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Se non è record, poco ci manca. È seconda nella classifica degli azzurri che andranno a Rio Clara Podda, dietro a Francesca Porcellato, che nell’handbike parteciperà alla sua settima Paralimpiade estiva, e davanti ad Alvise De Vidi, che nell’atletica è a quota 5. L’atleta romana si gode la sua sesta presenza, un traguardo che dice tutto sulla sua longevità agonistica. «Sono orgogliosa di esserci ancora - spiega - considerata l’importanza della manifestazione e farò il possibile per non dovermi rimproverare nulla al ritorno a casa».

Finora pensi di essere in debito o in credito con i Giochi?

«Assolutamente in credito. Ad Atlanta nel 1996 ho gareggiato nel nuoto e mi sono qualificata per la finale. Sono arrivata sesta con una classificazione non mia. Con quel tempo nella mia categoria avrei vinto l’oro. Ho gareggiato con gente che si tuffava dal bordo della piscina, mentre io partivo tenuta per le mani da un’altra persona».

Per quanto riguarda il tennistavolo?

«A Pechino mi sono aggiudicata l’argento a squadre e il bronzo in singolare, ma sono state di più le medaglie di legno a squadre, ben tre a Sydney, Atene e Londra. Questa volta spero di riscuotere. Qualcosa la sorte dovrà restituirmi».

Sei il bronzo in carica dei Mondiali 2014 in classe 2. In questi due anni cos’è cambiato?

«Siamo cresciuti professionalmente un po’ tutti, noi e gli altri. Sono peraltro convinta che, al di là dell’aspetto tecnico, lo stato d’animo con cui ci si approccia a una gara incida in modo determinante sul risultato. Non siamo macchine, ma esseri umani».

La tua voglia di allenarti e di giocare, però, è ferrea.

«È vero, ho letto che sono la più grande della spedizione azzurra. Non mi sento la più vecchia, perché dentro sono una ragazzina. Sono una batteria che non si scarica mai. Il mio allenatore Donato Gallo mi dice che sono “Highlander”».

Intendi dire che guardi alle prossime Paralimpiadi?

«Penso che sia difficile, perché arriva il momento di dire basta. Dedicherò la mia voglia agli altri, facendo ciò che i veterani hanno fatto con me in passato. Non appenderò certamente la racchetta al chiodo, anche perché voglio ancora giocare con i normodotati. Sono tecnico di base e continuerò a insegnare. Mi piace trasmettere ciò che ho imparato. Se dovessi smettere, mi morirebbe qualcosa dentro».

A Rio andrai per una medaglia?

«Durante il quadriennio si gioca per accedere, quando ci si qualifica l’obiettivo per tutti deve essere il podio. Ce la metterò tutta e a squadre poi avrò due compagne fenomenali come Michela Brunelli e Giada Rossi. Meglio di così …».

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