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Jamila Laurenti e Giuseppe Del Rosso alle qualificazioni olimpiche 2Un sogno premonitore l'ha fatta andare in campo decisa a vincere. Jamila Laurenti è fatta così, non si arrende mai davanti alle difficoltà, anche se ha soltanto 15 anni. Dopo l'oro nel misto e il bronzo a squadre al World Cadet Challenge, l'oro in singolare e in doppio ai tricolori di seconda categoria e l'argento nella gara assoluta e gli ottavi raggiunti agli Europei Under 21, in Paraguay ha lottato fino all'ultimo punto e il suo sogno di qualificarsi alle Olimpiadi Giovanili è diventato realtà. Un bell'obiettivo da dedicare a nonno József, per lei Giuseppe.

Jamila, ce l'avevi quasi fatta già in Tunisia.

«A Rades ero andata in finale contro la slovacca Kukulkova, un'avversaria che avevo già battuto, nel match di Lega Europea, anche se di misura. Quella sconfitta per 4-0 mi aveva un po' intristito. C'ero rimasta male e il giorno dopo avevo perso subito al primo incontro».

In Paraguay avevi voglia di riscatto?

«Mi sentivo che sarebbe andata bene e infatti il giorno prima della vittoria ho sognato che avrei battuto in finale proprio la svedese Holmsten».

La tua preparazione a quel risultato è iniziata già nella gara juniores del torneo giovanile dei giorni precedenti?

«In effetti quella competizione è servita per ambientarmi, faceva un gran caldo e si faceva fatica a giocare. C'era umidità e non sapevo neppure bene come fare ad asciugare la gomma liscia, era un problema anche girare la racchetta».

La sconfitta in semifinale contro l'ecuadoriana Paredes ti ha sorpreso?

«Ho avuto delle difficoltà, all'inizio ho giocato sempre nel suo angolo del rovescio, mentre lei insisteva sul mio diritto e non ero in grado di tirare molte palle in campo. Dopo i primi due set ho cambiato, mettendola sotto pressione sul diritto e sono riuscita a risalire. Sul 3-2 e 5-1 nel sesto parziale ho avuto troppa fretta di chiudere e ho sbagliato. Le sudamericane non mollano e ci provano sempre, anche quando sono nettamente in svantaggio. Penso comunque che sia stato utile incontrarla, per poi essere pronta a batterla il giorno successivo».

Quando hai capito che l'avresti affrontata di nuovo eri contenta?

«Speravo di ritrovarmela davanti, perché non è una giocatrice scomoda, bisogna solo affrontarla nel modo giusto. Volevo la rivincita e sapevo cosa avrei dovuto fare. Sono andata in campo senza pensare di aver perso il gioco prima, ero molto grintosa e convinta di farcela. Ho gestito la partita sul suo diritto ed è andata bene».

Come nel sogno, la finale è stata contro la Holmsten.

«Nel torneo del giorno precedente, a mio parere, ha cercato di non andare troppo avanti per non scoprire le carte, invece nella gara di qualificazione ha battuto rivali molto ostiche, come la singaporeana Goi Rui Xuan e la kazaka Akasheva. In finale con me ha vinto il primo set, tirando subìto veloce, poi sono riuscita ad accelerare di più e a farla partire più lentamente. Conquistava però quasi sempre i primi punti dei set e mi costringeva a inseguirla».

Sul 5-3 del sesto parziale il coach avversario ha chiamato timeout e lei ha rimontato.

«Il tecnico si è alzato urlandomi dietro di smetterla di gridare e questo un po' mi ha distratto. Ho bisogno di gridare dopo aver fatto il punto, per darmi la carica. La grinta fa molto nel mio gioco e lì ad Asuncion ho visto gente che gridava molto più di me, senza che qualcuno si lamentasse. Comunque è finito tutto bene e sul 9-9 ho conquistato gli ultimi due punti. e ho fatto un sospirone. Ero contenta di aver vinto per mio nonno Giuseppe».

La tua qualificazione è dunque dedicata a lui?

«Assolutamente sì, teneva molto a questa mia vittoria e dopo ogni prova mi diceva di mettercela tutta, di andare avanti a testa alta e che prima o poi il risultato sarebbe arrivato. Io ascoltavo solo lui. Al ritorno a casa mamma e papà mi hanno detto che purtroppo era mancato. Quando giocavo ho sentito una forza dentro di me, più del solito, e, secondo me, me l'ha data tutta lui nel momento in cui è morto. È stata una persona che mi ha aiutato molto».

Come ti sei trovata con Giuseppe Del Rosso?

«Sono felice che sia il mio tecnico. Al Centro Federale di Formia ci alleniamo insieme almeno 20 giorni al mese e ormai ci conosciamo bene. Mi piace averlo in panchina e quando mi parla mi trasmette un senso di tranquillità. All'aeroporto di Asuncion abbiamo acquistato un braccialetto uguale. Sarà il nostro portafortuna».

Ora ti concentrerai sui Campionati Italiani Giovanili della prossima settimana?

«Negli ultimi due anni fra le allieve ho perso in finale e questa volta voglio vincere. Se con la testa giocherò nel modo giusto posso farcela».

Poi partirai subito per i Mondiali a squadre in Svezia?

«Sarà un altro bel capitolo di questa stagione. All'inizio non avrei mai pensato di disputare così tanti tornei internazionali assoluti. Sono veramente contenta, perché mi sono serviti a migliorare. Ho già partecipato a settembre alla fase finale degli Europei in Lussemburgo ed è stata un'esperienza bellissima. Gareggiare a squadre mi piace molto».