Banner MINI bando Over65 B 3

Mattias Falck esulta ai Mondiali 2019 2L’ennesimo en plein di medaglie d’oro messo a segno dalla Cina ha fatto passare immeritatamente un po’ in sordina l’impresa di Mattias Falck (nella foto di Rémy Gros), che a Budapest ha disputato un Mondiale da sogno e ha riportato sul podio la sua Svezia, capace di conquistare il titolo nel 1971 a Nagoya con Stellan Bengtsson, nel 1989 a Dortmund e nel 1997 a Manchester con Jan Ove-Waldner e nel 1991 a Chiba con Jörgen Persson, che nella capitale ungherese lo ha guidato in panchina.

Il 27enne scandinavo ha battuto nei sessantaquattresimi per 4-1 il magiaro Adam Szudi, nei trentaduesimi per 4-2 l’austriaco Robert Gardos, nei sedicesimi per 4-0 il portoghese Tiago Apolonia, negli ottavi per 4-1 il coreano Lee Sangsu, n 6 del seeding, nei quarti per 4-1 il francese Simon Gauzy e in semifinale per 4-3 il coreano An Jaehyun. In finale ha ceduto per 4-1 al cinese Ma Long, un punteggio che non rende merito alla sua grande partita. Se sull’1-2 si fosse assicurato il quarto set, e ne ha avuto la possibilità, forse il match avrebbe preso una piega diversa.

«Penso - spiega Falck - he questa sia stata la mia migliore prestazione in carriera e di aver disputato un torneo fantastico. Sono felice della mia performance in questa rassegna iridata. Ho bisogno soltanto di un altro anno per crescere ancora di più rispetto a oggi. Ho capito che non sono solo la tattica e la capacità a giocare a favore di Ma Long, che è un atleta intelligente, che cambia molto il suo gioco nel corso del match e non ha punti deboli. Dovrò migliorare la mia tattica ed essere più aggressivo la prossima volta che lo incontrerò». Mattias, che a Budapest era la testa di serie numero 16 e nelle classifiche Ittf di maggio è salito al n. 11, suo best ranking, ha confermato i progressi che gli avevano permesso di arrivare a marzo in finale al Challenge Plus Oman Open e in semifinale al Qatar Open.

L’investitura gli è arrivata direttamente dal divino Ma Long, che, dopo l’infortunio e l’assenza dai campi di quasi otto mesi, è tornato grande, mettendosi al collo il terzo oro consecutivo. «Mattias è un giocatore raro - afferma il Dragone - per il suo stile di gioco. È forte tatticamente e mentalmente e penso che sarà il nostro avversario del futuro». Se gli manca un anno per diventare ancora più competitivo, l’appuntamento è aggiornato alle Olimpiadi di Tokyo 2020, per un altro grande tentativo di attacco da parte sua al regno dei cinesi.