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Ferdinando Coletta e Alberto TacciniLa quarta intervista doppia con i Formatori/Tutor, che il Consiglio Federale ha selezionato per guidare le società lungo il territorio della Penisola ad affrontare l'iter che le porterà a costruire le loro Scuole di Tennistavolo, è servita. È il turno di Ferdinando Coletta e Alberto Taccini, che stanno seguendo le associazioni della Toscana e della Campania.

Buongiorno, siete pronti  per le presentazioni?

Coletta:«Sono nato nel 1989, ho iniziato a giocare alle scuole elementari allo Stet Mugnano e ho vinto nel 2002 il titolo italiano di doppio Ragazzi e nel 2004 quello di doppio maschile di quarta categoria, in coppia con mio fratello Oreste. La mia massima categoria raggiunta è stata la terza. Già a 14 anni di età ho cominciato a dare una mano a mio papà Giuseppe ad allenare i bambini che venivano in palestra al Tennistavolo Galleria Auchan Mugnano, la società da lui fondata e quando è mancato ho gestito anche l'attività degli adulti. Mi sono occupato anche di un bel gruppo di praticanti al Vomero. Crescendo sono diventato referente tecnico regionale della Campania, assieme a Marialucia Di Meo, ufficialmente dal 2017, e ho mantenuto l'incarico fino a oggi. Nel 2019 sono stato il competition manager delle Universiadi di Napoli ed è stata un'esperienza formativa eccezionale, che mi ha permesso anche di confrontarmi con gli altri sport. Attualmente come direttore tecnico sto facendo crescere i ragazzi del TT Galleria Auchan Mugnano e continuo a giocare. Professionalmente sono ingegnere e faccio il libero professionista».

Taccini:«Ho 33 anni e, in primis, sono un grande appassionato del nostro sport. Mi sono avvicinato al tennistavolo nel 1998 e con l'Agip Livorno, la società di Ivan Stoyanov, ho conquistato un titolo italiano a squadre Ragazzi nel 1999. Sono arrivato a giocare in A2, poi però mi sono dedicato all'ASD TT Acsi Pisa, del quale sono stato presidente fino a un mese fa, e questo impegno mi ha permesso di crescere professionalmente. Assieme a un gruppo di amici abbiamo acquistato un immobile e abbiamo aperto una struttura riservata h24 al tennistavolo, nella quale ho svolto le funzioni sia di dirigente e allenatore sia, all'occorrenza, di atleta. Tutti insieme abbiamo cercato di creare un luogo che fosse rivolto alla crescita pongistica, ma anche all'aggregazione e al divertimento. Mi piace dedicare a questa causa il tempo che avanza dal lavoro che svolgo agli Affari Legali dell'Asl Toscana Sud-Est»

Com'è il vostro rapporto di collaborazione?

Coletta:«Ci conoscevamo, ma non avevamo mai stretto un legame, essendoci quel paio d'anni di differenza fra noi che spesso ci aveva inserito in categorie giovanili diverse. Questa opportunità di collaborazione ci ha notevolmente avvicinato. Lui ha studiato informatica e come me è abituato a una certa organizzazione nel lavoro e ai tempi da rispettare. Da questo punto di vista siamo piuttosto allineati e nel complesso ci stiamo rivelando affiatati. Durante gli incontri in videoconferenza ci alterniamo con una certa naturalezza e ci sosteniamo a vicenda nelle spiegazioni e nelle risposte alle domande in chat».

Taccini:« Con Ferdinando siamo quasi coetanei e lo conoscevo anche attraverso suo fratello Oreste, che è nato nel mio stesso anno e ho spesso incontrato fin dalle categorie giovanili. In realtà questo corso dei Formatori mi ha un po' rimesso in contatto con persone più o meno della mia fascia d'età. L'amicizia fra me e Ferdinando unisce due accenti forti come il mio toscano e il suo campano, che piace molto alle società con le quali stiamo lavorando».

Insieme avete la possibilità di occuparvi delle associazioni delle vostre Regioni di appartenenza. Avete in tal modo la possibilità di sfruttare la vostra conoscenza territoriale?

Coletta:«Entrambi siamo abbastanza stimati nelle nostre Regioni e intratteniamo buoni rapporti un po' con tutti. Nella presa di contatto preliminare, che ha preceduto la programmazione dell'attività formativa, questo aspetto ci ha senz'altro agevolati. La confidenza esistente con i nostri interlocutori ci ha consentito di entrare subito nel merito degli argomenti nel corso degli incontri, non avendo bisogno di rompere il ghiaccio. In Campania ci sono caratteristiche molto diverse fra le varie associazioni, che però sono tutte accomunate dal grande interesse per questo progetto».

Taccini:«Abbiamo a che fare con 25 società, 12 della Campania e 13 della Toscana e, conoscerle bene, facilita senza dubbio il nostro compito. Ci stiamo trovando molto bene con gli interlocutori, dei quali cerchiamo di diventare un po' dei punti di riferimento. Devo riconoscere che il panorama è molto variegato, però sia le società più piccole sia quelle più strutturate desiderano migliorare. Lo attesta il fatto stesso che abbiano aderito al progetto ed è senza dubbio un bel segnale».

Ci sono stati fra gli argomenti trattati alcuni che abbiamo particolarmente interessato i dirigenti e i tecnici che seguono le vostre lezioni?

Coletta:«Stiamo sottolineando molto, e le società si stanno rivelando sensibili a questi messaggi, la capillarità che il progetto Scuole di Tennistavolo punta ad avere in tutta Italia e la sua ambizione di vedere tutte le Scuole unite. La collaborazione è un elemento imprescindibile. Dico sempre che dove non c'è confronto non c'è crescita. Una scuola di livello 2 insegna a una di livello 1 come progredire, sia per farla crescere sia per crescere se stessa. La volontà è un miglioramento del panorama complessivo. Purtroppo stiamo rilevando una preoccupazione generalizzata da parte delle associazioni che utilizzano le palestre scolastiche e che vivono nell'incertezza  di non poter riprendere l'attività, non avendo a disposizione l'impianto».

Taccini:«Complessivamente c'è stata una grande attenzione a capire bene la struttura del progetto e molte domande riguardavano le caratteristiche che dovrebbero avere le società per ambire a diventare una Scuola di Tennistavolo dei diversi livelli previsti dal progetto. Cerchiamo di far capire alle associazioni che la passione e il volontariato sono importanti, però per migliorare bisogna allargare le proprie conoscenze, per puntare a una maggiore professionalità. Entrambi trasmettiamo anche ai nostri interlocutori degli insegnamenti pratici, che abbiamo imparato nel corso degli anni trascorsi nel mondo del tennistavolo, e questi esempi di vita vissuta sono sempre molto apprezzati».

Gli obiettivi delle Scuole di Tennistavolo, quali sono secondo voi quelli a breve e quelli a lungo termine?

Coletta:«Nel breve termine si devono creare le basi per la crescita delle associazioni sportive. Una loro organizzazione migliore può garantire grandi benefici, agevolando il lavoro di tutti e rendendolo più proficuo. In una visione di lungo periodo, le singole strutture più solide e meglio organizzate avranno effetti positivi sulla quantità degli atleti gestiti  e sulla loro qualità, inducendo un circolo virtuoso che impatterà  su tutto il nostro movimento, mettendolo nelle condizioni di essere più competitivo in ambito internazionale».

Taccini:«A breve termine è determinante che ogni associazione comprenda bene come debba essere strutturato il suo progetto, attraverso una chiara suddivisione dei compiti fra le varie persone coinvolte, per iniziare poi a lavorarci sopra e a portarlo avanti. In un'ottica più lunga l'approdo ideale sarebbe il riuscire a costruire una realtà che funzionasse come una piccola azienda e fosse in grado di garantire dei posti di lavoro stabili a coloro che vi si dedicano. Le Scuole di Tennistavolo possono veramente far diventare la nostra disciplina uno Sport con la S maiuscola».