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Oggi è probabilmente un po’ offuscato dalla notorietà della figlia, e ne è certamente contento, ma Stefan Stefanov per 12 anni nazionale bulgaro con 5 europei e 5 mondiali disputati dal 79 all’89, un quarto posto nel campionato di Lega europea, e qualificazioni olimpiche per l’Seoul ‘88 in cui sfiorò la partecipazione in quello che fu il primo tennistavolo a cinque cerchi, è uno dei tecnici più stimati a livello italiano ed europeo.
Arrivato in Italia come giocatore in A1 con Ragusa con terzo posto, poi Rocca Lumera, Cus Messina e Corone Ferrea Monza, da circa un anno è uno dei tecnici azzurri con responsabilità sugli junior maschili.
Stefan i Campionati Giovanili sono una vetrina importante per il tuo lavoro?
“Hanno un fascino particolare e sono l’appuntamento più importante dell’anno. La nostra presenza è importante per verificare come vivono la tensione i nostri ragazzi in questa manifestazione con tanti impegni che è un po’ assimilabile ad un Europeo per lunghezza e stress anche se non come livello . Poi è anche una occasione di scambio di opinioni con i ragazzi ma soprattutto con i loro tecnici, con i dirigenti, con i genitori per gestire al meglio il nostro progetto comune:”
Che lettura ti senti di dare della situazione attuale?
“ Abbiamo fatto ottimi passi in avanti, abbiamo le idee chiare e dobbiamo soltanto migliorare con la messa in pratica. Le ultime esperienze in Austria e Slovenia sono state importanti perchè in un periodo lungo, abbiamo simulato gli Europei che sono un tipo di impegno altrettanto intenso sia come durata che come energie mentali. L’obbiettivo della squadra junior è entrare in un paio di anni nei primi otto d’Europa.”
Un progetto preciso e ambizioso?
“Ci crediamo perché abbiamo migliorato il rapporto con le società, perché i ragazzi si stanno impegnando ma anche perché la Federazione ha aumentato le attenzioni e la considerazione che ha delle società aiutandole e consigliandole. E’ un lavoro a medio termine sono fiducioso anche perché dal prossimo anno potrò contare anche su Marco Rech che proprio qui vincendo il singolo junior ha già dimostrato di essere pronto al salto.”
Come è stato il tuo approccio all’Italia come tecnico?
“E’ stata una esperienza positiva con il Corona Ferrea, interrotta bruscamente per la scomparsa improvvisa di Roberto Savoia, e prima a Messina al Centro di alta specializzazione. I Centri sono stati utili e secondo me uno federale ci dovrebbe essere perché i ragazzi sono interessati a lavorare seriamente e di più, cosa che nelle società qualche volta non è possibile nonostante la buona volontà che viene quasi sempre garantita e nonostante tra tecnici e anche col direttore tecnico si facciano riunioni di programmazione di analisi sempre molto importanti ed accurate.”
Impegni a breve dei ragazzi?
“Il prossimo impegno è in Spagna dal 9-13 maggio, ultima prova internazionale prima degli Europei che ci saranno in luglio dove quest’anno giochiamo in seconda categoria e risalire sarà difficile perché abbiamo una squadra giovane, non si conoscono ancora gli avversari ma c’è grande equilibrio e ci troveremo ad affrontare anche paesi con grande tradizione. L’anno scorso ci siamo classificati al 18° posto a causa di un girone durissimo con Germania, Svezia, Ungheria, e poi abbiamo perso col Belgio anche a causa di una formazione rimaneggiata che siamo stati costretti a schierare.”
Questi ragazzi hanno anche la scuola…
“La scuola è importante ma questi ragazzi sanno che rappresentano l’Italia all’estero e dunque vivono un’esperienza importantissima e noi siamo i primi ad essere contenti se ottengono successi anche su quel fronte. Certo qualche volta subiscono dei piccoli ricatti da parte degli insegnanti e qualche volta i genitori possono venir condizionati però ad esempio quando ci sono delle difficoltà di comprensione anche valutare la possibilità delle scuole private magari con un aiuto della federazione non sarebbe una cattiva idea visto che vengono fatte delle leggi che non tutelano lo sport. Noi lavoriamo per il bene del tennistavolo e questo progetto è comune a tutti: federazione, società, ragazzi, famiglie e se anche la scuola ci venisse un po’ incontro credo che la soddisfazione poi si possa condividere con tutti.”