare dallo stile romantico al realismo, cioè deve essere più concreto. Ha grandi numeri e sta cominciando a crederci.”
Anche per loro gli allenatori sono importanti, ti senti spesso con loro?
“Sì i rapporti con gli allenatori sono buoni. Una cosa importante è capire che non ci si deve accontentare di vincere un campionato italiano che pure è molto importante, noi per la nazionale dobbiamo guardare più in alto perché il livello internazionale è più difficile, e quando diciamo che bisogna cambiare qualcosa non lo diciamo perché ci sentiamo più bravi ma solo perché l’ambito del confronto è diverso e per essere competitivi bisogna migliorare ancora di più.”