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La decisione del presidente Franco Sciannimanico di non ripresentare la sua candidatura alle prossime elezioni, alla chiusura del terzo mandato alla guida della Federazione Italiana Tennistavolo, ha sollevato parecchi commenti e reazioni nell’ambito nel pongismo nazionale. Lo stesso numero uno della FITeT ritiene dunque che siano necessari alcuni chiarimenti, per evitare che prendano il sopravvento interpretazioni fuorvianti, risultato d’illazioni e dunque di affermazioni prive di alcun tipo di fondamento.

Presidente, qual è il motivo della sua decisione di passare la mano?

«Ho vissuto per 12 anni al completo servizio della Federazione, dedicandole gran parte del tempo a mia disposizione. Sono stato costretto a rimanere a lungo lontano da casa e anche quando ero a casa la mia mente era prevalentemente assorbita dal mio impegno federale, per cercare di svolgerlo sempre al meglio. Non ho riservato l’attenzione che avrebbe meritato alla mia famiglia, che desidero assolutamente ritorni al centro delle mie priorità».

Ha fatto dunque una scelta di vita?

«La definirei proprio così. Ci sono momenti per tutto nel corso dell’esistenza di un uomo e questo è il momento, per quanto mi riguarda, di dedicarmi alla famiglia e di fare il nonno. Lo hanno capito anche le persone che hanno cercato di dissuadermi e che non hanno potuto che prendere atto della mia decisione».

Intende dire che nel suo futuro non ci sarà più posto per il tennistavolo?

«È evidente che la mia passione per questo sport non finirà mai e infatti non escludo di poter fare qualcosa per la società della mia città. Se qualcuno avrà bisogno di qualche consiglio qua e là sarò felice di darlo, ma non ho alcuna intenzione di uscire dalla porta e di rientrare dalla finestra. Chi mi conosce sa come sono fatto, non accetterei mai una situazione del genere».

Insomma nessun ruolo in futuro all’interno della FITeT?

«Si dice sempre “Mai dire mai”, ma nel mio caso possiamo dirlo tranquillamente. In questi tre mandati mi sono speso il più possibile per la Federazione e ho ricevuto consensi e critiche. Ho cercato di fare tesoro di entrambi, ben sapendo che solo chi non fa nulla nella vita non sbaglia mai. Ora però, e sono disposto a ripeterlo all’infinito, il mio compito si è esaurito e sono pronto a passare il testimone ad altri, senza se e senza ma.

Per dirla con Enzo Tortora, "Il Big Ben ha detto stop"?

«Basta vedere quella che è stata la mia storia, quando ho chiuso un capitolo è stato per sempre. Se avessi voluto andare avanti, allora mi sarei ricandidato. Non è stata una scelta improvvisa e l’avevo già maturata quattro anni fa. Sono contento di averla fatta».

Quale ritiene che sia la sua eredità?

«Penso proprio di poter affermare che lascio una FITeT in salute e con una struttura forte, al cui interno ognuno svolge al meglio il proprio ruolo. Il bilancio è in attivo, con una situazione finanziaria molto diversa da quella che ho trovato all'inizio del mio mandato a fine 2004, nonostante siano aumentate le risorse devolute al sostegno delle società sportive. I tesserati agonisti sono passati da meno di 10mila a 12.500: buona parte di essi si può trovare nel ranking FITeT, a dimostrazione della notevole crescita dei praticanti continuativi. Oltre a ciò, siamo tenuti nella massima considerazione dal Coni e dalla Federazione Internazionale. I nostri atleti sono entrati nei gruppi militari, la visibilità è molto maggiore che in passato, in virtù di una politica di comunicazione che ha portato sempre più il tennistavolo nelle case degli italiani, e il grande progetto del Centro Federale di Formia sta già iniziando a dare i primi frutti, grazie ai risultati dei nostri giovani».

Però non avremo rappresentanti alle Olimpiadi.

«Sono profondamente dispiaciuto di ciò, ma invece di piangere sul latte versato ci stiamo attivando per far sì che in futuro la situazione non si ripeta. Il lavoro sul settore giovanile sono certo che sarà premiante. Avremo comunque sette pongisti alle Paralimpiadi e questo è per me motivo d’orgoglio».

Cosa augura al suo successore?

«Di contribuire a una crescita continua del tennistavolo, che si merita, per i valori che incarna, di tenere alto il nome dell’Italia sui massimi palcoscenici. Da appassionato, continuerò dall’esterno a fare il tifo per i nostri ragazzi».

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