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Grazie ad un accordo di collaborazione tra l’ITTF e la FITeT avremo l’occasione di avere con noi a Rimini, Michel Gadal, DT della Francia, grande esperto della disciplina, che terrà un seminario ai tecnici italiani. Lo abbiamo intervistato in anteprima a Rotterdam.

Michel come è cambiato il tennistavolo negli ultimi vent’anni cioè da quando il “tuo” Jean-Philippe Gatien fu argento olimpico ai Giochi di Barcellona e n. 1 nel ranking mondiale? E’ possibile oggi pensare di ripetere quegli straordinari risultati da qualche parte al di fuori della Cina?
     “Il tennistavolo ha visto molti cambiamenti nell’organizzazione durante gli ultimi vent’anni. Il principale è stato la creazione del circuito Pro Tour e la possibilità di maggiori guadagni da parte dei giocatori attraverso la partecipazione al tornei Pro Tour, competizioni per club ed altri tornei diciamo organizzati da privati o sponsor. Questo sistema maggiormente professionale ha dato un forte slancio al nostro sport in generale in Asia e più specificamente in Cina dove gli investimenti sono aumentati e la qualità del lavoro con i giocatori è andata migliorando sempre di più. Sfortunatamente in Europa siamo andati nella direzione opposta con molte nazioni che hanno investito sempre meno nell’educazione ed il perseguimento dell’alto livello e con i giocatori che si sono concentrati più sul fare soldi che sul lavorare per diventare campioni. Chiaramente i cinesi hanno saputo mettere l’alto livello ed i risultati negli eventi più importanti come propria priorità ed i programmi di lavoro dei giocatori sono costruiti per raggiungere questi scopi. Questo non è avvenuto in Europa (per capirlo basta dare un’occhiata ai nostri calendari di impegni) e sembra molto difficile per ciascun Paese europeo essere in grado di battere la Cina su una base “normale”. Per fortuna alcune federazioni ed alcuni giocatori stanno cominciando a reagire e io spero che si possano vedere presto diversi giocatori capaci di competere con i cinesi in un futuro vicino così come sta facendo Timo Boll oggi.”
Tu hai fatto esperienze importanti in Paesi diversi. Si è trattato più o meno dello stesso lavoro oppure ogni nazione ha le proprie necessità sulla strada del livello più alto possibile?
“Il lavoro è sempre differente perché richiede che si organizzi un sistema di lavoro che rispetti la storia e le specificità di ciascun Paese e di ciascuna federazione. D’altra parte c’è la necessità di seguire alcuni principi fondamentali che sono alla base dell’eccellenza. Se si progetta a lungo termine c’è bisogno di costruire una cultura dell’eccellenza nel tennistavolo, ciò significa incrementare la conoscenza della tecnica del maggior numero di persone possibile, ma anche del tipo di lavoro necessario e della quantità di lavoro specifico per l’alto livello. La crescita culturale non deve limitarsi ai giocatori ed ai tecnici ma va allargata anche a genitori, dirigenti ecc. Va capito anche che il raggiungimento dell’alto livello richiede tempi lunghi ed una gran quantità di denaro da investire nel processo di selezione e che l’investimento sulle persone giuste è alla base di tutto questo.”
Che opinione hai del tennistavolo italiano?
“Non so ancora molto del tennistavolo italiano ma so che l’Italia ha una grande tradizione nel raggiungimento di risultati importanti nelle competizioni di alto livello in molti sport e che i giocatori di tennistavolo italiani sono stati protagonisti di ottime prestazioni negli anni passati. L’Italia ha ovviamente le conoscenze e le risorse umane ma il primo passo da fare tutti insieme è quello della consapevolezza che l’alto livello deve essere l’obiettivo comune di tutti coloro che a qualunque titolo sono coinvolti nel mondo del tennistavolo. A quel punto va discusso e trovato un accordo per una visione comune di ciò che si vuole raggiungere. Una volta arrivati a questo punto il lavoro duro e la pazienza saranno due punti fondamentali per il successo della strategia decisa che dovrà essere condivisa in tutta la nazione.”
In quali direzioni deve andare un lavoro serio per raggiungere l’alto livello in Italia?
“Come in ogni altro Paese il sogno è quello di raggiungere velocemente buoni risultati, cosa ovviamente molto difficile da realizzare, ma se si vogliono avere delle possibilità il primo principio da rispettare è selezionale gli atleti giusti nelle diverse categorie di età e investire su di essi. Questo investimento deve fornire ai giocatori il miglior ambiente, atmosfera, condizioni possibili per quanto riguarda le opportunità di allenamento (con allenamenti in luoghi diversi), programma (equilibrio tra allenamenti e competizioni) ed educazione. Nel contempo va lanciato un programma riguardante i più piccoli per sviluppare al meglio quella cultura dell’alto livello a cui ho accennato prima.”