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Rossella Scardigno Gianluca Abbaticchio e Michela SettaSi concludono le interviste ai tredici Formatori/Tutor, che stanno seguendo da vicino le società della Penisola nell'ambito del progetto Scuole di Tennistavolo. L'ultimo atto è dedicato al terzetto formato da Rossella Scardigno, Gianluca Abbaticchio e Michela Setta, incaricati di occuparsi dell'area Sud.

Buongiorno ragazzi, eccoci alle presentazioni.

Abbaticchio:«Ho iniziato a praticare relativamente tardi, all'età di 12 anni, per pura passione, dopo essere giunto secondo a un torneo parrocchiale estivo. La volontà di vincere lo stesso torneo l'anno successivo mi ha spinto più lontano: due anni dopo sono stato selezionato in pianta stabile presso il Centro Federale di Fiuggi. Al termine del percorso giovanile, l'Università e il lavoro mi hanno allontanato dall'attività agonistica. Mi sono rimesso in gioco solo dopo aver avuto delle offerte da allenatore ed è iniziata una nuova vita: formazione di tecnico di primo e secondo livello e incarico di referente tecnico regionale della Puglia da quattro stagioni, direi con ottimi risultati, dopo la promozione della collega Scardigno a tecnico federale».

Scardigno:«Venendo da una famiglia immersa totalmente nel tennistavolo, sono cresciuta in mezzo ai tavoli e ho iniziato a giocare a quattro anni e mezzo. Intorno agli otto anni e mezzo sono stata convocata agli stage della Nazionale giovanile e di lì è partito il mio percorso da atleta. Mi sono aggiudicata 15 titoli italiani, fra giovanili e di categoria, individuali e a squadre. Numero 9 d'Italia è stato il mio migliore piazzamento in classifica e ho mancato per soli nove punti l'approdo alla prima categoria. Ho indossato la maglia azzurra per una quindicina d'anni e la soddisfazione maggiore è stata nel 2008 il quinto posto a squadre juniores raggiunto agli Europei di Terni, con Tatiana Steshenko, Valeria Zefiro, Chiara Trotti e Chiara Miani, sotto la guida di coach Maurizio Gatti. A 22 anni mi sono dedicata più intensamente agli studi universitari e all'attività di allenatrice, dando una mano al Comitato Puglia, di cui sono stata anche referente tecnico regionale, e svolgendo il ruolo di sparring dei bambini in Nazionale. Nel 2016 ho cominciato ad allenare le minicadet e attualmente faccio parte dello staff, oltre a seguire il Progetto Italia. Sono formatrice per i tecnici di primo livello. Ho ottenuto la laurea triennale in Economia e Commercio e la magistrale, con 110 e lode, in Economia e Finanza».

Setta:«Vivo a Bussi sul Tirino, un paese nella provincia di Pescara, e sono una persona socievole e attiva. Per questo motivo mi piace lavorare in contesti dinamici come quello sportivo. Penso di avere una propensione naturale nei confronti della gestione e dell'organizzazione e perciò ho scelto un iter formativo di tipo enonomico-manageriale. Finora ho conseguito la laurea triennale in Economia Aziendale e mi sto specializzando in Economia e Management. Se tutto andrà bene, a ottobre otterrò anche la laurea magistrale. Fra i due percorsi accademici ho frequentato il corso di Alta Specializzazione in Management Olimpico e dello Sport alla Scuola dello Sport del Coni Da quattro anni collaboro con la FITeT e, entrando in contatto con il movimento, mi ha affascinato il suo attaccamento viscerale alla disciplina. Ho iniziato la mia collaborazione all'interno degli uffici, nel settore tecnico, paralimpico e comunicazione e promozione. Mi sono occupata del progetto Racchette in Classe e nel settore paralimpico ho curato l'iniziativa Change Your Mindset. Ho poi partecipato all'organizzazione dei Mondiali Juniores di Riva del Garda nel 2017,  dei Campionati Italiani Assoluti e di Categoria di Terni nel 2018, dei tricolori paralimpici dello stesso anno a Lignano Sabbiadoro e dell'Italian Junior & Cadet Open e del Lignano Master Open del 2019».

Com'è il rapporto con gli altri formatori e all'interno del vostro terzetto?

Abbaticchio:«Il rapporto è estremamente proficuo. Abbiamo un background e una formazione culturale differente l'uno dall'altro, per cui il confronto è sempre utile a sviluppare nuove idee. Il gruppo è costituito perlopiù da giocatori o allenatori di alto profilo, cui è stata aggiunta la figura "sperimentale" di Michela, proveniente da una formazione specifica di Marketing e Management dello Sport. Posso dire di essere il più fortunato, in primis per essere stato inserito nell'unico gruppo da tre elementi, che include le uniche due ragazze, e in seconda battuta per la qualità dei colleghi con cui opero. Rossella non ha bisogno di presentazioni, essendo la sola donna a far parte dello staff tecnico azzurro, e Michela è la collega che tutti vorrebbero, preparata, veloce e coinvolgente nel lavoro».

Scardigno:«Alcuni degli altri formatori giocavano nel mio stesso periodo e quindi fra noi c'è anche un rapporto di amicizia al di fuori del tennistavolo, come con Gianluca Abbaticchio e con Domenico Colucci. L'inserimento nel gruppo è stato abbastanza semplice. Gianluca ha anche militato per parecchi anni nella società dei miei genitori, il Circolo Tennistavolo Molfetta, e posso dire che mi abbia visto nascere. Michela per me è stata una scoperta, anche se in parte la conoscevo, perché aveva già collaborato con la Federazione. È giovane e preparata e per noi è veramente un valore aggiunto. Le nostre lezioni sono suddivise in modo tale da permettere l'intervento di tutti e tre. Nella parte tecnica interveniamo più io e Gianluca, mentre sul fronte dirigenziale c'è più spazio per i contributi di Michela».

Setta:«Mi piace molto fare parte dei formatori, perché siamo un gruppo eterogeneo e, fin dal corso tenuto dai docenti della Scuola dello Sport del Coni, ci siamo confrontati, scambiandoci le esperienze. Sono l'unica del lotto a non essere un tecnico di tennistavolo. Entrando più nello specifico, con Rossella e con Gianluca mi sto trovando molto bene. Finora mi sono occupata più della corrispondenza con le società, per scambiare con loro comunicazioni ufficiali, invitarli agli incontri e inviare loro il materiale relativo al corso. Rossella e Gianluca riescono a fornire più spunti di carattere tecnico per impostare la futura pratica della Scuola. Per quanto mi riguarda, ho più la possibilità di parlare di promozione e comunicazione come strumenti delle società per farsi conoscere sul territorio».

Di quali realtà territoriali vi state occupando?

Tutti:«Di 29 società di Abruzzo, Basilicata, Puglia e Calabria».

Quali degli argomenti trattati hanno interessato in modo particolare le società?

Abbaticchio:«L'attività che ha destato maggiore interesse è stata certamente l'organizzazione delle Scuole e la programmazione delle attività all'interno di esse, lo si evince dalle costanti richieste di chiarimento sollevate dai dirigenti. L'attuale periodo di COVID-19, in cui si trovano coinvolti gli sport in Italia e, nello specifico, il nostro, è condizionato dalle difficoltà connesse all'utilizzo delle strutture scolastiche. Sono problematiche che non facilitano lo sviluppo del progetto e soprattutto impongono alle Scuole di Tennistavolo di   modificare gli obiettivi iniziali, per via degli spazi ridotti o talvolta non ancora autorizzati dagli Enti Pubblici».

Scardigno:«Per i nostri interlocutori è stata molto importante la parte riguardante l'organizzazione della struttura, la suddivisione dei tempi e degli spazi e come pensare a una modalità diversa per autofinanziarsi. È piaciuta molto l'idea che all'interno delle società sia possibile avere delle persone che si occupino delle varie mansioni e consentano alle associazioni stesse di crescere. Non essendo il nostro un corso per formatori, mi sono un po' trattenuta dallo spingere troppo in ambito tecnico e i partecipanti mi hanno chiesto invece di andare oltre e di dare loro maggiori suggerimenti. Ho dunque provato a spiegare come svolgere le sessioni quando ci siano molte persone in palestra, per sfruttare meglio il tempo e gli spazi. Anche alcuni esempi pratici, che abbiamo già testato come Nazionale, sono stati apprezzati molto».

Setta:«Finora ci siamo soffermati sull'organizzazione delle Scuola, come centro territoriale di riferimento, sull'idea di allargare l'offerta, non limitandola alla pratica agonistica, ma ampliandola al tempo libero, al benessere e alla socialità. Stiamo anche iniziando a parlare della gestione dei tempi e degli spazi in palestra. Fra un incontro e l'altro facciamo compilare dei form, in modo tale che i dirigenti e i tecnici interessati arrivino, al termine del percorso formativo, con già una bozza di progetto personalizzato pronto, da presentare a fine settembre all'attenzione del Consiglio Federale. Con questo lavoro graduale possiamo anche indirizzarli nelle loro scelte. Le società durante gli incontri dimostrano interesse e nel corso dell'ultimo si sono anche confrontati su determinate dinamiche e sulle procedure da seguire nella gestione delle palestre. Il dialogo fra loro può essere senz'altro utile. Fra gli argomenti più interessanti c'è stato quello che verteva sulla necessità di tenere conto delle diverse aspettative dei praticanti, d'individuare target diversi e di cucire l'offerta in base all'interlocutore che si ha di fronte».

Quali sono secondo voi gli obiettivi principali che il progetto Scuole di Tennistavolo debba porsi nel breve e nel medio e lungo periodo?

Abbaticchio:«Nel breve periodo, creare delle strutture con la collaborazione diretta della Federazione impone alle stesse Scuole un maggiore coinvolgimento nelle attività di nuovi dirigenti, tecnici e collaboratori. Da un lato ci si impegna per cercare di avere delle società più organizzate, in cui il lavoro venga distribuito su più unità in contatto fra loro, dall'altro la Federazione si presta a formare tali collaboratori. Il lungo termine è certamente indirizzato a un sostanziale aumento del numero dei praticanti, come richiesto da Sport e Salute S.p.A., a cui bisognerà rendere conto. Le Scuole devono cercare di raggiungere gli obiettivi prefissati, seguendo criteri di sostenibilità economica, fondamentali affinché il progetto possa essere duraturo».

Scardigno:«Nel breve termine è molto sentito il significato dell'aumento della formazione dei tecnici e dei dirigenti. Ognuno sta iniziando a capire che è giusto che non ci sia una persona che si occupi di tutto, ma che i compiti siano suddivisi per il bene comune. Anche la collaborazione fra le varie Scuole di Tennistavolo può agevolare il progresso di tutte. Nel lungo termine secondo me questo è un grande progetto, perché, se tutte le società gli attribuiranno il valore che ha e capiranno fino in fondo quale sia veramente la finalità, fra qualche anno la conoscenza del nostro sport salirà notevolmente, aumenteranno i numeri dei praticanti e si accrescerà anche il livello qualitativo del tennistavolo italiano».

Setta:« Nell'immediato ritengo che sia molto positiva la rete che si sta creando, che renda la struttura territoriale più ramificata, propiziando delle sinergie che possano essere utili a tutti. È anche molto positivo che ogni Scuola possa scegliere il proprio percorso per raggiungere un determinato traguardo. Nel tempo ci sarà la possibilità, passo dopo passo e con un lavoro mirato, di crescere, dotandosi di operatori professionali e qualificati, e di autofinanziarsi, ampliando il numero di praticanti e coinvolgendo anche coloro che non si siano mai avvicinati a questa disciplina».