Marcella Marcone e Alberto Pelizzola, coppia d’oro in campo e nella vita
- Pubblicato: 03 Luglio 2024
Hanno vinto il titolo italiano del doppio misto assoluto nel 1972 e sono stati campioni tricolori anche in singolare. Entrambi sono stati numeri 1 in classifica e hanno indossato la maglia azzurra. Dopo aver lasciato l’agonismo ed essersi sposati e avere avuto due figli a testa (lui è nonno di tre nipotini e lei di uno), si sono ritrovati nella vita, quando lei nel 1995 ha deciso di trasferirsi a Milano, e convivono da 30 anni. La torinese Marcella Marcone e il milanese Alberto Pelizzola, una delle coppie simbolo del pongismo nostrano, da qualche anno hanno riscoperto la loro passione per il tennistavolo e nel 2023, a distanza di 51 anni, sono saliti nuovamente sul primo gradino del podio nel misto Over 70. Quest’anno si sono classificati secondi. Saranno fra i protagonisti dei Campionati Mondiali Master, in programma dal 7 al 14 luglio alla Nuova Fiera di Roma. Disputeranno i singolari e lei il doppio femminile e lui il misto, sempre in coppia con Rita Pogosova.
«Ho iniziato a giocare occasionalmente all’oratorio a 11 anni - ricorda Pelizzola - e mi è piaciuto. Siccome qualcuno mi diceva che ero negato, ho proseguito anche per dimostrargli che aveva torto. In parte penso di esserci riuscito. Una delle mie prime gare sono stati i Campionati Italiani allievi e a squadre con il CSI Milano ci siamo classificati terzi. In tre anni consecutivi, dal 1967 al 1969, ho perso la finale tricolore del singolare di terza, seconda e prima categoria. Finalmente nel 1970, al quarto tentativo, ho fatto centro. Ho vinto anche, sempre con compagni diversi, tre medaglie d’oro nel doppio maschile e tre nel misto, l’ultima nel 1972 con Marcella, oltre allo scudetto a squadre con il CSI Milano del 1969. Da quell’anno e fino al 1973 ci siamo anche aggiudicati quattro Coppe Italia. Sono stato prima categoria per 15 anni, dal 1967 al 1982, ma, dopo che mi sono laureato in Economia e Commercio, ho sempre giocato e lavorato. Sono andato avanti fino a 38 anni e poi mi sono dato al tennis, che ho dovuto lasciare qualche anno fa, perché il medico non mi ha rinnovato la licenza agonistica. Ho fatto un fugace ritorno al tennistavolo in occasione dei tricolori Master del 1993, con il successo nel singolare Over 40».
Marcone ha invece avuto il primo approccio con il ping pong al mare:«Ho iniziato con mia sorella Francesca e mio papà Giovanni, che era stato un buon giocatore di tennis e ci ha insegnato. Quando siamo tornati a casa dalle vacanze, ci ha iscritto al CUS Torino, era il 1966, io avevo 12 anni e Francesca 10. Siamo partite con i campionati allieve e le partecipanti erano poche, non era difficile conquistare i titoli giovanili allora. Al CUS a un certo punto ha incominciato ad allenarci Adriano Muzio e grazie a lui nel 1969 sono arrivata seconda nel singolare di terza categoria e terza nell’assoluto. A 16 anni per me era un risultato straordinario. Nel 1972 sono riuscita a vincere il singolare agli Assoluti, in finale su Francesca, con la quale nel 1971 eravamo state prime nel doppio femminile. Come ha accennato Alberto, nel 1972 siamo stati campioni nel misto. Nel singolare ho perso le finali del 1970, 1971 e 1973. Sempre con Francesca abbiamo messo in bacheca gli scudetti a squadre con il CUS Torino nel 1971, 1972 e 1973».
Marcella ha indelebile nella mente il ricordo del loro primo incontro grazie al tennistavolo:«Eravamo nel 1969 al Palazzetto dello Sport di Varese e conoscevo Pelizzola di fama. Stavamo giocando un doppio femminile con Francesca e ho visto arrivare sulle tribune un giovane con tanti riccioli, con la camicia bianca e le maniche tirate su. Era lui e ho detto “Io lo voglio”, inteso, ovviamente, come compagno di misto, perché era il più bravo. Invece, purtroppo, la prima volta me lo sono trovato come avversario».
Marcone e Pelizzola hanno avuto l’onore di militare in Nazionale. «La prima convocazione - racconta lui - è stata alla fine del 1968, per la Coppa Europa a Malta, contro i padroni di casa e la Grecia. L’anno dopo partecipai ai Mondiali di Monaco di Baviera e nel 1973 a quelli di Sarajevo. Quando non ero più in azzurro, essendo stato considerato vecchio a poco più di 20 anni, mi aggiudicai il doppio ai Giochi del Mediterraneo del 1975 ad Ankara. Ero lì come tecnico e abbiamo vinto la gara a squadre con me in panchina. Nel doppio la coppia titolare era formata da Stefano Bosi e Roberto Giontella e sono stato schierato con Massimo Costantini. Andammo fino in fondo». In tutto le sue presenze sono una cinquantina.
Una quindicina, invece, quelle di Marcella:«Ho disputato incontri giovanili e di Lega Europea. Nel 1973 non avevo ancora 20 anni e mi dissero che ero troppo vecchia per la Nazionale. Quella presa di posizione mi ha tolto molto entusiasmo, l’ho vissuta come una grandissima ingiustizia, anche perché al mio posto è stata inserita una ragazza che avevo sempre battuto. Dal 1974 il mio interesse per il tennistavolo è notevolmente diminuito. In quell’anno ho fatto una trasferta, senza però essere stata ufficialmente convocata, agli Europei di Novi Sad, ma mi sono presa il morbillo. Sono stata malissimo durante il viaggio e sono stata abbandonata a me stessa a Belgrado. Mi sono giocata così l’ultima possibilità di partecipare a una rassegna continentale, che sarebbe stata anche l’unica della mia carriera. Ho smesso a 24 anni, dicendo basta, il ping pong mi aveva già dato tutto e avevo vinto quello che avevo potuto. In realtà mi sbagliavo, considerando ciò che è accaduto dopo».
Nel 1972 Marcella e Alberto hanno condiviso la prima storica trasferta italiana in Cina. «Dal punto di vista umano - affermano - è stata un’esperienza bellissima, anche perché gli occidentali in Cina in quel periodo erano un evento. Eravamo accolti con grandi feste ovunque andassimo. Siamo arrivati a Shanghai e poi siamo stati a Nanchang, Pechino e Canton. Abbiamo disputato degli incontri in ogni città e, nonostante la differenza tecnica fra noi e loro fosse elevata, i cinesi ci hanno sempre lasciato fare le nostre partite. A Shanghai ci siamo esibiti in un Palazzetto dello Sport gremito da 18mila persone. Sentire i nostri nomi, declamati alla cinese, in quell’atmosfera fu un’enorme emozione».
Le loro vite li hanno portati a realizzarsi professionalmente, lui come revisore di bilanci e poi direttore finanziario in aziende del settore editoriale, della distribuzione, delle ricerche di mercato e della pubblicità, e lei, dopo essersi specializzata in Svizzera, come psicoterapeuta, che si occupa della perinatalità, rapporto mamma-bambino prima e dopo il parto, e di psicologia dello sport.
Dopo una lunga lontananza, a riprendere per prima il tennistavolo è stata Marcella:«Il Milano Sport Tennistavolo, sapendo che svolgo degli incontri di preparazione mentale, mi ha chiesto nel 2018 di seguire la squadra di serie A1 maschile. Sono stata molto stimolata nel vedere uno sport molto diverso da quello che avevo praticato e mi divertiva molto andare ad assistere alle partire, per riscontrare se i ragazzi mettessero in pratica ciò che proponevo loro. Un giorno ho pensato che mi sarebbe piaciuto riprendere in mano la racchetta e, sapendo che il maestro Yang Min svolgeva dei corsi anche per amatori, il passo è stato breve. Ho tirato dentro mia sorella, mentre Alberto non ne voleva assolutamente sapere, tanto è vero che, quando sono andata a fare gli Europei Master a Budapest nel 2019, mi ha accompagnato solo come coach. Quando a dicembre ha compiuto i 70 anni, per invogliarlo a riprendere, gli ho regalato un biglietto con l’iscrizione ai Mondiali di Bordeaux, che poi sono saltati a causa del Covid. Durante il lockdown abbiamo comprato un tavolo, che abbiamo montato nella sala di casa, e abbiamo giocato assieme. Nel 2023 abbiamo partecipato ai Campionati Italiani di Riccione e abbiamo vinto il titolo del doppio misto Over 70. Quest’anno abbiamo perso in finale».
A Roma l’asticella si alzerà. «Agli Europei di Rimini del 2022 - afferma Marcone - con Pogosova eravamo in vantaggio per 8-5 nel quinto e decisivo set e abbiamo perso per 16-14 contro la coppia che poi ha vinto l’oro. È stato un grade rimpianto, sarebbe stato un risultato fantastico. A Roma, essendo un Mondiale, ci saranno un sacco di asiatiche e la situazione si complicherà notevolmente». Pelizzola concorda e aggiunge:«Rita è molto forte, me la ricordo dai tempi in cui giocava per l’Unione Sovietica. Potremmo andare un po’ avanti, ma non credo più di tanto. Non poniamo, comunque, limiti alla provvidenza, giocheremo una partita alla volta e alla fine vedremo cosa saremo stati capaci di fare».