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franco sciannimanico 3L'inizio di un nuovo anno è sempre l'occasione per parlare di progetti e prospettive, ma anche di ripercorrere quello appena andato in archivio, tracciando bilanci sul filo dei ricordi. Se il 2016 sarà per la FITeT un concentrato di eventi ed emozioni, speciale soprattutto perché proporrà al tennis tavolo azzurro, come al resto dello sport italiano, gli appuntamenti olimpico e paralimpico di Rio de Janeiro di agosto e settembre, il 2015 ha fissato momenti che rimarranno nella storia del nostro sport.

Presidente Franco Sciannimanico, quali sono stati i fiori all'occhiello dell'ultima annata?

«In primis il 2015 sarà ricordato per l'apertura del Centro Federale di Formia, che rappresenta il punto iniziale di un processo volto a mettere i nostri giovani nelle condizioni di crescere e ottenere risultati sempre migliori nel panorama internazionale. Quella di lasciare i nostri atleti e le nostre atlete di età compresa fra i 12 e i 16 anni in pianta stabile a Formia è stata una decisione non facile, che, pur non nascondendoci le problematiche, abbiamo preso con fermezza, perché siamo convinti che l'unico modo per progredire sia di allenarsi quotidianamente e più volte al giorno. Devo ringraziare i genitori, che hanno accettato di darci fiducia, affidandoci i loro figli, sapendo che sarebbero stati seguiti con attenzione anche dal punto di vista scolastico, alimentare e psicologico. Stiamo facendo il possibile e continueremo a farlo, garantendo ai loro e ai nostri ragazzi, in una fase delicata dello sviluppo, tranquillità sotto l'aspetto tecnico e umano, affinché non si pentano di questa scelta».

Avete realizzato un sogno che rincorrevate da tempo?

«È così, prima non avevamo i mezzi economici e ora, finalmente, con l'aiuto della Preparazione Olimpica e del Coni, abbiamo potuto concretizzarlo. Tra l'altro i ragazzi vivono a contatto con campioni olimpici e iridati delle altre discipline, provenienti da tutto il mondo, e possono respirare un'aria di rara professionalità, che ci auguriamo possa essere loro di stimolo».

A livello agonistico qual è stato il risultato principale?

«Siamo fieri di avere conquistato a metà luglio la medaglia d'argento a squadre con i cadetti agli Europei Giovanili di Bratislava. Matteo Mutti, Carlo Rossi, John Michael Oyebode e Gabriele Piciulin, guidati da Valentino Piacentini, sono stati battuti solo dalla Francia in finale, dopo aver superato il Portogallo e, al termine di bellissime battaglie, Germania e Romania. Abbiamo partecipato con la squadra juniores ai mondiali di Vendée, in Francia, grazie al piazzamento ottenuto agli Europei».

Non ci sono invece stati acuti agli Europei assoluti.

«I nostri atleti devono giocare al meglio delle loro possibilità per essere competitivi ai massimi livelli. Non siamo molto distanti dalle nazioni di vertice, non abbiamo però ancora la capacità di esprimere la "cattiveria" e la determinazione che sono fondamentali nei frangenti in cui si lotta per giocarsi tutto».

Ai Campionati Italiani non sono mancate le sorprese e le prime volte, vero?

«Per quanto riguarda le rassegne a squadre, devo rivolgere le mie congratulazioni al Frandent Group Cus Torino maschile e alla Teco Cortemaggiore femminile. Gli universitari hanno colto il secondo successo, dopo quello del 2011, e l'esserci riusciti contro pronostico è stato per loro certamente un ulteriore motivo di soddisfazione. Per le ragazze emiliane si è trattato del primo scudetto, un risultato che rimarrà per sempre nella storia dello sport piacentino».

E in ambito individuale?

«Nei singolari degli assoluti di Molfetta abbiamo salutato le prime vittorie di Leonardo Mutti e Veronica Mosconi. Il 20enne Mutti in semifinale ha eliminato il detentore Niagol Stoyanov e in finale ha superato Paolo Bisi. La 17enne Mosconi si è imposta sulla favorita Wang Yu. Tutti gli altri tricolori, dalla seconda categoria in poi, si sono svolti a Torino, e siamo contenti di essere stati protagonisti nella città che nel 2015 ha incarnato il ruolo di Capitale Europea dello Sport. Per la prima volta la stessa sede ha ospitato anche i tornei che hanno assegnato i titoli paralimpici».

Che dire dei primi 70 anni di storia?

«Li abbiamo festeggiati con una serie di manifestazioni, che ci hanno permesso di essere al centro dell'attenzione dei media. La nostra immagine ora è più forte e possiamo competere con sempre maggiore efficacia con le altre Federazioni agli occhi di tutti e specialmente del Coni, che, oltre ad apprezzare ciò che stiamo facendo, ci aiuta sul fronte economico. Siamo felici di avere raggiunto i 70 anni e li consideriamo come un trampolino di lancio verso nuovi traguardi, sempre più ambiziosi».

Quali sono le aspettative per il 2016?

«Spero fortemente nella qualificazione alle Olimpiadi di Rio, che è determinante per la nostra Federazione. Con ansia aspetto l'esito del torneo di ammissione. Da quando sono presidente abbiamo sempre avuto dei rappresentanti nella rassegna a cinque cerchi e confido che questo trend continui. Una volta conseguito l'obiettivo sono certo che i giochi saranno aperti. Ci sono meno dubbi sul fatto che avremo in campo degli atleti alle Paralimpiadi e contiamo su di loro per incrementare il bottino di medaglie conquistato nelle precedenti edizioni. Sul fronte assoluti, avremo anche i Mondiali a Kuala Lumpur, in Malesia e torneremo nella città in cui nel 2000 conquistammo lo storico bronzo iridato con la squadra maschile, allenata da Patrizio Deniso e composta da Yang Min, Massimiliano Mondello, Valentino Piacentini e Umberto Giardina. Ai prossimi Europei l'obiettivo sarà di disputare nuovamente la Championship Division».