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Leonardo Mutti Aeronautica MilitareUna buona stagione, iniziata in salita per via di un infortunio e poi vissuta in continuo crescendo, ha proiettato Leonardo Mutti in testa alla classifica tricolore. Per la prima volta il 23enne mantovano, che è tesserato per l'Aeronautica Militare e nelle gare a squadre difende i colori dell'Aon Milano Sport, ha terminato l'anno davanti a tutti e il suo proposito per il 2019 è di non fermarsi, sia in Italia sia all'estero.

Allora Leo, com'è stato il tuo 2018?

«L'avvio non è stato dei più confortanti. Dopo gli Assoluti, all'Open del Qatar mi sono infortunato alla spalle. Purtroppo ho dovuto saltare i Campionati Mondiali a squadre e i Giochi del Mediterraneo, due eventi importanti. Ne abbiamo parlato con il direttore tecnico Patrizio Deniso e abbiamo concordato che fosse la soluzione migliore per recuperare, tenendo conto che sentivo ancora dolore».

Sei però riuscito a giocare i playoff.

«Non ero al top e nonostante ciò le cose sono andate abbastanza bene. Abbiamo lottato fino alla fine contro Carrara. Era una sfida da 50% di possibilità a testa. Se nel secondo confronto in casa loro ce l'avessi fatta a battere Bobocica, probabilmente sarebbe stato un altro 3-3 e saremmo andati alla "bella"».

Prima dell'infortunio hai fatto in tempo a salire sul podio agli Assoluti. Che ricordi ti hanno lasciato?

«Certamente positivi. Venivo da belle prestazioni in campionato e a Terni ho disputato delle ottime partite. Ho avuto l'opportunità di aggiudicarmi il titolo e mi sono rimaste delle recriminazioni, anche se si può perdere contro uno come Niagol Stoyanov, che non molla un punto ed è capace di ribaltare le partite. Nell'ultimo set avevo in mano la situazione e non ne ho approfittato. Lui ha più esperienza di me , però tatticamente ci sono stati due o tre punti che ho giocato male, consentendogli di raggiungermi. In quelle condizioni è diventata una lotta sul filo del rasoio, in cui le percentuali di entrambi di farcela erano equivalenti. Il tennistavolo è così, quando sbagli, paghi. Nel 2019 ci proverò ancora con più convinzione ».

Sul fronte internazionale, come ti sei trovato?

«Sono contento per il percorso in crescita che mi ha portato a essere molto competitivo agli ultimi due Challenge Open, in Belgio e in Bielorussia. A De Haan ho perso nei trentaduesimi contro l'ecuadoriano Alberto Mino, che conoscevo per averlo affrontato nel campionato tedesco. Predilige il gioco aperto, nel quale sbaglia poco e quando attacca chiude lo scambio. Mi ha dato molto fastidio».

A Minsk hai fatto il massimo?

«Arrivare nei primi sedici è stato un ottimo risultato. Ho battuto il danese Tobias Rasmussen, contro il quale non avevo mai vinto, e nel secondo match ho trovato il polacco Patryk Zatowka, che era in forma e aveva appena eliminato il russo Kirill Skachkov, testa di serie numero 2. Ho operato un bel recupero risalendo da 1-3 a 4-3. Negli ottavi contro Kakeru Sone ho avuto delle chance, perché nei primi due set sono stato sempre avanti, non sono riuscito a chiuderli e ho ceduto ai vantaggi. Lui è un giovanissimo, che non aveva nulla da perdere e poi in Europa siamo un livello sotto ai giapponesi. Complessivamente in Bielorussia ritengo di avere espresso il mio migliore tennistavolo dell'anno».

Cosa stai facendo per tutelarti da eventuali ricadute alla spalla?

«Da dopo l'estate qui a Milano mi segue un fisioterapista due volte alla settimana e mi scioglie i muscoli dopo due giorni di allenamento. Sto anche svolgendo degli esercizi che mi permettono di potenziare la muscolatura. Mi sento bene e posso concentrarmi sul mio gioco».

Capitolo Europei?

«Dopo aver dominato il girone di qualificazione a maggio avremo un concentramento impegnativo , ma lo ritengo alla nostra portata. Conosciamo bene l'Ucraina, che è una squadra tosta. Yefimov e Zhmudenko militano nella nostra serie A1 e sono battibili, lo è anche Kou Lei. Gli inglesi hanno Pitchford, che è in un momento di grande ascesa internazionale, e Walker e Drinkhall, che sono sempre due brutti clienti. Dovremo esprimerci al massimo».

Per quanto riguarda gli Open?

«Inizieremo a metà gennaio a Budapest, nella prima tappa del World Tour. Sarà un appuntamento con una qualità di partecipazione molto alta  e mi auguro di ripetere il livello di gioco mostrato in Bielorussia».

Hai un obiettivo in termini di classifica mondiale?

«Attualmente sono al n. 228 e dunque in prima battuta punto all'ingresso nel primi 200, cosa che mi favorirebbe già nelle fasi eliminatorie dei tornei. In carriera sono già stato n. 160 e mi farebbe piacere riuscire a migliorare quel piazzamento. Voglio fare il possibile per tenere viva la speranza di andare alle Olimpiadi di Tokyo e dunque dovrò salire nel ranking».

Tornando in Italia, in campionato state andando secondo le vostre aspettative?

«Abbiamo ribaltato alcune partite che sembrava finissero male e siamo a punteggio pieno. Io e mio fratello Matteo ci stiamo mantenendo su un buon standard. Guo Ze ha qualche alto e basso, ma avrà tempo per trovare la forma giusta. Anche Grigory Vlasov sta dando il suo contributo e ci sarà molto utile in particolare quando la stagione entrerà nel vivo».

Siete la squadra da battere?  

«Siamo fiduciosi, anche se Carrara proverà in tutti i modi a confermare lo scudetto, trascinato da un giocatore di spessore come Khanin. Ci sono altre compagini pericolose come la Top Spin Messina, che può contare su parecchi nazionali. Anche il Lomellino ci ha messo in difficoltà».

Su cosa stai lavorando per migliorare il tuo gioco?

«Non essendo in grado di fare affidamento sulla potenza, mi sto impegnando moltissimo per progredire nella velocità di gambe, che nel gioco aperto può garantirmi dei vantaggi specialmente contro gli europei. Un altro aspetto sul quale mi sto concentrando è la risposta. Sto cercando di mettere più palle in campo e soprattutto più efficaci»

Siamo agli auguri di Buon Anno, a chi li fai?

«Sicuramente alla Federazione, alla mia società, ai compagni di squadra e alla mia famiglia, che mi aiutano sempre, naturalmente anche a te, Roberto. Buon 2019 a tutti».