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Sergey Vlasov con il figlio GrigoryCi ha lasciato prematuramente il tecnico russo Sergey Vlasov, che nella sua lunga carriera ha vissuto anni importanti in Italia. Lo ha portato Sarkis Sarkhajan, che lavorava al Centro Federale, e il suo primo incarico a inizio anni 2000 è stato al Tennistavolo Torino, per il quale la sua permanenza è coincisa con un miglioramento dell’organizzazione societaria, un potenziamento del vivaio e una crescita in termini di risultati. In quel periodo arrivò al club subalpino anche la giovanissima Nikoleta Stefanova.

Sergey aveva una straordinaria etica del lavoro e cercò subito di attivarsi per imparare l’italiano e rapportarsi così nel modo migliore con i suoi allievi. Durante gli allenamenti era una sorta di “Sergente di ferro”, al termine però diventava il più simpatico degli amiconi, una persona con la quale era veramente divertente trascorrere del tempo, sempre animato dal suo sorriso contagioso. In panchina era abile a leggere le partite meglio di chiunque altro e tatticamente era dunque un supporto determinante per i suoi atleti.

Lasciata Torino, si è accasato prima al Pieve Emanuele e poi alla Marcozzi Cagliari, dando in entrambi i casi il suo apporto fondamentale allo sviluppo del movimento e alla conquista di traguardi agonistici di alto livello.

Al rientro in Russia, si è occupato del suo club a Ekaterinburg e ha guidato le Nazionali assoluta e giovanile. È sempre rimasto legato al nostro Paese, nei cui confronti ideale trait d’union è stato anche suo figlio Grigory, arrivato con lui sotto la Mole quando aveva solo 16 anni ed era già un talento capace di vincere quattro medaglie di bronzo nella stessa edizione dei Campionati Europei Giovanili.

Grigory lo ha seguito a Pieve Emanuele e a Cagliari, prima di tornare a Torino. Più recentemente ha rigiocato la serie A1 con il Milano Sport Tennistavolo e il Tennistavolo Reggio Emilia Ferval.

Il presidente Renato Di Napoli, il Consiglio Federale e il tennistavolo italiano sono vicini a lui e alla famiglia, attorno ai quali si stringono con profondo affetto.