Campionati Europei Under 21 2022 atleti medagliati e tecnici azzurriL'Italia si coccola le due medaglie d'argento conquistate in doppio da Nicole Arlia e Gaia Monfardini e da John Oyebode e Carlo Rossi, guidati in panchina rispettivamente dai tecnici Giuseppe Del Rosso e Lorenzo Nannoni, ai Campionati Europei Under 21 di Cluj Napoca, in Romania.

La 21enne Gaia e la 16enne Nicole non avevano una grande esperienza come coppia. «Avevamo all'attivo solo pochi tornei insieme - spiega Arlia - e siamo arrivate in Romania senza alcuna aspettativa. Non eravamo le favorite, ma una coppia come molte altre. Fin dal primo turno, però, abbiamo giocato veramente bene e, dopo la vittoria sulle romene Bianca Mei Rosu e Luciana Mitrofan, abbiamo capito che avremmo potuto fare risultato. Abbiamo poi affrontato la croata Hana Arapovic e la ceca Linda Zaderova, campionesse europee in carica juniores, e ci siamo di nuovo espresse ad alto livello, entrando in semifinale».

Le due azzurre hanno dimostrato di essere un duo molto competitivo. «La nostra compatibilità - afferma Monfardini - è cresciuta, anche grazie al lavoro che abbiamo svolto con i tecnici di società e in Nazionale. Nicole sta più vicina al tavolo e io un passo indietro e i nostri stili si completano. Io preferisco tirare la prima palla, mentre Nicole è più brava di me a bloccare e a mettere tante palle in campo».

La semifinale contro le francesi Camille Lutz e Prithika Pavade, teste di serie n. 2, si annunciava complicata. «Avevamo preparato bene la gara - commenta Nicole -  e siamo partite molto convinte fin dai primi punti, sapendo perfettamente bene ciò che dovevamo fare. Alla fine è andata veramente bene e ci siamo rirovate in finale contro le campionesse in carica turche Ece Harac e Ozge Yilmaz, che erano anche le capofila del seeding. Questa mattina eravamo abbastanza agitate, però poi la tensione si è stemperata e siamo entrate in campo determinate, dandoci la carica a vicenda».

La partita non è però andata secondo gli auspici. <Le avversarie - osserva Gaia - hanno fatto qualcosa che non ci aspettavamo e non siamo ruscite a fare ciò che ci viene meglio. Nel gioco aperto ci troviamo bene e facevamo quasi sempre punto e loro ci hanno costretto al gioco chiuso. Avevamo così tante speranze e non siamo riuscite a concretizzarle bene in campo. Quando ci siamo qualificate alla finale per mezza giornata mi è sembrato di camminare su una nuvoletta. Avremmo potuto fare meglio, d'altro canto è stato il primo match per un titolo europeo della nostra carriera. Le turche erano le detentrici e sapevano meglio di noi cosa fare in certe situazioni. Oltretutto giocano insieme da molto tempo. Siamo contente di ciò che abbiamo ottenuto e continueremo a lavorare al massimo, per crescere ancora».

Il 20enne Oyebode e il 21enne Rossi, invece, hanno iniziato a giocare insieme quando erano bambini. «La prima volta - ricorda Rossi - sarà stata quando avevamo 10 anni, però erano molte stagioni che non facevamo più coppia. Forse c'era anche la sensazione che non ci trovassimo bene insieme, ma quando sono stati decisi gli accoppiamenti per questa rassegna continentale abbiamo pensato che, per caratteristiche, avremmo potuto fare la nostra parte. Ci conosciamo bene come giocatori e come persone, essendo anche amici fuori dal campo».

Oyebode entra più nel merito tecnico:«Lui è più piccolo e più rapido di me e può stare più vicino al tavolo, mentre io ho bisogno di un po' più di tempo per giocare la palla. A tutti e due piace variare abbastanza il gioco Il fatto che possiamo fare più cosa, unito alla grande fiducia reciproca, ci ha aiutato molto durante questi Europei. In partenza non avevamo molte aspettative. Sapevamo che avremmo potuto comportarci bene e allo stesso momento, non giocando insieme da parecchio, non avevamo bene idea di cosa potesse uscire». Rossi una speranza la aveva:«Confidavo che potessimo lottare per una medaglia, anche se le incognite non mancavano».

La semifinale è stato il match chiave. «Anche il quarto - racconta Johnny - è stato impegnativo, però ritenevamo che il gioco dei romeni Eduard Ionescu e Darius Movileanu, che sono i campioni juniores, fosse più comodo per noi. Loro prediligono il gioco aperto e noi siamo migliori in quello chiuso. In semifinale dall'altra parte della retina c'erano l'austriaco Maciej Kolodziejczyk e il moldavo Vladislav Ursu, che hanno disputato entrambi la semifinale del singolare e Ursu anche la finale. Rispondono bene e hanno anche più esperienza di certe partite. Mentalmente siamo sempre rimasti sul pezzo».

La finale è stata contro il croato Ivor Ban e l'ungherese Csaba Andras. «Ci hanno messo veramente in difficoltà - ammette Carlo - e in certi momenti era complicato conquistare i singoli punti. È chiaro che le partenze con svantaggi netti hanno fatto la differenza Anche nei giorni precedenti avevamo perso il primo set, però c'era sempre stata partita e infatti siamo riusciti a recuperare. Mi viene da pensare che Ban e Andras siano molto più abituati di noi a giocare queste finali e a gestire le pressioni, anche se, in verità, non eravamo affatto nervosi per l'importanza della posta in palio. Loro giocano da tempo insieme e penso che oggi siano stati più bravi di noi. Peccato, ci dispiace per come è andata. Ora non riusciamo a essere così felici, anche se abbiamo ottenuto un grande risultato. Magari, ripensandoci, lo saremo di più domani».

Nella foto da sinistra il tecnico Lorenzo Nannoni, Carlo Rossi, John Oyebode, Nicole Arlia, Gaia Monfardini e il tecnico Giuseppe Del Rosso