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Puntava alla sua terza Olimpiade consecutiva Mihai Bobocica e la delusione per la mancata ammissione è stata grande. Anche perché le speranze di andarci erano concrete e l'obiettivo pareva proprio a portata di mano. «La lista dei qualificati in realtà - spiega il numero uno azzurro - non è ancora completa e uscirà a fine maggio, tenendo conto dei 22 posti a disposizione delle squadre. Alcuni di questi saranno con tutta probabilità assegnati al singolare, ma rimarrò comunque fuori dai Giochi».

Bobo, hai fatto un'analisi di cosa non abbia funzionato?

«C'è stata una serie di fattori che ha contribuito. Il principale è che da quando sono rientrato dall'infortunio alla spalla di fine 2014 non sono più riuscito a giocare come prima, nonostante i sacrifici, gli allenamenti e tutto il resto. Mi è venuto a mancare qualcosa tecnicamente. Quando sono tornato e ho ripreso la racchetta in mano, dopo essere stato fermo per sei mesi, l'impugnatura era cambiata e questo ha fatto sì che i colpi fossero meno efficaci. Avremmo dovuto concentrarci subito su questo problema e invece, con gli appuntamenti agonistici che incombevano, fra Giochi Europei, Mondiali e qualificazioni olimpiche, non è stato possibile».

Quanto ti ha condizionato questo aspetto?

«Non avendo una tecnica solida alle spalle ho dovuto pensare troppo ai colpi, che non mi venivano automaticamente. Soprattutto il rovescio non mi dava sicurezza e questo ha inciso anche dal punto di vista delle scelte tattiche e psicologico».

Oltre a ciò che cosa non è girato nel verso giusto?

«Ci sono poi state delle partite che non sono andate bene per poco e che se vinte sarebbero state decisive. Ai Mondiali ero sul 2-2 e 5-2 al quinto set contro il coreano Youngsik Jung, n. 13 al mondo, e aggiudicandomi quel match sarei già stato promosso a Rio. Anche quella delle qualificazioni olimpiche, contro l'austriaco Daniel Habesohn, è stata una gara che sarebbe stato fondamentale portare a casa».

Quanto ha inciso ciò che è accaduto in Asia?

«Notevolmente. Cinesi e coreani hanno disputato la prima fase delle qualificazioni e poi non più, perché il regolamento lo permetteva loro. Con il ranking sarebbero comunque andati a Rio, mentre cinque posti sono stati assegnati ad altrettanti atleti di livello inferiore. Ho cercato di battere coloro che mi stavano dietro, per difendere la classifica, e il mio livello attuale non mi ha permesso di superare anche i più forti. Quando sono usciti i risultati dei tornei asiatici, ho capito che tutto questo non sarebbe bastato per essere ammesso alle Olimpiadi».

Ritieni sia stato sbagliato qualcosa nel lavoro svolto a Vienna?

«Non penso proprio, perché prima dell'infortunio ero vicino ai primi 50 del mondo stando a Vienna. Rimarrò qui ad allenarmi, non essendo questo il problema. Ho in programma di tornare in Italia, dove le condizioni stanno migliorando, ma non in questo momento».

Da dove hai intenzione di ripartire?

«Secondo me c'è bisogno di un lungo lavoro tecnico e fisico da svolgere, iniziando dalle fondamenta, evitando di continuare a viaggiare fra una gara e l'altra. Proprio ciò che non siamo riusciti a fare quest'anno, sotto la pressione della scadenza olimpica».

Quanto sei ottimista di tornare al livello di due anni fa?

«È certamente un obiettivo raggiungibile, procedendo però passo dopo passo».

L'appuntamento olimpico è rinnovato a Tokyo 2020?

«Cercherò di riprendermi in quell'occasione ciò che mi è sfuggito questa volta. Ho disputato due Olimpiadi, a Pechino e a Londra, e l'impegno e la volontà per andare a Rio sono state superiori. Ho vissuto questa qualificazione come se fosse la prima e avrei voluto esserci a tutti i costi. Si vede che non era destino».

Concludiamo in bellezza, è vero che ti sposi? 

«È vero, l'11 giugno a Castel Goffredo con Beatrice e sarà il giorno più bello della mia vita».

Mihai Bobocica servizio