Federico Puglisi e Levon ZakaryanI Formatori/Tutor, che il Consiglio Federale ha designato per affiancare le società italiane nel delicato percorso verso la definizione del loro progetto di Scuola di Tennistavolo, sono oggetto in queste settimane delle nostre interviste. Siamo arrivati alla quinta coppia e oggi sotto i riflettori sono Federico Puglisi e Levon Zakaryan, che sono stati incaricati di seguire le società insulari.

Buongiorno ragazzi, diamo il via alle presentazioni?

Puglisi:«Ho praticato il tennistavolo fino all'età di 13 anni e poi mi sono dedicato allo studio. Ho conseguito due lauree, in Scienze Motorie e in Fisioterapia, e svolgo l'attività professionale di fisioterapista nel mio studio, con le finalità soprattutto di recupero, dopo un intervento, e di riabilitazione. Mio papà Paolo ha sempre avuto un rapporto stretto con il settore Paralimpico e, per quanto mi riguarda, ho ereditato questo interesse, iniziando a collaborare nove anni fa con la Squadra Nazionale e ritrovandomi spesso in panchina a supportare gli atleti durante  le gare. Ho anche partecipato a diversi stage, seguendo sia la parte tecnica sia quella fisioterapica. Tengo in giro per l'Italia i corsi di formazione dei Tecnici di primo e secondo livello. Ho frequentato il corso di classificazione e superato l'esame finale sia in ambito nazionale sia internazionale».

Zakaryan:«Ho iniziato la mia pratica del tennistavolo in quanto figlio d'arte. Sono nato in Armenia e all'età di due anni sono venuto in Italia con la famiglia, perché mio papà Eduard aveva firmato un contratto da giocatore. Fino al 2002 siamo stati in Sardegna e poi ci siamo trasferiti a Pescara. Sono in pratica cresciuto nelle palestre. Ho fatto parte del Team Italia da MiniCadet e ho conquistato una medaglia di bronzo nel singolare Ragazzi ai campionati tricolori, ottenendo parecchi podi nei tornei giovanili nazionali. Sono stato al massimo seconda categoria e ho dovuto smettere per un mix fra problemi fisici e mancanza di stimoli. Ho poi cominciato ad allenare nell'Antoniana TT Pescara e mi è stata data l'opportunità di seguire una ragazza che rientrava nel Progetto Italia. Da lì ho compiuto i primi passi all'interno degli stage federali, prima come sparring e poi come aiutante tecnico. Ora sono un componente dello staff tecnico federale. Mi occupo di diverse attività, in particolare della squadra MiniCadet e dello svolgimento dei corsi tecnici. Sto anche studiando per la laurea magistrale in Economia e Management».

Quali sono gli insegnamenti principali che vi hanno trasmesso i rispettivi papà?

Puglisi:«Senza dubbio mi ha trasmesso la passione per lo sport e il valore della famiglia. Lo sport mi ha dato la disciplina, che mi ha permesso di raggiungere molti obiettivi, che mi sono costantemente prefissato durante la mia vita. Cerco di trasferire lo stesso amore e la stessa disciplina ai miei studenti di Scienze Motorie, avendo da tre anni intrapreso la carriera anche di docente esercitatore presso l’Università di Messina, per la materia Sport Disabili. Dieci anni fa non avrei mai pensato tutto questo, ma ho ancora molti sogni nel cassetto e non nascondo che lavoro ogni giorno per poterli realizzare».

Zakaryan:«Sicuramente la disciplina e il sacrificio. Da lui ho imparato a non scoraggiarmi di fronte alle prime difficoltà. Fin da piccolo ho sempre avuto problemi fisici, perché sono un po' rigido come costituzione, e lui mi ha aiuto a superare i limiti che mi ponevo. Queste esperienze mi sono poi tornate utili anche in ambito lavorativo».

Com'è il vostro rapporto di collaborazione?

Puglisi:«Ci conoscevamo già prima di partecipare a questo progetto, perché ci eravamo incontrati durante i corsi di formazione e dunque avevamo avuto la possibilità di confrontarci. Con Levon ora ci sentiamo praticamente tutti i giorni e fra noi si è instaurata un'ottima sinergia. Alla base entrambi abbiamo l'amore per il nostro sport e il desiderio di contribuire a far crescere il mondo del tennistavolo. Anche caratterialmente ci assomigliamo, siamo entrambi delle persone riflessive e attente ai particolari. Periodicamente scambiamo idee e opinioni anche con gli altri formatori, coordinati dal direttore tecnico Matteo Quarantelli e dal project manager Domenico Ferrara, e questo aspetto ci permette di offrire una maggiore qualità alle società con le quali interagiamo».

Zakaryan:«Ci siamo conosciuti un paio di anni fa durante un corso per tecnici, al quale Federico era intervenuto per la parte paralimpica, per poi ritrovarci in occasione di questo progetto. Ci sono stati periodi in cui ci sentivamo più che con i nostri amici o con le nostre fidanzate. Il rapporto fra noi è molto proficuo, perché ognuno compensa l'altro e lo aiuta a esprimersi al meglio. Stiamo cercando di fare un buon lavoro di squadra. Lui è laureato in Scienze Motorie e ha maturato una grande esperienza con la Nazionale paralimpica e professionalmente nel settore fisioterapico. D'altra parte io riesco a dare il mio contributo nella parte gestionale, avendo una laurea in Economia, e per quel che riguarda l'area promozionale e del lavoro con i giovani».

Di quali realtà territoriali vi state occupando?

Entrambi:«Seguiamo insieme venti associazioni siciliane e nove sarde».

Quali degli argomenti trattati hanno interessato in modo particolare le vostre controparti?

Puglisi:«Finora abbiamo svolto sette dei dieci incontri previsti dal programma e quello che ha sollevato la maggiore curiosità da parte dei partecipanti è stato il primo, introduttivo, nel quale abbiamo illustrato quali siano i requisiti che una società debba avere per poter ambire a diventare una Scuola di Tennistavolo dei vari livelli».

Zakaryan:«Tutti gli incontri sono equamente suddivisi fra la parte dirigenziale e quella tecnica. Fra le tematiche esaminate abbiamo parlato sul fronte dirigenziale dei modi in cui una società debba strutturarsi e farsi conoscere sul proprio territorio in modo più professionale. Per quanto riguarda i tecnici abbiamo spiegato come le persone coinvolte possano relazionarsi con gli utenti delle diverse età e quali siano le necessità che queste persone, che entrano in contatto con la società, esprimano. Un argomento che ha catturato l'attenzione è stato proprio quello che concerneva ciò che si aspettano coloro che entrano in palestra da una società, che si deve impegnare per soddisfare le loro esigenze e fare ogni giorno il possibile per essere all'altezza della situazione».

Federico, ti occupi del settore Paralimpico e vieni da una Regione come la Sicilia che ha una tradizione in quell'ambito. Hai ricevuto parecchie domande riguardanti quell'attività?

«Non in modo particolare, in realtà i quesiti che ci sono stati posti hanno riguardato un po' tutte le tematiche che abbiamo trattato. Nel corso degli incontri la mia matrice Paralimpica emerge, perché la maggior parte degli esempi che propongo è legata a quel tipo di esperienza. Le due Regioni che seguiamo riservano una notevole attenzione al movimento paralimpico e ne sono molto felice».

Levon, hai un rapporto preferenziale con le società sarde?

«Quando ero bambino ho trascorso qualche anno in Sardegna e il ricordo di quel periodo mi ha permesso nel corso del tempo di mantenere i contatti con le realtà di quella Regione, incontrandoci nei vari stage o ai tornei nazionali. Del panorama siciliano avevo conoscenze derivanti dalle frequenze agli stessi corsi per tecnici. In realtà, comunque, con Federico non c'è una ripartizione dei compiti su base territoriale, perché entrambi interveniamo nell'interazione con tutte le società. Il progetto ci permette di lavorare su un terreno fertile, costituito dalle associazioni che già operano con successo, e di essere utili anche alle più piccole, che fanno parte del nostro mondo da meno tempo e hanno comunque un grande desiderio di crescere».

Quali ritenete che siano gli obiettivi principali delle Scuole di Tennistavolo nel breve e nel medio e lungo periodo?

Puglisi:«Tutti noi formatori abbiamo sposato il progetto fin da quando ci è stato presentato. L'iniziativa era stata ideata per essere prevalentemente pratica e svolta in presenza. Chiaramente l'emergenza sanitaria ha costretto a una riorganizzazione complessiva del corso, per essere fruibile su una piattaforma telematica. A mio parere l'obiettivo principale di breve termine è quello di cercare di dare degli spunti alle società, per fare capire loro cosa debbano fare per progredire. A lungo termine ci si dovrà porre come scopo la creazione di valori all'interno delle associazioni. Alcune preferiranno coltivare la loro vocazione verso il settore giovanile, altre punteranno sul lavoro con gli adulti e altre ancora sui Veterani o sul movimento Paralimpico. Saranno tutti traguardi ugualmente apprezzabili, che aiuteranno le società a valorizzare se stesse».

Zakaryan:«La parola sulla quale ho sempre posto la massima enfasi è "organizzazione". Le società devono rendersi conto che viviamo in una realtà estremamente competitiva, in cui ci si confronta non solo con le altre associazioni di tennistavolo, ma con chiunque proponga di fare sport attorno a noi. Bisogna dunque attrezzarsi per riuscire a combattere al meglio. Fin da subito completare dei piccoli step, che fanno parte di un business plan complessivo, dà la possibilità alle società di guardarsi dentro e di capire cosa siano e dove possano puntare. Nel medio e lungo periodo avere una buona organizzazione porterà ad avere dei benefici, che consentano alle associazioni di sostenersi autonomamente, senza dovere tutti gli anni andare alla ricerca di risorse economiche esterne».