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Francesco Lorenzini in NazionaleÈ un campione paralimpico, capace di conquistare titoli italiani in classe 8 e medaglie internazionali. Il 28enne senese Francesco Lorenzini è però anche un ottimo studente. Dopo aver già conseguito la laurea triennale in Ingegneria Informatica, proprio in questo periodo di quarantena ha tagliato un altro importante traguardo, superando con un bel 30 l'ultimo esame di Sistemi Dinamici Complessi del percorso magistrale, tutto in inglese, di Ingegneria Robotica. Lo ha fatto con un lavoro che ha coinvolto anche il tennistavolo.

Ciao Francesco, hai dunque sostenuto l'esame a distanza?

«Sì, perché in quel periodo era già vietato uscire di casa. Dopo lo scritto ho presentato on line una ricerca. Come argomento ho scelto l'Identificazione e lo Sviluppo del Talento nello Sport, come sistema dinamico complesso».

Com'è nata l'idea?

«Ho cercato un po' di spunti sui siti accademici e ne ho trovato uno interessante di una Università del Regno Unito, che appunto analizzava il talento nello sport da un punto di vista diverso dal solito. L'ho approfondito, effettuando delle mie valutazioni sulla base di ciò che avevo studiato, preparando l'esame».

A quali conclusioni sei arrivato?

«Ho rilevato che spesso ci si affida a una identificazione del talento, che è piuttosto discutibile. Si scartano gli atleti giovani, che ancora non hanno dimostrato una grande predisposizione, ma che magari sono in evoluzione, per quanto concerne le varie caratteristiche importanti di una determinata disciplina. In un secondo momento potrebbero anche diventare più bravi di coloro che sono stati selezionati, perchè si sono rivelati migliori, in quanto in loro quelle qualità erano già stabilizzate al massimo livello».

In cosa è consistito il tuo lavoro?

«Ho analizzato il sistema a livello di possibili miglioramenti o decadimenti o stabilizzazioni e ho definito una formula che permetta di calcolare il potenziale talento in base a delle valutazioni che vengano date a ogni caratteristica. Calata nella realtà del tennistavolo, le peculiarità di riferimento possono essere elementi come l'agilità, i riflessi o la concentrazione, che hanno un peso più significativo rispetto alla forza o ad altri. Lo sviluppo del talento non va dunque visto istante per istante, ma nella sua evoluzione. Ci possono essere motivi di riflessione per i tecnici o per coloro che selezionano gli atleti in palestra, che sono chiamati a un'analisi nel corso del tempo, non limitandosi alle prime impressioni».

Francesco Lorenzini con il CIATT Firenze 2019 2020Ora puoi dunque concentrarti sulla tesi?

«Ho già scelto l'argomento e a giugno dovrei andare a Genova, dove mi fermerò per 4-5 mesi. All'Istituto Italiano di Tecnologia farò delle ricerche per raccogliere materiale per una tesi di Robotica che riguardi la manipolazione con mani non antropomorfe. È un discorso che si ricollega anche all'ambito paralimpico, analizzando la presa degli oggetti con mani robotiche piuttosto che umane. Spero di riuscire a laurearmi entro il 2020».

Quali sono le tue aspirazioni lavorative?

«Ho già effettuato alcuni colloqui e mi piacerebbe entrare in un'azienda che si occupasse di automazione robotica».

Per quanto riguarda l'attività pongistica, sei soddisfatto della tua ultima stagione?

«Sì molto, l'ho chiusa come terza categoria ed è stata la seconda volta negli ultimi anni che ci sono riuscito. A squadre ho giocato con il CIATT Firenze in C1 e nel girone I eravamo in lotta per la salvezza. Nell'A2 paralimpica con Augusto Casciola abbiamo ottenuto la promozione nel massimo campionato».

Speri di tornare presto in palestra?

«Non vedo l'ora, qui alla Libertas Siena e poi a Genova, dove ho già contattato alcune società, per poter continuare ad allenarmi due o tre volte alla settimana».

L'attività internazionale è un ricordo?

«È stata sospesa in questo periodo di studio più intenso, ma non è del tutto abbandonata. Quando inizierò a lavorare avrò anche più possibilità economiche per organizzare qualche trasferta all'estero».

Francesco Lorenzini sul podio ai Campionati Italiani Paralimpici 2019Quali sono i flash ai quali sei più legato?

«I Campionati Mondiali Giovanili a Stoke Mandeville nel 2014, con il bronzo in singolare e l'oro a squadre con Lorenzo Cordua, gli Europei Giovanili di Varazdin nel 2015, con il doppio argento in singolare e a squadre, sempre con Lorenzo, e poi i vari Open, dall'esordio a Eger, in Ungheria, nel 2011, e fino agli ultimi podi, con il primo posto a squadre e il secondo in singolare, a Cluj-Napoca, in Romania, nel 2017. Impossibile dimenticare anche i tre Europei Assoluti, a Lignano Sabbiadoro nel 2013, Vejle nel 2015 e Lasko nel 2017. Da quel momento gli impegni con la laurea magistrale hanno preso il sopravvento. Nel 2018 ho partecipato solo agli Europei Universitari, a Coimbra, in Portogallo, mettendomi al collo il bronzo in singolare. A questo proposito vorrei ringraziare gli allenatori che mi hanno sempre seguito, il direttore tecnico Alessandro Arcigli, per le opportunità che mi ha dato in maglia azzurra, e Francesco Cosci a Siena».

Nonostante lo studio, in Italia sei sempre rimasto al vertice e sei il campione in carica di classe 8.

«È vero. Nell'edizione del 2019 a Verona ho battuto in finale il mio avversario di sempre, oltreché amico, Samuel De Chiara, con cui ci siamo alternati al successo in questi anni. Ho fatto tris, dopo gli ori del 2016 e del 2017. Avrei dovuto difendere il titolo a giugno a Roma. Ci proverò in una prossima occasione».

In allegato il lavoro di Francesco Lorenzini su "Talent Identification and Development in Sport"