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Carlo Rossi Open di Spagna giovanile 2019È tornato in palestra nella sua Cagliari Carlo Rossi, dopo la pausa forzata per l'emergenza sanitaria da COVID-19. Il 18enne sardo nella prossima stagione continuerà a disputare le gare individuali con la maglia della Marcozzi, ma sosterrà l'attività a squadre per il terzo anno consecutivo all'estero, fra gli allenamenti in Germania, al Masters College di Ochsenhausen, e il campionato in Austria, con il Salisburgo.

Ciao Carlo, come stai? 

«Bene grazie, sto andando ad allenarmi, ho appena terminato la lezione di tedesco».

Da quanto lo studi?

«Da qualche mese prendo lezioni via Skype. Ne ho già fatte una trentina. Vivendo in Germania e giocando lì fino all'anno scorso ho avvertito l'esigenza d'impararlo, per sentirmi più integrato. A prescindere da quello, mi piace molto conoscere nuove lingue e studiare il tedesco mi è sembrato un'opportunità, avendo l'occasione di parlarlo tutti i giorni».

Come ti stai trovando?

«Faccio il possibile, ma è una lingua complicata. Quando parlo, lentamente e con piazienza riesco a farmi capire, ma comprendere bene ciò che dicono i tedeschi è un'altra cosa. La strada è ancora lunga».

Dunque ti stai allenando al PalaTennistavolo di via Crespellani? 

«Abbiamo ripreso a inizio maggio con Johnny Oyebode. Ogni giorno svolgiamo due sessione di un'ora e mezza ciascuna al tavolo e nella seconda facciamo anche preparazione fisica. Al pomeriggio viene anche il tecnico Stefano Curcio, che deve seguire Rossana Ferciug, del Progetto Italia, e si occupa un po' anche di noi. Avere tutta la palestra a disposizione è una grande fortuna e un privilegio».

Quando avevi interrotto l'attività a Ochsenhausen?

«Sono tornato a Cagliari il 13 marzo, con l'ultimo volo disponibile per la Sardegna, e sono rimasto per due settimane in quarantena»

Al Masters College hanno continuato l'attività?

«Per un po' sì, poi a fine marzo hanno chiuso. Hanno ripreso un paio di settimane fa. Ora lì si stanno allenando solo i francesi Simon Gauzy e Can Akkuzu e i brasiliani Hugo Calderano e Vitor Ishiy, che non sono mai andati via».

Di solito a Ochsenhausen con chi ti alleni?

«Con Akkuzu e Ishiy, con l'altro transalpino Irvin Bertrand, l'ungherese Adam Szudi, il russo Vladimir Sidorenko, i polacchi Samuel Kulczycki e Maciej Kubik e il greco Ioannis Sgouropoulos,  ma mi è capitato di trovare dall'altra parete della retina anche i più forti, come Gauzy e Calderano. Come tecnico lavoro in particolare con il croato Dubravko Skoric».

Negli ultimi due anni dove hai giocato?

«Il primo all'FSV Mainz di Magonza e abbiamo vinto la Bundesliga 2, sono poi andato all'Hannover 96 in Bundesgliga 3, che nel girone Nord era veramente molto competitiva. Al momento della sospensione eravamo nella prima metà della classifica. In entrambi i campionati si gioca su due tavoli e ogni squadra utilizza quattro atleti. In totale si disputano due doppi e otto singolari».

Per la prossima stagione perché hai scelto il Salisburgo?

«Giocare su due tavoli non mi entusiasmava e poi avevo il desiderio di fare un'altra esperienza e l'Austra Bundesliga mi sembrava un'ottima soluzione. Saremo tutti giovani, i miei compagni saranno il 19enne  Koyo Kanamitsu e il 21 Francisco Sanchi. Conosco bene il giapponese, con cui ho alloggiato quando veniva a Ochsenhausen, mentre ho incontrato l'argentino solamente ai tornei».

In Austria esiste un programma di riavvio delle gare?

«Ho parlato con il presidente della mia società e s'ipotizza nel mese di settembre».

Quali sono i tuoi obiettivi pe la prossima stagione?

«Mi auguro di riuscire a fare il salto di qualità. In questi anni sono cresciuto, anche se finora non l'ho ancora dimostrato in partita. In allenamento mi sembra di essere sulla buona strada. Voglio entrare stabilmente in Nazionale e, se si svolgeranno, conquistare una medaglia agli Assoluti. A lungo termine punto a entrare nei primi 50 del ranking mondiale».

Quali ritieni possano essere i tuoi maggiori margini di progresso?

«Sotto l'aspetto mentale, anche se è ovvio che tecnicamente devo ancora migliorare molto».

Come sono state queste settimane in famiglia?

«Molto belle. Anche mio fratello Claudio, che è pure lui un giocatore (è stato medaglia d'argento ai tricolori di quarta categoria di Riva del Garda, ndr) e studia a Padova, è rientrato a casa. Non eravamo mai stati al completo negli ultimi anni per un periodo così lungo».

Hai sposato la campagna di donazione del sangue del Coni Sardegna a favore dell'Avis?

«L'ho fatto volentieri, sono contento di essere testimonial, con Stefano Curcio, dell'iniziativa "Donare per vincere", che coinvolge atleti della nostra Regione di tutte le discipline».