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Emmanuele Delsante e Diego DerganzSiamo arrivati al terzo incontro con i Formatori/Tutor, scelti dal Consiglio Federale per assistere le società italiane nel loro percorso all'interno del progetto Scuole di Tennistavolo. Questa volta la coppia che risponde alle nostre domande è composta da Emmanuele Delsante e Diego Derganz, che stanno affiancando le società dell'area Nord Est.

Buongiorno, partiamo con le consuete presentazioni?

Delsante:«Ho cominciato a praticare il tennistavolo nei primi anni '90. I miei 30 anni in questo mondo si possono dividere in due parti. Fino a primi anni 2000 ho quasi esclusivamente giocato, dando sporadicamente una mano con il settore giovanile al mio coach Joze Uhr, quando ero a Parma. Da juniores in Italia ho vinto praticamente tutto e sono stato convocato per i Mondiali di categoria di Mosca. Nel 2005 ho cominciato ad allenare al Tennistavolo San Polo e nel frattempo ho conseguito le varie qualifiche di tecnico di base, di allenatore e di maestro federale. Con la società abbiamo sviluppato rapporti con tutte le scuole di Parma di ogni ordine e grado e abbiamo portato avanti anche un progetto con il MIUR e con l'Università, con cui collaboro da due anni a Scienze Motorie con un corso specifico riguardante il tennistavolo. I miei allievi del TT San Polo da tre anni vanno a medaglia ai Campionati Italiani Giovanili».

Derganz:«Dopo una breve parentesi giovanile a livello amatoriale in una società storica di Trieste, che era il Circolo Fincantieri, mi sono riavvicinato a questo sport da 12 anni a questa parte e attualmente sono tesserato per il TT Trieste-Sistiana, erede dell'associazione precedente. Grazie all'entusiasmo di Gino Liubicich, ho incominciato a collaborare con il Comitato Regionale, prima agli stage e poi come consigliere. Ho seguito vari corsi federali, fra cui quello di tecnico di secondo livello, e del CONI, proposti dalla Scuola Regionale dello Sport, inoltre collaboro con la vicina società slovena NTK Izola gestita dal tecnico Zdenko Švab, che ha contribuito molto alla mia formazione. Attualmente ricopro il ruolo di referente tecnico regionale del Friuli Venezia Giulia dalla stagione 2011/2012 e di presidente regionale da settembre 2016».

Come sono stati i vostri rapporti all'interno del gruppo dei Formatori?
Delsante:«Gli incontri virtuali ravvicinati mi sono serviti per raggiungere lo stesso grado di scioltezza che ho dal vivo. Con Ivan Malagoli ci frequentiamo da 30 anni e abbiamo lavorato insieme anche come tecnici regionali. Direttamente o di riflesso, conoscevo più o meno anche gli altri formatori. Il gruppo si è rivelato affiatato, il peccato è che la didattica a distanza, l'unica peraltro praticabile in questo periodo, abbia limitato lo scambio delle esperienze diverse che noi tutti abbiamo maturato nel corso delle nostre carriere. In presenza sono convinto che la nostra interazione sarebbe stata ancora più proficua».

Derganz:«Ritengo che il gruppo sia molto buono, ognuno con diverse esperienze alle spalle, alcuni li conoscevo bene, altri ho avuto modo di conoscerli e con loro ho approfondito i rapporti nei nostri incontri, peccato solo che la didattica a distanza abbia un po' contenuto i momenti di confronto e aggregazione, ma ritengo che in futuro avremo ulteriori occasioni».

Come vi trovate con il vostro compagno di avventura?
Delsante:«A mio parere perfettamente, anche se prima di collaborare in questa occasione non ci conoscevamo bene. Siamo molto diversi non solo dal punto di vista delle competenze, se si pensa che prima di cominciare ad allenare io ero laureando in Storia Contemporanea, mentre Diego è Ingegnere Informatico. Lui è molto bravo con il computer ed è molto organizzato. Anche caratterialmente siamo diversi, lui più taciturno e io più abituato a parlare. Insomma ci compensiamo piuttosto bene».

Derganz:«Non conoscevo bene Emmanuele, se non di vista ai tornei e di fama, ma dopo che abbiamo iniziato a lavorare insieme ci siamo trovati subito d'accordo, penso accomunati da un enorme entusiasmo per la nostra disciplina e dalle possibili ricadute positive nei confronti delle società di questa iniziativa federale. Abbiamo competenze e caratteri molto diversi e questo ci permette di compensarci molto bene sui vari argomenti da trattare. Entrambi vogliamo trasmettere il più possibile alle società, in modo da lasciare il segno in questo loro percorso di crescita/organizzazione».

Sotto l'aspetto del lavoro in comune, come vi ripartite i compiti?

Delsante:«Abbiamo inizialmente avuto un periodo in cui ci sentivamo tutti i giorni e anche più volte al giorno su Zoom, per coordinare insieme tutti gli interventi che avremmo dovuto effettuare, presentando sia il complesso dei contenuti e la strategia che ci ha fornito il Project Manager Domenico Ferrara, sia una nostra rielaborazione dei contenuti che avevamo ricevuto durante il nostro corso di formazione tenuto dai docenti della Scuola dello Sport del CONI. Durante gli incontri con le società, l'esposizione è talvolta condivisa e altre volte suddivisa fra noi. Il non conoscerci bene è stato per entrambi lo stimolo in più a dimostrare l'un l'altro che in questo ruolo siamo all'altezza della situazione».

Derganz: «C'è una fase di preparazione della lezione che facciamo in comune, poi di solito gli interventi durante l'incontro ce li spartiamo il giorno prima. A ogni modo ognuno è attendo e pronto a dare sostegno all'altro durante l'esposizione, in modo da poter seguire sia le slide del programma sia le domande in chat».

Di quali Regioni vi state occupando?

Entrambi:«Dell'area Nord Est, che include l'Emilia Romagna, il Veneto, il Friuli Venezia Giulia, il Trentino e l'Alto Adige. In totale si tratta di 32 società».

Quali sono le loro caratteristiche?

Delsante:«Il quadro è, per forza di cose, piuttosto eterogeneo, perché all'interno del gruppo ci sono società strutturate in modo molto performante da parecchi punti di vista e altre che si stanno affacciando o si sono affacciate da poco al nostro mondo. Altre ancora in questi anni non hanno operato al meglio delle proprie potenzialità e desiderano migliorare».

Derganz:«La situazione è molto varia, ma siamo contenti perché c'è un'ottima partecipazione alle attività proposte, sia da parte delle società più organizzate e sia da quelle che vogliono intraprendere un percorso di crescita. Penso che questo sia uno degli obiettivi di questo progetto, ovvero di coinvolgere le persone direttamente all'interno delle associazioni, per far parte di un sistema comune che faccia crescere il tennistavolo».

Qual è il programma della vostra attività formativa?

Entrambi: «Abbiamo fissato con le società dieci incontri, nei quali andremo ad affrontare sia le linee guida fornite dalla Federazione e sia degli spunti di approfondimento. Al termine di ogni lezione lasciamo alle società anche le slide che abbiamo utilizzato, nelle quali possono trovare esplicitati i vari argomenti e rivederseli successivamente».

Durante gli incontri quali sono state le tematiche che hanno attirato maggiormente l'interesse dei partecipanti?

Delsante:«Un argomento che ha incuriosito è stata la distinzione fra il tecnico e il dirigente, soprattutto nei casi delle società più piccole, dove esiste la figura del monodirigente. Sono due ruoli differenti che richiedono la presenza di due persone diverse. Per quanto riguarda l'organizzazione interna della palestra, abbiamo tenuto a sottolineare che l'attenzione riservata a determinati aspetti da osservare dal punto di vista dirigenziale e tecnico può permettere di ottimizzare il lavoro. Mi è piaciuto molto che le domande poste dai nostri interlocutori siano sempre state fatte in un’ottica più generale, in modo che potessero interessare tutti, pur partendo dal loro caso specifico».

Derganz:«Nell'ultimo incontro siamo andati a proporre il modello sportivo Long Term Athlete Development (LTAD), che consiste nel porre l'atleta al centro del sistema sportivo con l'obiettivo di "mantenersi attivi per tutta la vita" (Sport for life), e ha suscitato molto interesse, soprattutto in chi non ne aveva mai sentito parlare».

Quali valutate che possano essere gli obiettivi a breve e a lungo termine del progetto Scuole di Tennistavolo?

Delsante:«Il primo obiettivo a breve termine sarà di non lasciare indietro nessuno e che tutti possano arrivare a fine settembre con un progetto ad hoc per ogni singola realtà, che rispecchi nel modo migliore possibile le intenzioni operative di ognuno. A lungo termine ritengo che questa iniziativa sia molto interessante, perché qualificarsi ad alto livello costituisce un biglietto da visita interno al mondo del tennistavolo, ma può esserlo anche verso l'esterno, nei confronti degli altri sport e delle Istituzioni. Le ricadute positive in termini di maggiore credibilità dell'intero movimento potranno essere molto importanti».

Derganz:«Secondo me la situazione attuale d'interruzione dell'attività, a causa dell'emergenza sanitaria, e riprogrammazione della nuova stagione ci permette già nel breve termine di pianificare l'attività che si andrà a compiere, uscendo fuori dal solito schema "facciamo quello che abbiamo sempre fatto". Quindi nel breve termine mi aspetto dalle associazioni e società più consapevolezza su come si possano proporre diverse attività e quindi una maggior pianificazione della prossima stagione. Nel lungo termine mi immagino che siano in grado di valutare di volta in volta l'esito delle attività proposte, con lo scopo di capire i margini di progresso in modo da avere un miglioramento continuo nel tempo, sia in termini di varietà delle proposte e sia di qualità dell'attività».