EuroMiniChamps 2025 Pietro Campagna in azione di rovescioL’Italia pongistica continua a conquistare risultati importanti con i suoi talenti. Dopo la messe di medaglie ottenuta ai Campionati Europei Giovanili di Ostrava, il primo appuntamento importante della nuova stagione ha fruttato la storica vittoria del 12enne Pietro Campagna, che si è aggiudicato l’EuroMiniChamps, prestigiosa manifestazione in programma a Schiltigheim, vicino a Strasburgo.

Ciao Pietro, cosa ti ha avvicinato al tennistavolo?

«È un po’ il nostro sport di famiglia. Lo praticava già mio fratello Giulio e mio papà Sauro fa il tecnico al CIATT Prato ed è stato il mio primo maestro. In realtà io e Giulio siamo appassionati di tutte le discipline di racchetta».

Quando hai cominciato?

«La prima volta che sono andato in palestra, con un mio amico cinese, non avevo ancora sei anni. Poi ci si è messo di mezzo il Covid e tutto è diventato più difficile. Durante il periodo della chiusura, con Giulio ci allenavamo su un tavolo montato in garage, utilizzando uno dei robotini che costruisce papà. Ricordo che non riuscivo ad arrivare al tavolo e dovevo salire in piedi su una cassa d’acqua».

Cosa ti piace del tennistavolo?

«Soprattutto che si può competere con tutti e che i piccoli possono anche battere i grandi. A me piace giocare, ma vincere è meglio».

Com’è il rapporto con Giulio?

«Andiamo d’accordo e mi piace allenarmi con lui, perché ha una buona mano e un buon tocco. Fare punti è una bella sfida. Abbiamo disputato per la prima volta il doppio insieme nel 2021, ai Campionati Italiani Giovanili a squadre. In campo ci troviamo bene, lui ha più potenza e io sono più veloce».

Quest’anno avete anche fatto coppia agli Europei Under 15.

«Ci siamo trovati molto bene. Giulio fa sempre tutto il possibile per non farmi sentire in difficoltà. A Ostrava ha effettuato spesso delle coperture molto efficaci, permettendomi di aprire il gioco. Sarebbe bello se in futuro potessimo giocare più spesso insieme»

Quando papà ti fa panchina fila sempre tutto liscio o ci sono dei momenti in cui discutete?

«Mi segue tutti i giorni e sono abituato a ricevere da lui dei buoni consigli. Durante le partite io sono più agitato, mentre lui dall’esterno vede cose che a me sfuggono. Alle volte ci confrontiamo e finiamo con il pensarla allo stesso modo».

Qual è il tuo colpo migliore?

«Al momento è il diritto e la mia mobilità mi consente di usarlo in ogni situazione, anche quando magari l’avversario si aspetta il rovescio. Quest’ultimo è, però, il colpo che mi piace di più. Con papà stiamo cercando di inserire nel mio gioco un rovescio di qualità, continuando però a utilizzare ciò che so fare meglio».

Come vivi le vittorie e le sconfitte?

«Non sono uno che si entusiasmi particolarmente quando vince. Siamo felici, ma non abbiamo l’abitudine di festeggiare in modo particolare. Quando perdo lì per lì ci rimango un po’ male, poi ripensandoci me ne faccio una ragione. In entrambi i casi con papà andiamo a vedere quali aspetti non abbiano funzionato, in modo che qualsiasi risultato, positivo o negativo, possa essere d’insegnamento e possa dare buone indicazioni per andare avanti».

Hai amici speciali nel mondo del tennistavolo, in Italia o nel circuito internazionale?

«In Italia sono amico di tutti i coetanei e anche dei ragazzi più grandi. All’estero ho creato dei buoni rapporti con diversi ragazzi, fra i quali lo svedese Emil Ellerman, l’israeliano Reah Krol e il neozelandese Eli Ho».

Hai degli idoli pongistici?

«Non ne ho di particolari, dovendo fare due nomi direi Fan Zhendong e Tomokazu Harimoto».

Ti piacciono e segui anche altre discipline e ammiri campioni di altri sport?

«Sono anche appassionato di tennis, badminton e beach tennis. Come campioni seguo molto Jannik Sinner. Mi impressiona la sua concentrazione in campo e il fatto che non faccia trasparire molto le sue emozioni, nei momenti di esaltazione o di delusione. Mi piace e penso sia giusto essere così nello sport. Prima il mio beniamino era Roger Federer».

Hai qualche hobby?

«Vivo come un bell’hobby l’ora di tennis che faccio ogni settimana. Quando ero più piccolo ero pazzo del Lego, ora dedico meno tempo, ma continua a piacermi. Sto costruendo una Lamborghini, che ha anche un motore elettrico».

A scuola che classe frequenti?

«A settembre inizierò la seconda media all’Istituto Comprensivo Curzio Malaparte di Prato. Mi piace studiare, in particolare storia e scienze e anche le lingue. Oltre all’italiano parlo un po’ d’inglese e di tedesco».

Come si svolge la tua giornata tipo?

«Vado a scuola dalle 8 alle 14, dopo pranzo faccio i compiti e alle 17 o al massimo alle 18 sono in palestra fino alle 21. Dopo cena guardo la televisione e finisco i compiti più semplici, come colorare le tavole».

Trovi difficile conciliare lo studio con lo sport?

«Si può fare, ma bisogna essere disciplinati e resta poco tempo libero per altre cose. A questo proposito vorrei ringraziare i miei insegnanti e la preside Stefania Neroni, che sono molto sensibili alla mia situazione e cercano di sostenermi in tutti i modi».

L’EuroMiniChamps è stata la tua vittoria più importante, quali sono state le difficoltà maggiori per conquistarla?

«Sono stati tre giorni di gare intense e le partite più impegnative sono state in tabellone, specialmente dai quarti in poi, nei quali mi sono sempre imposto per 3-2. Come punteggio il match più difficile è stato la semifinale contro il francese Noah Lebrasseur, che aveva tutto il pubblico dalla sua parte, mentre a livello di gioco è stato la finale, contro il giapponese Shusuke Shigeta».

Un italiano non saliva sul primo gradino del podio dal 2007, l’anno in cui ci riuscì Leonardo Mutti. Hai compreso il significato del tuo successo?

«Non me ne ero reso conto e sono veramente felice di avercela fatta. Quando ho ottenuto l’ultimo punto tutte le forze mi sono mancate e sono andato in terra, non ci credevo di avercela fatta!».

Nel 2024 avevi perso in finale, ci hai pensato al momento di disputare il match decisivo di quest’anno?

«Ci ho pensato poco e sono entrato in campo con l’obiettivo di fare meglio. Erano comunque due partite molto diverse. Shigeta è l’esempio del giocatore asiatico esplosivo e potente, mentre lo spagnolo Ladimir Mayorov, che avevo affrontato nel 2024, è più completo».

Battere in finale un giapponese è stata un’ulteriore soddisfazione?

«In effetti è stato proprio così, da loro il tennistavolo è sport nazionale, da noi no, ma sul campo possiamo fare bene lo stesso».

A chi dedichi la medaglia d’oro?

«Alla mia famiglia, alla mia società e a tutti i coach federali, che, durante gli stage organizzati al Centro Tecnico di Terni, mi aiutano a crescere»

Quali saranno i prossimi obiettivi?

«Disputerò gli Europei Under 13 a Kosta, in Svezia, dal 24 al 28 settembre. L’obiettivo sarà di giocare al massimo, se poi arriverà una medaglia sarà ancora meglio. Sarà una gara molto difficile, nella quale troverò alcuni degli avversari dell’EuroMiniChamps e anche altri che non c’erano, ma chiunque incontrerò andrà bene, io darò il massimo comunque».