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Andrea Puppo sul podio del singolare juniores dei Campionati Europei Giovanili 2022Modo migliore non avrebbe potuto scegliere per concludere la sua ultima partecipazione ai Campionati Europei Giovanili. Andrea Puppo, guidato in panchina del tecnico federale Ivan Malagoli, ha conquistato la medaglia di bronzo nel singolare juniores, sfiorando l'accesso alla finale. Se ci fosse riuscito sarebbe diventato il primo azzurro a giocare per l'oro di settore, obiettivo centrato fra le donne da Jamila Laurenti nel 2019 a Ostrava. Il suo terzo gradino del podio ha rinverdito quello di 30 anni fa di Massimiliano Mondello.

Complimenti Andrea, sei stato molto continuo nel corso del torneo. 

«La mia gara a squadre non era andata benissimo, perché contro la Polonia ho perso due partite e contro il Belgio una, nella quale avrei sicuramente potuto fare di più. Ho vissuto il singolare un po' come una forma di riscatto. Volevo giocare meglio e avevo un buon tabellone. Nelle prime partite ho battuto per 4-0 il greco Efstathios-Efraim Manolopoulos e il belga Tom Closset e ho acquisito molta fiducia. Poi sono arrivate le due battaglie contro il franceseo Hugo Deschamps e il romeno Andrei Teodor Istrate, che sono due degli atleti più forti d'Europa».

Contro Deschamps hai compiuto una vera e propria impresa?

«È stato un incontro strano, perché sono stato avanti 1-0 e 10-8 nel secondo set e se fossi andato sul 2-0 forse l'avrei vinto più tranquillamente. Poi mi sono trovato sotto 3-2 e 10-8 nel quarto, con due match-point da fronteggiare, ed ero veramente in difficoltà. Sono stato bravo a rimanere lucido e a non mollare mai, anche quando nel settimo set sono partito indietro per 5-0. Sono fatto così, ci ho creduto fino alla fine ed è andata bene».

Anche Istrate è un atleta che temevi?

«Lo conosco bene e mi sono allenato con lui quest'anno, quando sono andato in Romania. L'ultima volta lo avevo battuto 3-2, ma lui era certamente favorito essendo il n. 4 del seeding. Avevo però visto che nei turni precedenti non aveva giocato bene e sono entrato in campo molto aggressivo, consapevole che si tratttava di una sfida alla mia portata. Nell'ultimo parziale ero sotto 10-6 e sono rimasto attaccato alla partita fino al termine, entrando così in zona medaglia».

Contro Kubik hai veramente sfiorato la finale, dispiaciuto?

«Un po' di rammarico c'è. Nel set decisivo sono stato a tre punti dal fare ancora di più la storia. Sull'8-6 ho voluto servigli lungo, perché lui si girava sempre a tirare il flip dalla parte del diritto e ho cercato di sorprenderlo. Si è però fatto trovare pronto. Penso che complessivamente a fare la differenza sia stato che lui gioca da anni in Bundesliga ed è già stato campione europeo di singolare cadetti. Ha un'abitudine molto superiore alla mia a disputare questo tipo di gare».

Di solito quando le cose si complicano sei portato a perdere abbastanza la calma. In questa occasione sei rimasto sempre apparentemente tranquillo, come hai fatto?

«Sono una persona molto emotiva, che ogni tanto "sbrocca", questa volta sapevo che mi stavano guardando in moltissimi e ho cercato di tenere un comportamento adeguato. In più ero conscio che, se avessi perso la concentrazione, contro Kubik non avrei avuto chance».

Fra gli juniores hai terminato le tue presenze agli Europei con il botto?

«Direi di sì, mi rimarranno però ancora il Top 10 Europeo Giovanile e i Mondiali juniores. Non ero mai arrivato sul podio in singolare e, dopo le uscite nei quarti di finale a squadre e nel doppio misto con Nicole Arlia, dei giorni scorsi, ci tenevo a chiudere al meglio».

Ritieni ti abbia giovato l'ultimo biennio di permanenza al Centro Tecnico di Terni?

«Sono migliorato sotto molti aspetti ed effettivamente i risultati parlano da soli. Sono arrivato a medaglia per due volte agli Italiani Assoluti e ora anche agli Europei Giovanili, emulando Mondello. È una grande soddisfazione».

Com'è stato il rapporto con il coach federale Ivan Malagoli?

«Lo conosco da molti anni al di fuori della Nazionale, come tecnico di società, e l'ho sempre reputato un ottimo allenatore. Mi ha aiutato molto sia in campo sia fuori. Andiamo molto d'acordo e mi ha dato una grande carica. Ha creduto in me fin dall'inizio e posso solo ringraziarlo. Come era già accaduto con Valentino Piacentini, quando nel 2018 avevo vinto l'oro nel misto cadetti (in coppia con la russa Arina Slautina, ndr), il traguardo raggiunto è stato anche merito suo. Devo però fare anche altri ringraziamenti».

A chi?

«Agli allenatori del Centro Tecnico Sebastiano Petracca, Jiang Zilong e Umberto Giardina, che mi hanno seguito quest'anno e ovviamente ad Alessandro Quaglia, che è da sempre il mio tecnico e con il quale ci sentiamo tutti i giorni. È stata importante anche la mia famiglia che mi supporta continuamente. Non è facile vivere fuori di casa e mio fratello Enrico, i miei genitori  e i parenti per me ci sono sempre e mi aiutano anche nei momenti più difficili. Dedico a tutti questa medaglia».