Non solo atleta, ma anche allenatore e magari scopritore di talenti. Davide Scazzieri è da tempo uno dei pongisti paralimpici di riferimento del panorama italiano, capace di vincere l'oro a squadre agli Europei di Jesolo del 2005 e l'oro in singolare e l'argento a squadre ai Mondiali Disabili di Taipei nel 2007. Da qualche settimana il 39enne bolognese ha iniziato una nuova avventura. Ogni giovedì, dalle ore 17 alle 19, tiene un corso di tennis tavolo ai pazienti del Centro Protesi Inail di Vigorso di Budrio. Non proprio una struttura qualsiasi,dal momento che esiste dal 1961 e rappresenta l'unica realtà presente in Italia, per la sperimentazione e l'applicazione di protesi e presidi ortopedici, che affianca a tecnologie all'avanguardia l'attività di riabilitazione motoria, di supporto psicosociale e di reinserimento lavorativo di persone infortunate sul lavoro, di invalidi civili e disabili. Non per nulla il popolare pilota Alex Zanardi ha scelto Budrio per tornare a una vita quasi normale, dopo il tragico incidente in pista del 2001.
Scazzieri, come si trova in questa nuova veste?
«Mi sento molto motivato. Era da un po' che avevo dato la mia disponibilità per offrire con il tennis tavolo un'opportunità in più alle persone ricoverate in questo centro all'avanguardia. Posso contare sul pieno sostegno di Alberto Cavalli e Gianni Scotti, presidenti della Fitet e del Cip dell'Emilia Romagna, che condividono l'obiettivo. Invece di aspettare che coloro che desiderano accostarsi al tennis tavolo vengano a cercarci, facciamo noi il primo passo andando verso di loro. Ho a disposizione due tavoli e con grande serenità e umiltà mi metto al servizio, per trasmettere l'esperienza di tanti anni trascorsi in questo mondo. La risposta finora è stata positiva, perché alla terza lezione siamo già arrivati a 14 allievi. Il passaparola sta funzionando».
Il futuro del nostro movimento di vertice potrebbe partire da qui?
«Il concetto è che dobbiamo ampliare il numero dei praticanti, per poi scremare coloro che per l'età e le loro qualità possono essere dei soggetti interessanti anche in ottica agonistica. All'ultimo torneo di Duesseldorf  la Germania ha presentato 15 nuovi atleti da classificare e per raggiungere questo traguardo chissà quale è stata la base di partenza. Per quanto ci riguarda proseguiamo con molta fiducia e speriamo di poter essere utili alla causa».
Per lei questo è anche un momento importante sul fronte agonistico. Come lo sta vivendo?
«In attesa. In classe 7 sono il secondo degli esclusi dai Giochi di Londra e la Federazione ha chiesto una wild card per me. Il Cio si pronuncerà il 12 marzo. In classe 6 ero matematicamente qualificato e invece a  Spalato, prima dell'inizio del Campionati Europei, hanno deciso di reinserirmi nella 7. Ero da medaglia nel singolare e squadre con Raimondo Alecci e i miei sogni sono tramontati bruscamente».
Cosa le ha lasciato la decisione di riclassificarla?
«Una profonda amarezza e la certezza che quel tipo di valutazione sia assolutamente soggettiva. Ero stato visitato con attenzione da due dei quattro migliori dottori al mondo, che mi avevano confermato la classe 6, e il medico di Taipei in soli due minuti ha cambiato tutto. Probabilmente non sapevano se fossi classe 6 o 7 e nel dubbio mi hanno rimesso nella 7».
Sarà dunque una stagione in salita?
«Sarà una stagione che affronterò comunque con la massima determinazione. Spero di andare a Londra e una volta lì farò il possibile per ben figurare. Abbiamo già svolto una serie di raduni nel Centro Federale di Lignano Sabbiadoro e dal 19 al 26 febbraio ne sosterremo un altro, in vista della prima gara in calendario. Dall'1 al 5 marzo saremo a Eger, in Ungheria, e poi dal 20 al 25 toccherà al grande torneo di Lignano. Saranno tutti appuntamenti che contribuiranno ad assegnare le teste di serie alle Paralimpiadi. Sarà dunque obbligatorio fare bene».

di Roberto Levi