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Ivan Malagoli e Domenico ColucciUna delle attività alle quali il Consiglio Federale sta dedicando grande attenzione e impegno, investendo risorse ed energie, riguarda la creazione di Scuole di Tennistavolo su tutto il territorio nazionale. La prima fase di adesione ha riscosso un notevole successo, suscitando l'interesse di oltre 170 società. Parallelamente sono stati selezionati tredici Formatori/Tutor, che hanno partecipato a due mesi di intense attività di formazione, coordinate dalla Federazione e dalla Scuola dello Sport del CONI. Attualmente, a loro volta, stanno organizzando e gestendo gli interventi formativi dedicati agli operatori delle associazioni, suddivise per area geografica. Queste ultime poi presenteranno il proprio Progetto per il definitivo Accreditamento.

Abbiamo ritenuto utile intervistare i formatori, per farci raccontare le impressioni sul lavoro svolto finora e le aspettative relative allo sviluppo dell'iniziativa. I primi interlocutori sono stati Ivan Malagoli e Domenico Colucci, scelti per affiancare le società del Nord Ovest.

Buongiorno a entrambi, quali sono state le esperienze che avete maturato nel mondo del tennistavolo e della vostra professione?

Malagoli:«Sono professore a contratto presso la Facoltà di Scienze Motorie dell'Università di Bologna e insegno teoria e metodologia dell'allenamento. Grazie a questo lavoro viaggio molto e ho varie collaborazioni all'estero nell'ambito dello "Sport Science". Come ricercatore ho dato il mio contributo alla stesura di articoli pubblicati su alcune delle principali riviste scientifiche internazionali dedicate allo sport. Dal punto di vista del tennistavolo, sono l'allenatore da 15 anni del Tennistavolo Villa d'Oro Modena, del quale sono stato anche atleta, raggiungendo il 58° posto delle classifiche italiane e rimanendo per otto anni seconda categoria. Sono anche il referente tecnico regionale dell'Emilia Romagna e da parecchio tempo svolgo il ruolo di formatore nei corsi per allenatori della FITeT».

Colucci:«Faccio parte del mondo del tennistavolo da più di vent'anni. Ho iniziato a giocare a Matera e ho continuato a Torino, quando a 18 anni mi sono trasferito per studiare al Politecnico Relativamente giovane, all'età di 22 anni, ho cominciato anche ad allenare in Provincia di Cuneo. Una delle esperienze principali è stata a Verzuolo, dove sono stato il vice di Catalin Negrila, uno dei tecnici migliori che abbiamo in Italia, soprattutto sul fronte giovanile. Sono poi rientrato a Matera, dove ho fondato la società Tennistavolo Città dei Sassi, in cui ho allenato. Nello stesso periodo sono stato il delegato regionale della FITeT Basilicata. Nell'estate 2019 ho affiancato il competition manager in qualità di sport venue coordinator, in occasione delle Universiadi di Napoli. Attualmente sono il direttore tecnico del Tennistavolo Torino».

Dopo essere stati selezionati per fare parte del gruppo dei Formatori, qual è stato il vostro processo di formazione?

Malagoli:« L'essere stato scelto dal Consiglio Federale mi ha molto lusingato. Il nostro percorso di formazione è durato un paio di mesi e si è svolto a distanza. È stato molto interessante, non solo per l’approccio e le attività federali ma anche perché abbiamo avuto come docenti dei professionisti della Scuola dello Sport del CONI, come Laura Bortoli, che si è occupata della "metodologia dell'insegnamento", Guido Brunetti, che ha trattato la "metodologia dell'allenamento", e Umberto Trulli, che ha approfondito tematiche manageriali. Si è trattato veramente di un'ottima iniziativa».

Colucci:«Con molto piacere ho appreso la notizia di essere stato inserito nel lotto dei formatori del progetto Scuole di Tennistavolo, perché ritengo che, se sviluppato con costanza ed energia, possa davvero dare una svolta importante al tennistavolo italiano. Abbiamo avuto la fortuna di seguire un corso tenuto da alcuni dei professori della Scuola dello Sport del CONI, che ci hanno permesso di ricevere informazioni preziose a 360 gradi, sia sulla parte pratica sia su quella economica e gestionale».

Come vi siete trovati all'interno del gruppo dei Formatori?

Malagoli:«Mi sono trovato molto bene, anche se purtroppo il contatto è stato parziale, essendoci incontrati in via telematica, a causa delle note difficoltà a trovarci di persona nello stesso luogo. Ci conoscevamo già tutti e ritengo che si tratti di un bel gruppo eterogeneo, composto da persone giovani, ognuno con le proprie esperienze, che abbiamo avuto la possibilità di condividere, e affiatato».

Colucci:«Mi sono trovato fin dal primo momento a mio agio, perché conosco tutti gli altri formatori e con alcuni siamo anche amici. Sono persone con cui condivido da anni la stessa passione e gli stessi ambienti di lavoro. È come se avessi fatto parte di questo gruppo da sempre».

Delle associazioni e società di quali Regioni vi state occupando nell'attività di formazione degli operatori?

Entrambi:«Dell'area Nord Ovest e dunque di Valle d'Aosta, Piemonte, Liguria e Lombardia»

Com'è il rapporto con Domenico/Ivan?

Malagoli:«Ottimo, ci conoscevamo di vista da molti anni, ma non avevamo mai collaborato. Ci troviamo on line una volta alla settimana, prima degli appuntamenti con le società per pianificare gli argomenti da trattare, seguendo le linee guida della Federazione. Ritengo che siamo perfettamente compatibili».

Colucci:«Nonostante Ivan fosse fra i formatori quello che conoscevo meno, si è instaurato subito un ottimo feeling, perché abbiamo un modo simile di lavorare e di vedere molti aspetti. Entrambi siamo attenti ai dettagli e questa visione comune ci ha aiutato a creare un'intesa immediata. Per me è un grande piacere collaborare con lui, perché oltre a essere una persona che trascorre molte ore in palestra, ha anche un'esperienza internazionale e conosce il nostro sport a tutto tondo. Non a caso è il coautore di moltissimi articoli pubblicati su riviste specialistiche, che leggo e studio molto volentieri e spesso ho sottoposto anche ai miei atleti».

Fra voi esiste una ripartizione dei compiti?

Entrambi:«Ci confrontiamo per dividerci gli interventi nel corso delle varie presentazioni».

Avete dunque già iniziato a interagire con le società?

Entrambi:«Abbiamo ricevuto l'elenco dettagliato di tutte le associazioni che hanno aderito al progetto e di cui avremmo dovuto occuparci e abbiamo preso contatto con loro, inviando delle email ai singoli dirigenti e invitando loro e i rispettivi tecnici a partecipare agli incontri che abbiamo già incominciato a organizzare sul web. Abbiamo aperto la partecipazione anche ad altre eventuali persone legate alle associazioni in questione e interessate a essere presenti. Nel rispetto dei ruoli, avevamo già informato dell'inizio del progetto i Comitati Regionali, fornendo loro la lista delle loro società coinvolte e il calendario degli appuntamenti».

Quale programma formativo avete stilato?

Entrambi:«In tutto abbiamo previsto dieci lezioni di un paio d'ore ciascuna e finora ne abbiamo svolte due. Dopo la prima presentazione generale, alcuni dei temi che abbiamo deciso di trattare sono le esigenze della promozione del tennistavolo, le aspettative dei praticanti, gli aspetti organizzativi, la palestra, i programmi di allenamento, gli sparring, i gruppi di riferimento e altri ancora. L'obiettivo è di arrivare al termine, alla metà di settembre, avendo dato alle società tutti gli strumenti utili per poter completare entro fine settembre la fase di accreditamento, ovvero per presentare un progetto completo di tutte le informazioni utili a creare una Scuola di Tennistavolo, offrendo alla Federazione tutte le indicazioni per definirne il livello». 

Aspetti da sottolineare?

Malagoli:« Vorrei suggerire un episodio che può aiutare a comprendere il clima positivo. Quando abbiamo parlato delle "aspettative e delle motivazioni allo Sport ed alla pratica del tennistavolo" ho avuto l'idea di invitare come ospite Filippo Marchese, che è tesserato per il TT Marco Polo e ha appena conseguito la laurea magistrale in Psicologia con una tesi proprio su quell'argomento. Ci ha esposto il suo elaborato e l'intervento è stato molto apprezzato. Lo ringrazio per la disponibilità che ci ha dimostrato».              

Quali riscontri avete ricevuto finora dagli incontri effettuati?

Malagoli:«Il feedback è stato positivo e siamo soddisfatti che tutti coloro che avevano fatto richiesta siano stati presenti. Gli incontri svolti hanno suscitato molte domande e si tratta indubbiamente di un buon segnale d'interesse e di motivazione. Si tratta di società molto eterogenee, da quelle strutturate con molti anni alle spalle di esperienza ad altre più piccole e con target differenti».

Colucci:«Abbiamo riscontrato interesse e curiosità e una grande voglia di organizzare meglio le proprie società sportive. Molte associazioni, che avevano indicato solo due referenti, un dirigente e un tecnico, per partecipare ai videoincontri, successivamente hanno aggiunto altre persone, a testimonianza del desiderio di un coinvolgimento più ampio. Mi ritengo molto soddisfatto di questo primo impatto».

Quali ritenete che possano essere gli obiettivi del progetto e breve e a lungo termine?

Malagoli:«A breve termine il risultato più importante e di avere un quadro della situazione complessiva e di rendere le società consapevoli di ciò che stiano facendo, ragionando su quella che è la loro struttura in questo momento. È chiaro che il Covid-19 ha un po' modificato gli scenari e tutti dovranno fare i conti con una nuova situazione. Nel lungo sarà fondamentale cercare di capire ognuna di queste associazioni dove voglia arrivare. Ritengo che in Italia i margini di miglioramento siamo altissimi per tutti, dalle società più piccole alle più grandi. Non ci sono situazione coercitive e ogni realtà potrà dare vita a progetti estremamente personalizzati».

Colucci:«Nel breve il traguardo da raggiungere sarà una migliore organizzazione all'interno delle società , che porterà a un maggior sviluppo sul territorio nazionale della nostra disciplina. A lungo termine, e ho già avuto modo di ribadirlo più volte, bisognerà puntare a portare le società a un livello di organizzazione tale da consentire loro di autosostenersi e di poter programmare».