Missione Parigi, intervista doppia a Giorgia Piccolin e a Debora Vivarelli
- Pubblicato: 24 Luglio 2024
Giorgia Piccolin e Debora Vivarelli (da destra a sinistra nella foto) sono a Parigi, dove oggi alle ore 17 avverrà il sorteggio, venerdì saranno inaugurate ufficialmente le Olimpiadi, con la Cerimonia di Apertura alle ore 20, e sabato scatteranno le gare pongistiche. Per entrambe sarà la seconda volta, perché Debora è già stata a Tokyo 2020 e Giorgia ai Giochi Giovanili di Nanchino del 2014. Un’intervista doppia, come se fosse una chiacchierata sul divano (dove la foto le ritrae), ci permette di avvicinarci assieme al loro debutto.
Ciao ragazze, siete nate nella stessa città, a Bolzano, avreste mai pensato un giorno di condividere un’esperienza del genere?
Giorgia: «Sicuramente è da anni che investiamo per poter raggiungere questo obiettivo. Tre anni fa lei era riuscita a qualificarsi per Tokyo e io per veramente poco invece no. Questa volta invece siamo riuscite tutti e due».
Debora: «Sicuramente è una grande sorpresa per tutti, ma anche motivo di orgoglio. Vuol dire che in Alto Adige si respira buona aria da tennistavolo!»
Ricordate quanto vi siete incontrate per la prima volta e quando vi siete affrontate?
Giorgia: «Non ricordo la prima volta che ci siamo viste, ma ricordo il mio primo Campionato Europeo Giovanile a Praga nel 2009, dove io ero la più piccola del gruppo, ed era la prima esperienza in Nazionale che condividevo con lei».
Debora: «Io e la memoria non andiamo molto d’accordo quindi direi una bugia. Mi ricordo che a un certo punto ho sentito parlare dei fratelli Piccolin e da lì a poco hanno iniziato a vincere anche a livello nazionale. Non ci siamo mai allenate tanto insieme, essendo di due società diverse. Forse la prima volta che abbiamo giocato contro era in campionato in A2».
Come definireste il vostro rapporto?
Giorgia: «Ci conosciamo da molto tempo, Abbiamo condiviso molto, fra Mondiali, Europei, tornei, raduni e camere d’albergo, conosco le sue fissazioni e certe volte colgo l’occasione per prenderla in giro, scherzando ovviamente. Per esempio in valigia ha sempre 4-5 beauty, da 5 kg l’uno, e quando arriva in camera, la prima cosa che fa è svuotare i beauty case in bagno e mettere tutti i prodotti in ordine, quindi praticamente io non ho più molto spazio per mettere i miei, perché sembra che abbia portato una farmacia da casa. O per esempio, è fissata a piegare i suoi vestiti, ma può succedere che può ripiegarli più volte durante la giornata».
Debora: «Ci conosciamo da una vita e condividiamo moltissimo tempo insieme, spesso lontano da casa. Automaticamente si crea un buon rapporto. Inoltre facciamo parte entrambe del Gruppo Sportivo dell’Esercito e quindi abbiamo anche condiviso molte avventure in caserma e nel mondo militare».
Siete appassionate delle Olimpiadi? Nelle varie edizioni le avete seguite in tv e quale è stato il campione o la campionessa di qualsiasi sport che vi abbia emozionato di più?
Giorgia: «Le prime Olimpiadi che ho visto in tv sono quelle di Londra del 2012. Ricordo la gara dei 100 metri di Usain Bolt. Invece quella che mi ha emozionato di più è il bronzo di Tania Cagnotto nei tuffi a Rio de Janeiro nel 2016».
Debora: «L’Olimpiade è sempre stata una manifestazione che ho seguito con grande passione in tv. Quando ero più piccola non era così facile come adesso, o beccavi l’orario giusto in tv o niente. Siamo una Regione piccola, ma qualche campione ce l’abbiamo pure noi. Ho sempre seguito Tania Cagnotto, Alex Schwazer e soprattutto gli sciatori alle Olimpiadi invernali. Però, se devo scegliere la mia preferita, direi la sciatrice americana Lindsey Vonn».
Siete entrambe alla seconda esperienza ai Giochi, quali ricordi vi ha lasciato la prima?
Giorgia: «La mia prima esperienza è stata diversa, ho partecipato alle Olimpiadi Giovanili, sicuramente un bellissimo traguardo, anche lì ero nel Villaggio Olimpico, ma eravamo praticamente coetanei. Penso che questi Giochi avranno un’altra atmosfera, ci sono i più forti atleti di tutto il mondo».
Debora: «Tokyo è stata un Olimpiade strana, diversa, solitaria. È stata la mia prima e me la sono voluta godere così com’era. Ho lottato e sacrificato davvero molto per arrivarci e il fatto di non aver potuto condividere un momento cosi bello con il mio allenatore Jason e la mia famiglia è stato difficile. Sicuramente ci sono stati anche aspetti belli, perché per esempio abbiamo legato molto fra noi atleti. Non potendo uscire, stando tutto il tempo solo nel Villaggio, automaticamente abbiamo passato tutti molto più tempo insieme».
Come avete vissuto il percorso di qualificazione?
Giorgia: «Sono stati anni intensi, dopo la non qualificazione di Tokyo era diventata per me un’ossessione, ci sono stati momenti difficoltà, ma anche momenti di gioia. Spesso ai tornei eravamo senza allenatori, però ho avuto la fortuna di viaggiare con Niagol (Stoyanov, il suo compagno, ndr), il fatto di stare insieme sicuramente ha aiutato molto».
Debora: «Sono stati 12 mesi lunghissimi. Il mio obiettivo principale è sempre stato ottenere il posto tramite il ranking. Puntare tutto sul torneo di qualificazione è molto rischioso. Ho fatto moltissime gare, spesso non in condizioni ottimali, dovute al continuo viaggiare, giocare, fusi orari, troppo poco riposo. Ma purtroppo il sistema è fatto cosí, e quindi sei quasi obbligato a giocare tutto. Sia per difendere i punti che hai sia per prenderne. Non nego che ho avuto alcuni momenti di grande sconforto, soprattutto quando sei dall’altra parte del mondo, da sola senza nemmeno un allenatore al seguito e devi autogestirti e le cose non vanno come dovrebbero. Ma fortunatamente sono molto testarda e alla fine ho superato anche i momenti più difficili e se questa volta posso dedicare la qualificazione a qualcuno, lo faccio a me stessa. Me lo devo».
Come sarà vivere i Giochi con Debora/Giorgia?
Giorgia: «Vorrei vivermi a pieno qualsiasi cosa, dalla cerimonia d’apertura, al Villaggio Olimpico, all’atmosfera della gara. Verrà anche la mia famiglia quindi condividere con loro questa esperienza sarà emozionante».
Debora: «Sono molto contenta che siamo in due. Poter condividere un’esperienza cosí importante e significativa con qualcuno è ancora più bello».
In panchina siederà Elena Timina, cosa è stata ed è per voi?
Giorgia: «In questi anni Elena mi ha insegnato a essere un’atleta più matura. È nei momenti di difficoltà che bisogna rimboccarsi le maniche e lavorare duramente per raggiungere un obiettivo così grande».
Debora: «Elena è stata una giocatrice che nella sua carriera ha vinto tutto, o quasi. Lei sa benissimo cosa ci voglia per vincere. Si siede in panchina e sa le sensazioni che provi, perchè ci è passata anche lei. Prima di farti perdere una partita le prova tutte, mollare non esiste nel suo vocabolario. Ha cercato di cambiare soprattutto la nostra mentalità e ha cercato in tutti i modi di insegnarci a credere di piú in noi stesse quando scendiamo in campo e che siamo competitive con tutte. In questi tre anni direi che siano i risultati a parlare».
Con chi condividete la soddisfazione di andare alle Olimpiadi?
Giorgia: «Condivido questa soddisfazione con il mio Gruppo Sportivo Esercito, il quale mi ha aiutato moltissimo a crescere sia come atleta sia come persona. La Federazione e tutto lo staff, a partire da Elena, Choi, Giuseppe Del Rosso, Massimo Olivieri, Alberto Cei. inoltre con la mia famiglia, i miei amici e Niagol, che sono stati sempre vicini a me».
Debora: «In primis con la mia famiglia e poi con il Gruppo Sportivo dell’Esercito, che ringrazio per aver creduto in me e avermi supportato sempre. Per me è un grande onore far parte di questa grande famiglia. Sono grata anche alla Federazione, che ha fatto il possibile per darci una mano a coprire l’enorme costo di questo anno olimpico».
Avrete le famiglie al seguito? Cosa rappresenteranno per voi?
Giorgia: «Sì, verranno i miei genitori, Jordy (anche lui pongista, ndr) e mio fratello più grande Roberto con la sua fidanzata, il nipotino e Niagol. Mi hanno sempre sostenuto in questi anni e condividere con loro questa esperienza sarà un sogno».
Debora: «Questa volta verrà la mia famiglia, le mie nipotine, mio marito, il mio allenatore Jason e Vincenzo Delli Carri, con il quale mi alleno ormai da anni, e degli amici. Sarà un tifo numeroso. Sono contenta che possano vivere con me questa esperienza e vedere con i propri occhi per cosa tutti noi, insieme, abbiamo lavorato. Ognuno di loro meriterebbe di scendere in campo con me, perché senza di loro tutto questo non sarebbe stato possibile».
Quale sarà il vostro obiettivo a Parigi?
Giorgia: «Pensare a una partita alla volta e focalizzarmi il più possibile sul gioco. Sarà una bella sfida».
Debora: «L’unico obiettivo che mi sono posta è quello di scendere in campo e dare tutto quello che ho. Sto giocando bene, ho avuto delle belle sensazioni e dei bei risultati negli ultimi sei mesi. Voglio riuscire a scendere in campo con quelle sensazioni positive. So che se ci riuscirò, potrò fare bene».
Qual è la difficoltà maggiore di gareggiare alle Olimpiadi?
Giorgia: «Ho sempre sognato quel momento, quando arriverà spero che l’emozione non prenda il sopravvento».
Debora: «Di non spaventarti della grandezza della gara. È la piú importante della tua carriera, anche se non vuoi, ci pensi. Come detto, a Tokyo era tutto vuoto, silenzioso. Non sembrava quasi un’Olimpiade. Mi aspetto qualcosa di completamente diverso a Parigi e ho lavorato molto, anche a livello mentale, per affrontare al meglio questa competizione».
Qual è il vostro rapporto con la capitale francese?
Giorgia: «Ho vissuto a Parigi per due anni. È come una seconda casa per me, ho così tanti bei ricordi che non vedo l’ora di ritornarci. Quando ero lì già vivevo la preparazione per le Olimpiadi e pensare di ritornare proprio per questo sarà magico».
Debora: «Sono sempre stata innamorata di Parigi, ogni volta che posso ci vado. Quindi poter partecipare alle Olimpiadi proprio a Parigi è un sogno!».
Pensate che l’esservi qualificate vi farà venire la voglia di provare a tornarci a Los Angeles nel 2028?
Giorgia: «La volontà c’è, bisognerà affrontare altri quattro anni intensi, ma sono pronta a intraprendere di nuovo questo percorso».
Debora: «Al momento voglio finire questo percorso, poi con calma dopo Parigi ci penserò. Ho ritrovato molta voglia e molta serenità nel giocare in questi ultimi sei mesi. Mi sento molto leggera quando scendo in campo e mi diverto. Questo potrebbe sicuramente essere un motivo più che valido per continuare. Ma ne riparleremo dopo Parigi».
Una domanda che avreste voluto ricevere?
Giorgia: «Come affronti i momenti di difficoltà e come sei riuscita a superarli?».
Debora: «Se potessi tornare indietro nel tempo, cosa cambieresti nella tua carriera?».
Allora datevi la risposta.
Giorgia: «Ho avuto un momento di difficoltà proprio a inizio anno, avevo perso qualche posizione in classifica e da 75 ero tornata di nuovo verso 120. Prima di scendere avevo iniziato a sentirmi sotto pressione, perché dovevo difendere i risultati ottenuti dall’anno prima e quindi i punti che avevo in classifica. Comprendere che la cosa più importante è lavorare e credere nel processo, guardare il proprio livello e cercare di migliorarlo non è stato semplice. Oltreché a livello fisico, ho lavorato molto anche a livello mentale, perché lo stress è elevato e se mi focalizzavo sui punti e sul risultato, non riuscivo a rendere, ero nervosa, perché alla fine l’obiettivo era raggiungere Parigi. Ho fatto un cambio di mentalità verso ottobre, quando ho ottenuto dei buoni risultati, ma ci sono ricascata a marzo, al torneo di Singapore. Poi sono ritornata sui miei passi e ho ottenuto uno dei miei più grandi risultati al Grand Smash in Arabia Saudita».
Debora: «Credo che se sono diventata la persona/atleta che sono oggi, tutto il percorso e le decisioni che ho preso negli anni hanno contribuito, nel bene o nel male. Probabilmente l’unica cosa che consiglierei alla Debora di 10/15 anni fa, è di fidarsi meno delle persone che la circondano e soprattutto di dare la giusta importanza alle cose che le vengono dette e ai giudizi che le vengono dati. Non tutti meritano la stessa importanza. Probabilmente se avessi fatto questo, avrei sicuramente sofferto molto meno negli anni. Ma ripeto, sono quella che sono anche grazie alle molte esperienze negative, soprattutto quando ero più giovane. E se oggi sono così testarda e ho le spalle così larghe, è grazie a tutte quelle persone/allenatori che hanno reso il mio percorso molto difficile. Forse è un controsenso, ma dedico anche a loro questa mia seconda Olimpiade. Per non aver creduto in me e, di conseguenza, avermi spinto ancora di più!».
Quale domanda porresti a Debora/Giorgia?
Giorgia: «Quanto tempo dedicherai allo shopping, tra pupazzi, souvenir, ecc?».
Debora: «Quando intendi smetterla di russare come un trattore?».
Grazie ragazze, siete state fantastiche, in bocca al lupo!!!!! Tiferemo tutti per voi.