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Joze Urh seminario tecnico Lignano Sabbiadoro 3 4 gennaio 2019 2La seconda serata del seminario per dirigenti e tecnici, che si è svolta a Lignano Sabbiadoro, in concomitanza con il Trofeo Transalpino, ha permesso ai relatori di approfondire determinati aspetti che erano già stati toccati nel corso della prima parte del giorno precedente.

Il direttore tecnico Matteo Quarantelli ha introdotto i lavori, passando poi la parola ai tecnici federali Domenico Ferrara e Rossella Scardigno. «La nostra attività - ha spiegato Ferrara - è caratterizzata da una fase di studio che accompagna e sostiene il lavoro con i ragazzi. Nell’ultimo anno e mezzo abbiamo identificato una serie di casi di studio interessanti e abbiamo poi svolto un lavoro di osservazione e di rilevazione di comportamenti che è stato fondamentale per poter formulare delle proposte. Occupandoci in particolare dell’attività dei Minicadet, ma essendo allo stesso tempo parte di una squadra, ci siamo per prima cosa proposti un target, che nel nostro caso non può che essere orientato verso le future Olimpiadi Giovanili.  In questo senso abbiamo immaginato quale possa essere il percorso che leghi il lavoro fatto con i Minicadet al più alto livello giovanile. Per questo in questo lavoro di studio e di analisi si è centrata in particolare l’attenzione sulle prestazioni dei migliori atleti di 12 anni d’età seguendo due profili d’indagine. Nel primo dei due siamo partiti dall’Eurominichamps, competizione di riferimento per quella fascia d’età,  e abbiamo cercato di capire quale fosse la differenza fra i 12enni vincenti e i loro coetanei che invece non riuscivano ad arrivare in fondo a quella gara. L’osservazione in questo senso ha preso in considerazione le fasi di avvio del gioco da una parte e gli eventi che portano alla determinazione del punto dall’altra. Per quanto riguarda l’utilizzo di servizio e risposta, gli atleti più competitivi in quella fascia d’età hanno una maggiore variabilità di soluzioni soprattutto per quanto riguarda il piazzamento della pallina, mentre gli altri ricorrono quasi sempre alle stesse direzioni. Nelle fasi di avvio del gioco c’è poi una migliore attitudine ad assumere una posizione corretta nei confronti della pallina. Gli atleti più forti, tra l’altro, avevano percentuali più alte di realizzazione del punto dopo aver preso l’iniziativa avendo un controllo del proprio corpo migliore degli altri che permetteva loro di mantenere un buon equilibrio anche in fasi di gioco particolarmente dinamiche. Si verificava quindi una minore incidenza di errori causata da un’errata posizione del corpo, appunto perché, come detto prima, la posizione rispetto la pallina era nella maggior parte dei casi migliore dell’avversario».

Sono stati quindi proiettati dei punti estratti dalla finale dell'EuroMiniChamps, giocata nel 2013 dall’allora 12enne Truls Moregard, quale esempio di uno degli atleti oggetto di questo studio. «Il secondo profilo di analisi - ha continuato Ferrara - vedeva invece analizzate e confrontate le prestazioni dei finalisti dell’EuroMiniChamps all’età di 12 anni e in età successive. Differenze sono state rilevate nell’aumento delle situazioni nelle quali l’atleta riesce a essere aggressivo, oltreché delle soluzioni in servizio e risposta, è stata rilevata inoltre una maggiore qualità della pallina e una minore incidenza di errori non forzati.  Questo tipo di studio ci ha consentito di fare delle proposte, da adottare nel corso dei programmi di allenamento dei nostri ragazzi per raggiungere l’alto livello, tenendo come filo conduttore, per la crescita dei futuri atleti, l’evoluzione del loro modello di gioco.

Tutto questo deve portare non solo a una ricerca analitica per migliorare le prestazioni dei nostri atleti, ma anche e soprattutto a un continuo studio che ci possa tenere sempre aggiornati. Uno dei punti centrali della proposta è legato all’idea di utilizzare al meglio il tempo a disposizione con i ragazzi, cercando di  mantenere più alta possibile l’attenzione durante le esercitazioni, utilizzando un modello di lavoro che favorisca l’apprendimento. Parlando del tempo si è poi posta l’attenzione sull’utilizzo che se ne possa fare durante una settimana tipo di lavoro, immaginando anche come il tenere traccia delle soluzioni e degli obiettivi di ogni singola parte della seduta possa essere importante per il tecnico stesso che potrà a distanza di tempo analizzare il suo lavoro».

Si è infine presentata la seconda parte dell’intervento, introducendo il concetto di attenzione nella pratica del tennistavolo e di come questa cambi con l’aumentare dell’esperienza e del livello di un atleta. Scardigno ha iniziato il suo contributo individuando nella precisione  e nel corretto utilizzo del corpo uno dei primi obiettivi da perseguire con i giovani atleti, tenendo sempre a mente che una persona che sta imparando la tecnica all’inizio è concentrata soprattutto sul proprio movimento.

Pubblico seminario tecnico Lignano Sabbiadoro 3 4 gennaio 2019Riportando poi l’attenzione sui risultati degli studi, il tecnico ha ricordato come questi abbiano evidenziato che «la maggior parte degli errori  causati da una errata posizione del corpo rispetto alla pallina si concentra quando la palla viene indirizzata al centro del tavolo». Continuando a porre l’attenzione sull’importanza di sfruttare al meglio il tempo a nostra disposizione, Scardigno ha introdotto la prima delle proposte. «Sfruttando al meglio la fase di riscaldamento al tavolo durante la settimana si propone quindi di variare non solo la direzione dei colpi ma anche la posizione rispetto al tavolo, per aiutare in questo modo l’atleta a consolidare la posizione del corpo su tutti i punti del tavolo, mantenendo l’equilibrio sia durante sia dopo l’effettuazione del colpo. Proseguendo con le situazioni d’errore ricorrenti rilevate nello studio sui 12enni, è stata rilevata una percentuale rilevante di errori dopo uno spostamento avanti-dietro o legate a un’errata valutazione della profondità della pallina. Per questo la seconda delle proposte introdotte riguarda appunto la capacità di dosare la forza e regolare l’ampiezza del movimento nelle situazioni in cui viene esercitato questo tipo di spostamento. Ricordando poi che uno degli obiettivi fondamentali è il mantenimento di una buona concentrazione degli atleti, si è introdotta l’idea di lavorare su sequenze di esercizi nelle quali su ogni punto viene giocato un numero diverso di colpi ( ad esempio 1 avanti 1 dietro 2 avanti 2 dietro ecc, oppure utilizzando progressioni tipo 1 avanti 2 dietro, 2 avanti 4 dietro ecc). In questo modo l’atleta dovrà essere impegnato anche nel tener conto delle palline giocate oltreché nel compito da svolgere e in questo modo sarà più difficile un calo di concentrazione».

«Si potrebbero poi abbinare gli spostamenti laterali, ipotizzando delle progressioni ancora  più complesse. La riuscita di questa attività avviene con un corretto utilizzo del corpo e il mantenimento dell’attenzione per un periodo di tempo prolungato. Nel momento in cui l’atleta raggiunge una buona capacità nel controllo del suo corpo e degli spostamenti, il focus passa sulla valutazione della pallina. Bisogna iniziare a valutare i diversi parametri di circolazione della pallina e per questo viene introdotto negli schemi un numero crescente di gradi di libertà che l’atleta deve valutare. Anche qui la corretta riuscita avviene nel momento in cui i ragazzi siano posizionati correttamente rispetto alla pallina e ci sia un buon ritmo. Quando ci sarà la capacità a essere precisi e a comprendere come e dove arrivi la pallina, la loro attenzione potrà spostarsi sull’avversario. Nei successivi esercizi si dovranno prendere delle decisioni in base alla posizione e ai comportamenti dell’avversario. Il criterio di riuscita è dunque la posizione corretta rispetto alla pallina e la precisione nell’indirizzarla rispetto al posizionamento dell’altro giocatore».

L’ultimo intervento è stato opera del tecnico sloveno, appena rientrato in FITeT, Joze Urh, che si è occupato dell’importanza della gestione dell’equilibrio e del disequilibrio per sviluppare una tecnica corretta per la pratica del tennistavolo. «È molto importante - ha osservato - la posizione del nostro corpo nel momento in cui colpiamo la palla. Quasi ogni ragazzino oggi è capace di tirare un top forte, il problema però è di effettuare il colpo partendo da una posizione di equilibrio, che permetta di trasmettergli potenza, efficacia e precisione. Per conseguire questo obiettivo bisogna essere molto bravi a spostarsi ed avvicinarsi alla pallina. Ma il  footwork, o lavoro di gambe, non è possibile se non si parte da una posizione del corpo corretta, ed è per questo che proprio su questa posizione si è concentrato l’intervento. Il problema del movimento, come abbiamo detto, è riuscire a partire, cioè essere reattivi nell’inizio dello spostamento, e diventano fondamentali due aspetti come il ritmo e il centro di gravità. Ho studiato molto questi due argomenti. Nel tennistavolo di alto livello si cerca sempre di rompere il centro di gravità dell’avversario, togliendogli l’equilibrio. Il nostro sport utilizza i passi laterali e quelli avanti e indietro. I passi laterali sono utili prima di tutto perché siamo in uno spazio piccolo e poi per tenere sempre sott’occhio il tavolo, la pallina e l’avversario. Il centro di gravità dovrebbe essere in mezzo alle gambe e mai fuori, ed il peso non deve mai ricadere sui talloni ma sulla pianta del piede, consentendo in tal modo una reazione veloce. Assumere una posizione seduta, con il peso sui talloni, penalizza gli spostamenti. Darko Jorgic aveva questo problema e ho iniziato a fargli fare, tra le altre cose, dei passi laterali su strade in salita. Così facendo era obbligato a mantenere il peso in avanti perché se non lo avesse fatto sarebbe caduto all’indietro per la discesa».

Riflettendo poi sulla disponibilità al movimento dei giovani in questo particolare momento storico, si è posta l’attenzione su quanto importante sia all’inizio del percorso far avvicinare i ragazzi alla nostra disciplina favorendo lo sviluppo di tutti quegli aspetti cognitivi e di movimento che sono la base sulla quale poi fondare il lavoro tecnico articolato negli interventi precedenti e sul quale creare i presupposti per una futura prestazione.

«Se oggi dovessi tornare a seguire dei principianti - ha proseguito Urh - non farei più svolgere loro delle lunghe sequenze degli stessi colpi, ma privilegerei il gioco libero. Il problema dei giovani è che non sanno seguire la palla. L’importante in questa fase non è quante volte il bambino riesca a fare un colpo preciso da fermo, ma come questo si avvicina alla pallina e tenerlo sempre in movimento per prima cosa non lo fa annoiare e in secondo luogo lo porta a non allungare le braccia per raggiungere la pallina, ma ad avvicinarsi con movimenti delle gambe. Non è fondamentale la tecnica in questa prima fase, può mandare la pallina dall’altra parte come meglio crede, l’importante è insegnarli a muoversi. L’insegnamento della tecnica arriva in un secondo momento, una volta che il bambino si diverte a praticare il nostro sport e quando inizia ad avere un controllo dei propri movimenti sufficiente. Per muoversi bene, per tutto il tempo del gioco, il peso dovrebbe cadere fra le gambe, mantenendo un compasso un po’ più largo rispetto alle spalle, in caso contrario si rischia di perdere l’equilibrio o altrimenti bisogna compensare con un altro passo laterale». Urh ha poi proiettato dei video, per mostrare i corretti spostamenti o gli errori, commessi anche dai campioni più titolati. «Nonostante nei video che vi sto mostrando ci siano campioni come Jorgic , Tokic o Ovtcharov , vediamo come nel momento in cui c’è una perdita di equilibrio neanche questi atleti riescono a riprendere il pallino del gioco in mano , e quasi sempre perdono il punto». In una successiva azione di gioco presa in esame fra Boll e Harimoto, solo un gesto atletico straordinario del giapponese lo ha salvato da un punto quasi perso. Anche la seconda serata si è conclusa all’insegna delle domande, alle quali Urh ha risposto attingendo alla sua lunga e prestigiosa esperienza professionale.