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Paralimpici team sperimentazione nuovi telaiL’allenamento è fondamentale nel percorso di crescita di uno sportivo. Per avere però continui margini di miglioramento, bisogna anche essere un po’ curiosi e aperti alle sperimentazioni. Le attrezzature e i materiali utilizzati possono dare un impulso determinante alle prestazioni, anche semplicemente mettendo l’atleta nelle condizioni psicologiche ideali per rendere al massimo. Ne sanno qualcosa i nostri pongisti paralimpici che stanno traendo notevoli benefici dai telai appositamente studiati e preparati per loro da Claudio Barbieri, con la collaborazione del direttore tecnico paralimpico Alessandro Arcigli. Barbieri ha alle spalle 35 anni di attività artigianale con suo fratello Silvio, a Bolzano Vicentino, nel campo delle imbarcazioni (www.cantierinordest.it), dei materiali compositi e del legno.  

Claudio, dalle barche alle racchette il passo non sembra così breve, o no?

«Tre anni fa Giovanni Sartori, un pongista di Vicenza che veniva in cantiere da me per prendere i materiali per i suoi telai, mi ha fatto venire in mente la possibilità di ampliare la mia esperienza al mondo del tennistavolo. Il progetto Animus Blade sta prendendo abbastanza piede, abbiamo il nostro sito (www.animusblade.it) e il profilo Facebook e stiamo vendendo in giro per il mondo. Abbiamo 22-24 tipologie diverse di telai, usando 12-15 tipi differenti di legni. All’inizio per farci conoscere ci siamo lanciati con una serie di kit, che mandavano alle società e a chi voleva testarli. Ho dovuto studiare molto cosa facevano gli altri e perché lo facevano, dal momento che i legni che usiamo nella nautica sono molto diversi da quelli che si utilizzano nel tennistavolo».

Com’è arrivato al movimento paralimpico?   

«Quest’anno sono andato a Lignano Sabbiadoro a seguire i Campionati Italiani e ho conosciuto Alessandro Arcigli, che si è dimostrato una persona straordinaria, perché molto aperta a provare nuove strade. Siamo partiti con Andrea Borgato e, su un’idea di Alessandro, abbiamo provato a creare un telaio che fosse leggero, ma anche molto grande. Lo abbiamo fatto testare anche a Federico Falco, che si è subito trovato benissimo. Per Clara Podda abbiamo ridotto leggermente le dimensioni. A Paolo Antonelli abbiamo dato un telaio uguale a quello di Borgato e Falco e anche da parte sua i riscontri sono stati molto positivi. Peppe Vella, invece, non aveva bisogno di un telaio grande, ma di molto controllo e leggerezza, che vengono garantiti da 3-4 mm di balsa all’interno e uno strato esterno di limba e ayous».

Le capacità di adattamento sono state differenti a seconda degli atleti?

«Certamente. Per esempio il 20enne Falco si è abituato immediatamente, mentre Borgato all’inizio ha faticato. Lo abbiamo lasciato libero di scegliere e di provare con Alessandro e alla fine mi ha mandato un bellissimo messaggio, scrivendomi che si trova benissimo e che porterà le racchette a Rio. Gliene ho preparate tre».

Avete studiato anche qualcosa di particolare sui manici?   

«A parte Vella, tutti usano un manico dritto di paulownia o rovere, che sono legni tenaci, ma leggeri, dai 6 agli 8 grammi in meno, una differenza significativa. Alessandro mi ha dato una grande mano a fare conoscere questi aspetti e poi sta funzionando molto bene il passaparola».

Continuate a produrre anche le barche?  

«No, ma siamo i numeri uno in Italia nei timoni da regata. Facciamo anche pannellature sui treni regionali, lo scheletro in carbonio delle pale eoliche (www.enessere.com) e biciclette in legno e carbonio (www.animusbike.it). In più commercializzo ai colleghi in giro per il mondo materie prime che servono nelle barche, nell’industria edilizia e nell’eolico».

Per quanto riguarda le racchette, in quali Paesi vendete?  

«Hong Kong è stato il primo. Ora fra i nostri clienti c’è Tabletennis11, uno dei principali negozi on line del pianeta, che ha attività in Estonia, a Mosca e a Parigi. I nostri prodotti sono anche in Germania, Turchia, Grecia, Bulgaria, Inghilterra e, fuori dall’Europa, negli Stati Uniti, in Malesia e in Indonesia. Negli States un artigiano come me, che fa telai, mi ha chiesto dei consigli e glieli ho dati senza problemi. Sono uno spirito libero e penso che a questo mondo ci sia spazio per tutti».

Claudio Barbieri con Federico Falco

Claudio Barbieri e Federico Falco