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Controllare il movimento per variare. Questo potrebbe essere lo slogan della dodicesima giornata di Campus 2011, contrassegnata da due sedute ricche di stimoli coordinativi per i ragazzi. Che, ormai avvezzi ai ritmi del raduno, riescono con sempre maggiore convinzione e sicurezza a riprodurre azioni complesse in situazioni con sempre maggiori varianti.
Dopo aver quindi creato un “set” di stabili movimenti di piedi, gambe, anche, busto, braccia, avambraccio e mano, si è passati ad introdurre elementi di variabilità nei parametri di circolazione della pallina: in particolare direzione, velocità, profondità. Questo continuo impegno di decodifica di segnali rispetto alla circolazione della pallina, diviene praticabile poiché i ragazzi hanno stabilizzato la fase di controllo del proprio movimento: non si occupano quindi di come debbono muoversi ma quale “problema” debbano risolvere.
Ad esempio una tempestiva “lettura” della profondità della pallina consente di poter agire impattando sopra al tavolo, alla sommità della parabola della pallina successiva al rimbalzo.
Ecco quindi che avere certezza della profondità consente di gestire un preciso riferimento spaziale e temporale.
Spesso capita al tecnico di identificare degli errori esecutivi, cui si cerca di porre rimedio con molte indicazioni verbali focalizzate sul movimento dell’atleta, ma che invece trovano fondamento in una cattiva lettura della traiettoria e della profondità della pallina.
Il controllo motorio non può quindi essere speso sufficientemente bene.

Laddove invece tutto funzioni, si assiste a quello che potremmo chiamare “circolo virtuoso”: l’attività motoria e la pratica specifica favoriscono il controllo motorio che permette di dedicarsi agli stimoli ambientali (la palla che circola in campo) i quali richiedono risposte coerenti.

L’introdurre l’esigenza di variare rappresenta una forte sollecitazione: alcuni fra i tecnici oggi si sono applicati utilizzando anche rivestimenti particolari (anti top spin, puntini lunghi) per favorire una presa di informazione (quale rivestimento tocca la pallina? Come arriva la pallina? Dove rimbalza la pallina?) e una coerente presa di decisione (che tipo di colpo realizzo? Quali conseguenze avrà il mio colpo? Come utilizzo la racchetta? Che tipo di impatto e rotazione dovrò produrre?)
Gli aspetti cognitivi e mentali rappresentano un requisito determinante già durante la prima fase di avviamento della pratica sportiva: una opportuna, graduale introduzione della lettura della circolazione della pallina, contribuisce alla strutturazione di una funzione psicosemantica, cioè di attribuzione di un preciso significato a ciò che accade.

Non è casuale quindi che il tecnico di tennistavolo, nel tempo, con costanza e gradualità, debba promuovere lo sviluppo di una prestazione sportiva durante la quale alcune operazioni appaiono determinanti:
•    osservare l’avversario e la pallina,
•    organizzare e produrre una risposta coerente,
•    provocare certe condotte nell’avversario per riuscire a prevedere le sue intenzioni.

Queste considerazioni sono il frutto di una serie di indagini che dagli anni 80’, la tecnologia ha consentito di sviluppare per “Leggere”  ancora più chiaramente non solo lo sviluppo del gioco con le relative implicazioni, ma anche per  “Entrare“ nella testa dei giocatori per comprendere le strategie di coordinazione.
Nel 1986 Ripoll, Fleurance, Cazeneuve hanno indagato la coordinazione fra la funzione sensomotoria e quella psicosemantica nella pratica di un sport di opposizione duale come il tennistavolo: tale indagine è stata condotta facendo indossare ad un gruppo di atleti degli speciali caschi dotati di sensori che fornivano precise informazioni sull’orientamento del capo e sulla direzione dello sguardo.
Tale  analisi è stata condotta in due diverse situazioni:
•    in una vi erano soltanto costrizioni di natura sensomotoria (l’atleta si preoccupa soltanto del movimento da eseguire in una situazione standard), senza alcuna incertezza - scambio regolare (Situazione definibile come “Campione” da confrontare con le altre in cui siano presenti elementi di incertezza ) -;
•    nell’altra vi erano anche costrizioni di natura psicosemantica (l’atleta è costretto a osservare ciò che il suo avversario realizza, a seguire la pallina, a interpretare le intenzioni tettiche) in regime di incertezza - gara -

La ricerca scientifica ha consentito quindi di elaborare una serie di nuove conoscenze rispetto ai meccanismi cognitivi e decisionali.

Funzione psicosemantica  
Consente al soggetto di trarre informazioni sul significato della situazione a cui partecipa; informazioni che rappresentano così degli indici che contribuiscono a determinare la presa di decisione.
In attività di opposizione tali informazioni permettono di identificare le azioni dell’avversario e di ridurre le incertezze da lui gestite (Con quale Tempo arriverà la pallina? – Dove arriverà la pallina? – Quale azione ha prodotto il mio avversario?)

Funzione sensomotoria
Garantisce l’esecuzione ed il controllo dei movimenti e delle risposte motorie dell’avversario consentendo di rispondere alla domanda: Come posso muovermi in relazione al compito da eseguire?

Anticipazione
E’ la capacità di organizzare una risposta motoria coerente prima che si manifesti compiutamente l’evento per il quale la risposta stessa viene posta in essere (Pensiamo al portiere che in occasione di un calcio di rigore, conoscendo bene l’attaccante avversario, può anticipare la direzione della palla e l’intenzione dell’avversario muovendosi anche prima del fischio)

Preparazione all’azione
E’ la capacità che, attraverso l’acquisizione di informazioni psicosemantiche, permette di prevedere la comparsa di un evento (Il portiere aspetta fino all’ultimo istante, non anticipa, cerca indizi che gli confermino la sua previsione)