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Palazzetto Lignano SabbiadoroOgni volta che va in archivio una manifestazione rimane il dispiacere che sia finita, soprattutto quando sia stata in grado di dispensare agonismo ed emozioni di ogni tipo, come i Campionati Italiani paralimpici di Lignano Sabbiadoro. «Questo evento - ricorda il direttore tecnico paralimpico Alessandro Arcigli - ha riempito il Palasport con quasi 150 atleti, numerosissimi giovani e un livello tecnico medio molto elevato. Il ringiovanimento e l'innalzamento dello standard tecnico erano due nostri obiettivi, nella consapevolezza che solo aumentando il livello medio si creino le premesse per emergere anche a livello internazionale. In alcune classi abbiamo assistito a partite di valore mondiale e in altre siamo ancora un po' indietro e lo sapevamo, dal momento che abbiamo dovuto fare delle scelte, che hanno privilegiato l'impegno prima con le donne e poi con gli uomini aventi le maggiori disabilità. Ora dobbiamo cominciare a occuparci con convinzione degli atleti delle classi più alte, e dunque la 4 e la 5 in carrozzina e la 9 e la 10 in piedi, senza nulla togliere a Berti e Malorgio e a Kalem e Cordua, che si sono aggiudicati i titoli italiani».

Entrando nel merito delle varie classi, «in classe 1 maschile quella fra Andrea Borgato e Federico Falco è stata una sfida di assoluta rilevanza mondiale, terminata sul 3-1 per Borgato. Sull'1-1 il terzo set è terminato 11-9 ed è dunque stato lo spartiacque dell'incontro. In classe 2 è stata bellissima la gara fra Peppe Vella e Federico Crosara, che quest'ultimo è riuscito a ribaltare quando sembrava che dovesse soccombere. Entrambi sono stati match fra compagni di squadra e di allenamento in Nazionale, nonché di doppio, nei quali dunque l'aspetto emozionale rischia di prevalere sulla valenza tecnica. Cio nonostante lo spettacolo non è mancato. In classe 3 avrebbero potuto vincere in cinque e alla fine si è imposto il più giovane, il 19enne Matteo Orsi. Avrebbero benissimo potuto farcela Alessandro Giardini, Daniel Paone, Gimmj Mestriner o Marco Santinelli, che si è dovuto ritirare dopo il girone per un infortunio. Quando prevale un giovane è sempre più bello, anche per gli avversari. Nel caso specifico, poi, un ragazzo simpatico e intelligente come Matteo viene visto bene da tutti. In classe 4 ritenevo che Roberto Berti non avesse problemi contro Davide Scazzieri, alla sua prima esperienza agli Italiani in carrozzina. I due contendenti si sono invece trovati sull'8-8 al quinto set e alla fine ha vinto Berti, che ha avuto parole di elogio nei confronti di Davide. In classe 5 Ettore Malorgio si è affermato per la 25ª volta e dunque non si possono che riconoscere i suoi meriti. Ettore è tra l'altro una delle persone più stimate e corrette del tennistavolo paralimpico, quantomeno in carrozzina».

L'analisi delle classi maschili in piedi si apre con una grande sorpresa:«L'ha provocata il 13enne Matteo Parenzan, che ha battuto un campione come Raimondo Alecci, in una partita molto bella che Matteo stava vincendo per 2-0 e 6-1 nel terzo set. Raimondo ha rimontato, ma alla "bella" non ce l'ha più fatta. Il problema fisico che si porta avanti probabilmente lo ha condizionato, senza per nulla sminuire l'impresa del giovanissimo Parenzan, che ha iniziato ad allenarsi da poco più di un anno e in così breve tempo ha raggiunto vette inaspettate. È sicuramente il giovane più promettente del nostro tennistavolo paralimpico in piedi. In classe 7 il veterano Andrea Furlan ha usufruito anche dell'assenza di Scazzieri per tornare a vincere il tricolore. È un'altra pietra miliare del nostro movimento e un grande esempio per tutti. La classe 8 ha invece presentato due giovani come Francesco Lorenzini e Samuel De Chiara, che hanno disputato la quarta finale consecutiva fra loro. Ha vinto Francesco e il risultato nulla sottrae ai notevoli progressi fatti da Samuel. In classe 9 è stata tutta da vedere la finale fra Amine Kalem e Manfredi Paolo Baroncelli. Kalem è il bronzo dei Giochi di Rio, ma l'anno scorso aveva perso contro lo stesso rivale, probabilmente sottovalutandolo, e questa volta si è preso la rivincita. In classe 10 Lorenzo Cordua ha visto premiata la sua scelta di diventare un atleta professionista, andando a vivere al Centro Federale di Formia per allenarsi con la Nazionale olimpica. È stata anche una decisione storica, che non trova riscontro in altre discipline. In campo ha mostrato una maturità fisica, tecnica e psicologica che fino allo scorso anno non aveva».

Venendo alle donne «la gara di classe 2 ha messo di fronte tre delle migliori cinque in Europa. Ha prevalso Giada Rossi, ma avrebbe potuto perdere con Pamela Pezzutto, contro la quale è stata sotto di due set e ha vinto il terzo ai vantaggi, dimostrando una grande solidità mentale. Più agevole il suo successo su Clara Podda, che da tempo non batteva Pamela e in questa occasione c'è riuscita. Da veterana ha conquistato una medaglia d'argento molto pesante. Troppo è stato invece il divario nelle classi 3, 4 e 5 fra Michela Brunelli, Valeria Zorzetto e Marisa Nardelli e le giovani Lucia Marchese, Carlotta Ragazzini e Caterina Selleri. Inizia un po' ad aumentare il numero delle donne nelle classi in piedi. Nella 7 ha vinto Rossana Mostile che ha battuto per 3-2 Chiara Angelini. Più alto il livello tecnico della classe 8 in cui Elena Elli, che è atleta internazionale, ha messo in fila Valentina Palmisano e Lucia Sirocco, che invece si sono affacciate al tennistavolo paralimpico da pochi mesi».

Importanti sono state per la prima volta le gare esordienti:«Hanno dato la possibilità ai novizi di competere fra di loro prima di sfidare i campioni. Far gareggiare insieme atleti che sono stati classificati negli ultimi due anni, e dunque con un grado d'esperienza molto simile, è stata una bella innovazione. La prima giornata agonistica, da questo punto di vista, è stata ricca di spunti e ha dato indicazioni interessanti al settore tecnico, alla ricerca di talenti proiettabili in ottica futura».

Sono state belle e appassionanti anche le gare di doppio. Per il dt «Brunelli e Rossi si sono aggiudicate agevolmente la gara femminile, perché sono un doppio consolidato a livello mondiale e hanno fatto valere la loro compattezza di coppia. La stessa cosa è avvenuta con Di Chiara e Lorenzini, che spesso giocano insieme. Nonostante la maggiore disabilità, sono arrivati in finale i classe 2 Vella e Crosara, che poi hanno subìto la maggiore prestanza atletica di Orsi e Larucci».

L'ultimo capitolo riguarda le classi 11: «Un bravo va a Gessica Spampinato e a Ionut Galletti, che si sono mesi al collo l'oro, ma è evidente che livello numerico le classi con disabilità mentale restano ancora indietro rispetto a quelle con disabilità fisica e solo una piena integrazione con l'attività della Fisdir potrà giovare da questo punto di vista. In questa logica va interpretata la mia nomina a responsabile tecnico del tennistavolo anche per quanto riguarda la Federazione con Disabilità Intellettive e Relazionali e anche il coinvolgimento di alcuni dirigenti locali sia nelle attività FITeT sia in quelle Fisdir. Bisogna cercare di ridurre la dispersione di atleti che si sta verificando in questo momento».