Giovanni Bisi ricorda il titolo europeo allievi del 1975Avvocato Giovanni Bisi, la medaglia d’oro di Danilo Faso nel singolo Cadetti agli Europei svoltisi a Ostrava le dice qualcosa?

«Eh, sì… Mezzo secolo fa esatto toccò a me salire su quel podio: mi laureai campione d’Europa Allievi a Zagabria: era il 9 agosto 1975».

Ha seguito domenica la diretta di Faso?

«Sì, non potevo perdermi la finale. Una prova perfetta: Faso con i nervi d’acciaio nei momenti critici, oro meritato».

Lei ha un record: primo oro azzurro della storia del tennistavolo in una competizione continentale. Riavvolgiamo il nastro?

«All’epoca non c’erano i centri federali, né gli stage. Con il mio club “Città dei Ragazzi” avevamo in dotazione, preso in prestito, uno dei primissimi robot spara palline d’Italia. Mi allenai con mio fratello Guido nella nostra casa di campagna a Nonantola, a 10 km da Modena. Vecchio casolare dei nonni materni, oggi utilizzato per i pranzi di famiglia».

Quella palestrina fatta in casa c’è ancora?

«Certo che sì: locale ampio, lì andiamo ad allenarci. All’epoca il pavimento era coperto da mattonelle, tavolo rigorosamente Stiga».

Come preparò la competizione di Zagabria?

«Per trovare la giusta concentrazione accettai l’invito di Pettinelli e andai dieci giorni a Senigallia ad allenarmi con Costantini e Appolloni. Tutto sotto l’occhio vigile dello stesso Pettinelli e del CT Silvio Magni, scomparso di recente. Devo molto a Magni, compreso l’oro di Zagabria. Non lo dimenticherò».

Torniamo a Zagabria: agosto 1975…

«Ero l’unico Allievo azzurro in gara, mentre tra gli Juniores l’Italia aveva in tabellone Costantini, Appolloni e Panerai. Per farmi le ossa mi venne concessa l’opportunità di disputare anche le partite della categoria Juniores. Trovai giovamento da quelle gare con la squadra Juniores perché ebbi modo di ambientarmi subito in fatto di tavoli, rimbalzi delle palline, illuminazione. Così quando cominciò la competizione Allievi ero pronto».

Come andò l’intera competizione?

«Ero testa di serie numero 2. Avevo già disputato gli Europei giovanili del ’74 in Germania. Superai senza perdere un set il belga Dardoy, l’inglese Jamer e lo slavo Skoric nei quarti. In semifinale persi l’unico set della manifestazione continentale, opposto al ceco Jenista, un blocchista molto ostico. Testa di serie 1 era lo svedese Anderson, che però non arrivò all’ultimo atto. In finale, infatti, trovai l’ungherese Kriston. E vinsi un match scorbutico, di non facile lettura: 2-0 dopo un secondo set tiratissimo. Allora si arrivava ai 21».

Com’era l’attesa?

«Il Ct Magni e Pettinelli erano con me e non mi lasciarono un solo secondo. Con i miei 14 anni ero il più piccolo del gruppo. L’oro? Era nell’aria alla vigilia: avevo perso un solo set e poi il ko di Anderson al penultimo ostacolo mi dava i galloni del favorito. Per la finale dall’Italia raggiunsero Zagabria anche Bosi e Pupo Giontella. E tutti i miei fratelli: i più grandi Guido e Francesco, il minore Alessandro arrivarono la sera prima della finale, in compagnia degli amici storici modenesi. Fu molto importante il loro calore. Uno spicchio di quel palasport era colorato d’azzurro, ogni tanto ci buttavo l’occhio».

Lei col tennistavolo aveva cominciato giovanissimo…

«Sì, a 10 anni: era il 1971. Evoluzione rapida: tanti allenamenti, il dna del ping pong dentro di noi Bisi, credo anche una predisposizione fisica. Fatto sta che già nel 1972-73, con la “Città dei Ragazzi” Modena, disputai la prima finale scudetto, vinta contro Asola».

Che tipo di giocatore era Giovanni Bisi da ragazzo?

«Destro, veloce gioco di gambe, cercavo sempre il dritto».

Chi le somiglia tra i prima categoria di oggi?

“Indubbiamente Daniele Pinto».

Un messaggio ai giovani pongisti di oggi?

«Impegno e serietà: sempre. E di cercare di divertirsi. Aiuta a sopportare ore e ore di palestra».

Tiriamo le somme della sua carriera?

«Cinque scudetti, due titoli assoluti, 3 nel doppio assoluto con mio fratello Guido, 8 nel misto assoluto. Oltre 30 titoli italiani di categoria. Nel 1981 la migliore classifica mondiale: ero al 46° posto, nel momento in cui Costantini occupava la 39.ma posizione».

Adesso ha proprio smesso?

«Sì, sì. Due anni fa l’ultima gara, Europei Veterani a Sanderfjord in Norvegia: bronzo over 60».

Ma ogni tanto non le torna il desiderio della racchetta?

«Quello non manca mai. Gioco con gli amici, quando posso alleno mio figlio Paolo».

E la storica palestra nelle campagne di Nonantola?

«I tavoli ci sono sempre. La pavimentazione sintetica ha sostituito le mattonelle, adesso i tavoli sono moderni. Ma lì sono conservati i trofei. Compreso quello conquistato a Zagabria nel 1975: è ancora protetto dalla confezione di velluto rosso. Guai a chi lo tocca».

Nella foto, Giovanni Bisi oggi nella palestrina di famiglia a Nonantola, con indosso la maglia della sua ultima gara ufficiale e al fianco la Coppa di Campione d’Europa Allievi, vinta a Zagabria nel 1975