Nazionali azzurre a Doha febbraio 2021Le Nazionali azzurre sono da poco rientrate da Doha, in Qatar, dove hanno disputato i primi due eventi del nuovo circuito del World Table Tennis, e soprattutto, il Torneo Mondiale di Qualificazione Olimpica. Abbiamo raggiunto i due tecnici Lorenzo Nannoni e Maurizio Gatti, per commentare con loro la trasferta di 23 giorni che ha coinvolto in campo maschile Mihai Bobocica, Niagol Stoyanov e Jordy Piccolin e nel femminile Giorgia Piccolin, Debora Vivarelli e Jamila Laurenti.

Fra gli uomini Bobocica e Stoyanov hanno partecipato anche alle qualificazioni, mentre Piccolin ha disputato solo il primo torneo. «Gli organizzatori qatarini - racconta coach Nannoni - sono stati bravi, perché abbiamo fatto i tamponi ogni sei giorni, senza alcun tipo di intoppo. Anche dove si mangiava è filato tutto liscio. Si è creata veramente una “bolla”, che conteneva una marea di persone. I due impianti, sia quello dei due WTT Contender sia quello delle qualificazioni, erano molto belli. I colori neri dell’ambientazione dei Contender a me piacciono molto, perché fanno risaltare bene la pallina sul tavolo. Ho apprezzato anche il tentativo di spettacolarizzare di più i nostri eventi».

Ad andare più vicino di tutti alla qualificazione è stato Stoyanov, che ha raggiunto la seconda fase ed è uscito nei quarti di finale:«Non è riuscito a esprimersi con costanza e alle qualificazioni ha giocato meglio rispetto ai due tornei precedenti. La sua prestazione contro l’indiano Achanta, n. 32 al mondo, è stata di grande sostanza. Non era reduce da un periodo brillante, sia nel campionato francese sia agli Assoluti, dopo che invece a dicembre aveva ottenuto dei buoni risultati. A Doha l’ho rivisto in buona forma. Niagol è abituato a giocare tre palline con qualità molto alta, però spesso non regge molto gli scambi lunghi a ritmi sostenuti. Invece contro l’uzbeko Kenjaev e contro Achanta è stato autore di un’ottima tenuta da questo punto di vista e contro il filippino Nayre ha messo in campo numerosi block in sequenza sulle partenze dell’avversario. Nei quarti del secondo tabellone è stato vicino ad andare al set decisivo contro Lambiet. Il belga è un pongista che conosciamo bene e l'averlo incontrato con Bobocica ci dava un vantaggio sull'organizzazione tattica, ma poi bisogna considerare le caratteristiche dei propri atleti, e non solo quelle dell'avversario, e Mihai e Niagol hanno due modi molto diversi di giocare».

Bobocica ha avuto uno standard di rendimento molto elevato. «Fra i tornei e le qualificazioni - ricorda Nannoni - ha battuto sei avversari, il messicano Madrid lo svedese Persson, il brasiliano Ishiy, il coreano Lim Jonghoon, l’ecuadoriano Mino e l’indiano Gnanasekaran, che gli stanno davanti nella classifica mondiale e sono anche dei Top 100. L’ho rivisto giocare a un livello più o meno simile a quando era arrivato al n. 50 al mondo. È stato anche molto brillante, aggressivo e quasi sfrontato. Faceva tutto senza timore. Tecnicamente si è espresso bene con il rovescio, che non è il suo colpo migliore, e benissimo con il diritto, tirato sempre con grande lucidità. A mio parere la sua partita migliore è stata quella contro Gnanasekaran, nella quale è andato avanti come un treno. Contro il belga Lambiet nei quarti fino a un certo punto ha servito molto bene, poi, quando sul 10-10 del sesto set l’arbitro gli ha tolto il punto, si è trovato in difficoltà. Il direttore di gara gli aveva chiamato in ritardo il servizio al contrario e perché teneva il braccio sinistro davanti il servizio a rotazione normale e dunque qualsiasi scelta facesse aveva timore di essere sanzionato. Nell’ultimo parziale ha battuto male, ma ormai aveva perso il filo. Non voglio trovare alibi, perché sul 3-2 e 9-5 Bobo avrebbe dovuto vincere comunque, però chi conosce il nostro sport sa che, con il set a 11, sono frequenti i casi in cui si perda, pur essendo avanti per 9-5».

Piccolin nel primo torneo ha dato segnali confortanti:«Contro il brasiliano Jouti ha recuperato da 0-2 a 3-2 e anche contro lo svedese Persson è stato in partita, perdendo alla fine per 3-1. Mi auguro per lui che questa esperienza lo aiuti a rendersi conto che non gli manca nulla per essere competitivo. Deve giocarsela a viso aperto. Non ha problemi tecnici particolari, ha il senso della posizione, serve bene, ha una buona mano per rispondere con qualità, può partire sia di diritto sia di rovescio e ha un buon fisico. Deve però essere più convinto e giocare con meno preoccupazione».

Nel settore femminile Piccolin e Vivarelli sono state impegnate in tutte le gare e Laurenti è scesa in campo nei primi due tornei. «È stata un’esperienza - spiega il tecnico Gatti - che per la sua lunghezza la rende quasi un “unicum” rispetto a ciò che abbiamo vissuto in passato, oltretutto se si pensa che è arrivata dopo un periodo infinito lontano dalle gare, che ci ha costretti a una sorta di reinserimento. All’inizio, lo ammetto, la sensazione è stata strana. A dispetto di ciò e di tutte le difficoltà, sono veramente felice, perché la trasferta si è svolta all’insegna dell’armonia del gruppo, senza alcun accenno di screzio o momento di tensione. L’organizzazione non è stata perfetta e, pur comprendendo l’intendimento degli organizzatori di dare risalto alla manifestazione, non ho compreso il senso della musica sparata a palla quando terminavano gli incontri sul tavolo centrale, ma erano ancora in corso quelli sugli altri campi. Ci saranno degli aggiustamenti da apportare».

Tecnicamente parlando, «Piccolin nel primo torneo ha trovato subito e affrontato molto bene la coreana Yang Haeun, che poi è arrivata nei quarti, dove ha ceduto soltanto alla giapponese Ito, e nel secondo l’insidiosa francese Loeuillette. Alle qualificazioni olimpiche mi è piaciuta moltissimo contro la svizzera Moret e anche contro la spagnola Dvorak, perdendo di un soffio in rimonta per andare in semifinale nel primo tabellone. Per farcela le è mancato veramente pochissimo. Giorgia sta traendo giovamento dalla sua esperienza in Germania, dove sta giocando molto e ad alto livello, e anche dagli allenamenti che svolge a Parigi, in una palestra dove il grado di preparazione è molto elevato. È migliorata nel servizio, sta facendo progressi nel diritto, anche se il processo di sviluppo è forzatamente lungo, e il suo rovescio è sempre più solido. I suoi margini di crescita sono ancora notevoli».

Riguardo a Vivarelli, per Gatti «nel primo torneo ha affrontato la forte coreana Kim Hayeong e nel secondo è stata ammessa subito al tabellone. Contro la tedesca Mittelham ha disputato una bella partita, solo che su un certo tipo di servizio deve ancora migliorare la risposta. Rispetto a Giorgia, sta patendo la minore attività e le poche gare all’attivo la penalizzano, non dandole punti di riferimento. Oltre a ciò, il problema alla schiena non le ha consentito di allenarsi come avrebbe voluto. Continuando a giocare, la sua consapevolezza non potrà che aumentare, per tornare a quella dei tempi migliori. Alle qualificazioni olimpiche la filippina Fadol l’ha messa in difficoltà con il servizio e con il puntino corto sul rovescio. Quando ha preso le misure dell’avversaria, ha rimontato tre set e al settimo, quando è risalita da 4-8 a 9-8, ho pensato che fosse fatta, ma a questo livello non è mai sicuri di nulla».

Giudizio soddisfacente su Laurenti:«Jamila è sicuramente migliorata dalla parte del diritto, anche se il lavoro ancora da svolgere non manca, e ha fatto il suo dovere, battendo l’indonesiana Aminah e tenendo testa ad atlete di esperienza come la ceca Matelova e la romena Ciobanu. Sono contento di come l’ho vista in campo». 

L’obiettivo si sposta ora sulla gara di qualificazione europea, in programma a Guimarães, in Portogallo, dal 21 al 25 aprile, poi ci saranno i pass a disposizione attraverso il ranking. Un altro traguardo importante prima dei Giochi di Tokyo saranno i Campionati Europei individuali, dal 22 al 27 giugno a Varsavia, in Polonia.

Le Nazionali azzurre in trasferta a Doha, da sinistra il tecnico Maurizio Gatti, Debora Vivarelli, Mihai Bobocica, Jamila Laurenti, Jordy Piccolin, Giorgia Piccolin, Niagol Stoyanov e il tecnico Lorenzo Nannoni