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altLa qualificazione alle Olimpiadi dei giovani di Leonardo Mutti ha portato una ventata di entusiasmo che quando arriva all’interno di una comunità sportiva non può che far bene un po’ a tutto il movimento. E’ quello che abbiamo chiesto a Matteo Quarantelli, direttore tecnico della Fitet.
“E’ vero. In periodi di difficoltà sociale come l’attuale vi sono degli eventi che hanno la forza di riconoscere una grande spinta a meccanismi complessi e magari “di aprire” strade che prima apparivano quasi impraticabili. Che inducono le persone a pensare in modo positivo e costruttivo. In questo periodo ritengo che i risultati ottenuti possano rappresentare un trampolino di lancio non solo per i nostri giovani azzurri ma anche e soprattutto per tutti coloro hanno a cuore il tennistavolo e vogliono praticarlo al meglio. In particolare la qualificazione di Leonardo Mutti ai primi Giochi Olimpici dei Giovani organizzati dal CIO a Singapore ad Agosto 2010 colpisce l’immaginario dei tanti giovani che in questi anni hanno mosso i primi passi nel tennistavolo e vedono finalmente un riferimento.”

Questi obiettivi importanti quando vengono raggiunti hanno dietro un meccanismo complesso che ha funzionato, giusto?
“Certo. Dobbiamo sforzarci di andare oltre e leggere questo avvenimento non solo come importante riconoscimento per il giovane e serio castellano. E’ espressione infatti anche il non facile gioco di squadra società sportiva-famiglia- atleta-tecnici- dirigenti-Federazione.
Illumina pienamente un percorso (quello verso lo Sport di Alto Livello) che deve essere a portata dei “capaci e meritevoli”. Ecco quindi l’evento che fa crescere non solo l’atleta immediatamente interessato ma proprio tutti coloro, giovani, giovanissimi ed adulti, che nello sport serio, pulito, organizzato vogliono credere e per esso impegnarsi. Credo si debba valorizzare l’esperienza vissuta per cercare di riprodurne gli aspetti salienti in altre occasioni, con altri giovani ed adulti protagonisti.”

Spesso si pensa che il talento di un giocatore ed un ottimo tecnico siano le uniche cose che servono per vincere e invece “la squadra” è molto più numerosa.
“Il gioco di Squadra, come prima ho sintetizzato, la collaborazione Società Sportiva-FITeT-Famiglia-atleta-tecnici-dirigenti, è un traguardo importante e non facile da raggiungere: infatti, nonostante possa sembrare scontato collaborare per un comune obiettivo, non è così immediato divenire e comportarsi da squadra. Ognuna delle persone coinvolte vive questa situazione a modo suo e con tempi propri: solo l’atleta interessato (Leonardo in questo caso) vive ogni momento e a volte si sente un poco “disorientato” dagli adulti con cui si trova ad interagire. Divenire squadra significa interpretare un ruolo preciso in relazione ad un obiettivo (che non è solo il risultato immediato ma anche proprio la “costruzione” della Squadra) condiviso con altre persone. Bisogna quindi conoscersi, condividere esigenze, rispettarsi. In questo caso la famiglia ha avuto, ha ed avrà un ruolo importante nell’assecondare le scelte sportive di Leonardo e nel facilitargli una esperienza certamente ricca di fatica e sacrificio e non solo di soddisfazioni. La società sportiva ha dedicato, dedica, dedicherà i propri tecnici (in questo ultimo anno Yang Min) alla gestione quotidiana dell’atleta Mutti; inoltre in questi anni ha seguito (e di fatto continua a farlo) la crescita del giovane studente grazie allo straordinario impegno della Signora Rita, Presidente della società, insegnante sensibile e coriacea. La Federazione che, intuendo le potenzialità del giovanotto, ha creato le condizioni per far crescere il proprio giovane atleta attraverso esperienze condotte in tutto il mondo e la guida di uno dei tecnici di maggiore esperienza europea (Joze Urh). Ma è bene ribadirlo se oggi possiamo pensare che un  teamspirit abbia condotto a questo importante traguardo, la soddisfazione deve essere considerata duplice: per il risultato raggiunto e la collaborazione mostrata.”

Vedi questo risultato più come un obiettivo o come una tappa di un percorso?
“Questo risultato senz’altro è solo una tappa di un percorso ancora più lungo (quello verso lo sport dei Campioni affermati) ma pur nella brevità del suo momento, favorirà l’accesso alla pratica sportiva vera di altri giovani, quelli che ho chiamato “capaci e meritevoli”. Coloro che si affacciano alla ribalta sportiva con grande entusiasmo, buone abilità, grande determinazione. Quelli che fra quattro anni potranno provarci. Avendo avuto identico supporto dalle proprie famiglie, società sportive e dalla Federazione. Oggi il nostro movimento ha trovato nuovi giovani “capaci e meritevoli”, con un talento che gli potrebbe consentire di replicare quanto fatto da Leonardo. Debbono essere le società sportive e la Federazione ad accompagnarli in questo tentativo. Dobbiamo provarci con rinnovato e più forte entusiasmo. Naturalmente mi rivolgo idealmente a tutti i nostri praticanti, ben sapendo che soltanto alcuni di loro potranno concretamente provarci.”

Dietro ai più recenti successi del tennistavolo italiano a livello internazionale, almeno quelli degli ultimi sei-sette anni, c’è sempre la stessa firma, quella dello Sterilgarda.
“Debbo dire che non è indispensabile avere le condizioni che lo Sterilgarda in questi anni ha assicurato a Leonardo; certamente però aiuta. Di fatto però laddove vi sia un Allenatore motivato, una palestra aperta, alcuni giovani “svegli”, famiglie disponibili, dirigenti accorti, è possibile replicare una situazione altamente efficace ed efficiente.
Credo che come accade in altre situazioni della vita, siano le motivazioni a portarci a scalare “vette ritenute impossibili”. Per questo invito chi ci leggerà a provarci con la consapevolezza che ancora una volta la Federazione potrà fare la sua parte. Potenziando quanto viene fatto quotidianamente e partecipando ad esperienze internazionali di confronto e crescita.”

Qualcosa da aggiungere in conclusione?
“Vorrei spendere ancora qualche parola per rivolgermi ai dirigenti federali, soprattutto a quelli territoriali: cogliete da questa occasione uno spunto per trovare nuove opportunità per i giovani delle società sportive del vostro territorio. Non tutti potranno divenire campioni; potranno però crescere praticando con serietà e con un sogno. E questo vostro impegno sarà una azione fortissima di promozione del nostro sport. Provateci, il tempo vi darà ragione.”