Banner MINI bando Over65 B 3

Campionati Mondiali individuali di Durban 2023 Mihai Bobocica negli ottaviEssere diventato il primo atleta uomo italiano, 74 anni dopo Imperia Marchionne, a raggiungere gli ottavi di finale ai Campionati Mondiali, nell'edizione sudafricana di Durban, non lo ha appagato.

I campioni non sono abituati ad accontentarsi e guardano sempre più in alto. L'intervista al 36enne Mihai Bobocica, che in panchina ha trovato il sostegno e i consueti proficui consigli del tecnico Lorenzo Nannoni, non avrebbe potuto che iniziare dal momento che lo ha proiettato nella storia.

Ciao Bobo, complimentoni per il grande traguardo. Che emozione è stata?

«Veramente enorme  e la mia esultanza dopo aver messo a segno l'ultimo punto ha detto tutto. Mi dispiace solo che psicologicamente mi abbia un po' condizionato nel match successivo, anche se, a dire il vero, quella partita giocata alla sera non mi ha aiutato a tornare in campo a ora di pranzo. Contro Tomokazu Harimoto avrei potuto fare molto di più. Non sono stato deciso nei momenti in cui avrei dovuto portare a casa i set, cosa che negli altri giorni, invece, mi era riuscita molto bene».

Beh, però dall'altra parte della retina non c'era proprio un avversario qualunque.

«È n. 4 al mondo, ma è solo un numero, come stile di gioco mi trovo bene contro di lui, molto meglio che contro lo spagnolo Alvaro Robles, che mi aveva battuto sette volte su sette. È una dellle mie "bestie nere" e mi aveva sempre annichilito, ieri (mercoledì, ndr), però, era l'occasione più importante ed è stata quella buona per me».

Come sei entrato in campo?

«Con l'intenzione di provare a vincere, senza guardare al passato e pensando punto per punto e set per set. Alla fine è arrivata la vittoria. Nel primo set sono stato avanti io e nel secondo e nel terzo non c'è stata partita, come era già accaduto in precedenza. Il suo gioco mi dà grandi problemi. Si esprime molto bene sopra al tavolo, è molto efficace con le prime palline e sbaglia poco. Mi chiude con il rovescio lungolinea. Per me è scomodissimo da affrontare».

Cosa ti ha permesso di fare la differenza?

«Quando ero indietro ho cercato di aggrapparmi a ogni possibilità. Nel quarto parziale eravamo punto a punto, ho commesso qualche errore e pensavo che mi scappasse via, invece sono riuscito a rimanere lì e alla fine ho prevalso. Sul 2-2 il quinto set me lo sono aggiudicato senza rischiare e al rientro sul 3-2 ho pensato che dovessi fare di tutto per vincere quel parziale. Robles è salito sull'8-3 e ho di nuovo cercato di restare in partita. L'ho quasi ripreso sull'8-7 e sul 10-8 gli ho annullato le due palle per pareggiare. Ai vantaggi è stata una grande lotta fino alla fine. Anche lui sentiva l'importanza della posta in palio ed era molto teso».

Hai disputato una delle partite più belle della tua carriera?

«In realtà no, non ho giocato così bene, ho avuto il merito di combattere e di essere molto lucido di testa. Anche contro il francese Simon Gauzy sono stato bravo a non pensare a quanto fosse successo a dicembre in America. Avevo preso una lezione e mi sembrava ingiocabile. Quando qui ho visto il sorteggio mi sono reso conto che  avrebbe potuto andarmi peggio, però il ricordo di quella partita non mi rendeva fiducioso».

E invece?

«Sono stato a un passo dal soccombere, perché eravamo 3-1 e 7-4 per lui. Ci ho creduto e la partita si è riaperta. Ho portato a casa anche il sesto set e al settimo poteva accadere di tutto. Così è stato».

Con quale spirito eri arrivato a Durban?

«Non stavo benissimo, perché nell'ultimo mese non ero riuscito a prepararmi come avrei voluto, per colpa della sinusite. che mi ha costretto a letto. Il giorno prima di partire per il Sud Africa avevo la febbre e nel periodo delle gare sono stato sotto antibiotici. Sono stato fortunato a non giocare il primo giorno, ma il secondo, e il primo turno contro l'egiziano Ahmed Saleh non era impossibile. Poi ho avuto quasi due giorni per recuperare. Ho rimesso insieme i pezzi e pian piano ho iniziato a crederci. Fisicamente ho tenuto molto bene. Alle volte ci facciamo condizionare troppo dalle contingenze, non è che una malattia cancelli il lavoro fatto in precedenza. Quest'anno mi sono impegnato e sacrificato moltissimo, con l'obiettivo di disputare i Mondiali alla grande, e ci sono riuscito».

Questo risultato riapre le tue prospettive olimpiche?

«Mi mette certamente in una posizione migliore, però sono deluso, perché sembra che il punteggio di questa rassegna iridata esca pochi giorni prima della classifica ufficiale per Parigi 2024. Finora i punti del Mondiale duravano fino alla successiva edizione, invece questa volta rimarrebbero solo per dodici mesi. Se sarà così dovrò guadagnarmi l'accesso ai Giochi torneo dopo torneo. Sarà fondamentale disputare molte gare».

Hai pensato che nessuno italiano nella storia fosse arrivato agli ottavi?

«Certamente e il giorno della sfida contro Robles era anche il compleanno di mia moglie Bea. Sono stati due aspetti che mi hanno fatto lottare anche più del solito. La vittoria è dedicata a lei e a tutto il movimento pongistico italiano, che mi ha veramente sorpreso, inondandomi di complimenti. Ho riscontrato veramente una grandissima gioia da parte di molte persone e questo mi rende molto orgoglioso. Questo risultato è stato importante non solo per me. I messaggi di affetto che ho ricevuto non mi capitavano da quando mi ero qualificato alle Olimpiadi. Sono felice».