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Intervista al DT Quarantelli
di Roberto Levi

Da anni è nel settore tecnico delle Federazione Italiana Tennis Tavolo. Matteo Quarantelli, 45enne alessandrino, fino al 2002 è stato allenatore e responsabile tecnico del Centro di Terni. Da fine 2004 svolge il ruolo di direttore tecnico e dunque è la persona più indicata per dare valutazioni sui nostri atleti più celebrati e sul nuovo che avanza e per spiegare dove sta puntando, per quanto concerne il suo settore di competenza, il secondo mandato del presidente Franco Sciannimanico.
Quarantelli, da dove siete partiti quattro anni fa?
«Credo, senza far torti a nessuno, di poter affermare che allora la Federazione avesse l’esigenza di organizzarsi al suo interno e di definire uomini, obiettivi e programmi in maniera chiara.
Scegliendo una linea di politica sportiva che privilegiasse il decentramento rispetto a precedenti ed efficaci orientamenti concentrici (progetto dei Centri Federali). Una scelta assai difficile, non priva di limiti e rischi, ma rivolta a una crescita di tutto il nostro movimento sportivo e non solo di alcuni organi».
Quale fu la prima mossa?
«Creammo uno staff di persone che consentisse alla Federazione di lavorare sull’interessante patrimonio umano in quel momento a disposizione. La Nazionale femminile era campione d’Europa e rappresentava una realtà in grande ascesa. Il settore maschile era senz’altro competitivo, ma esisteva la necessità di rinnovare il movimento di vertice Bisognava quindi rivitalizzare l’attività e le attenzioni dedicate ai giovani».
Soddisfatti degli esiti?
«Direi di sì, perché le ragazze nelle tre rassegne continentali successive hanno ottenuto degli ottimi risultati (complessivamente 6 medaglie), anche se non hanno più vinto titoli, compito sempre impegnativo quando ci si confronta con gli altri Paesi ai massimi livelli. Gli uomini si sono comportati bene e, soprattutto, abbiamo portato a compimento il tanto auspicato rinnovamento. Ai Giochi del Mediterraneo di Almeria 2005 sono giunte altre 4 medaglie (1 oro, 1 argento e 2 bronzi) che permisero al tennistavolo di salire alla ribalta delle cronache».
Facciamo qualche nome nell’ambito del rinnovamento del settore maschile?
«Al maschile la punta di diamante è Mihai Bobocica e dietro di lui, che è comunque molto giovane avendo solo 22 anni, altri ragazzi sono cresciuti nella classifica mondiale. Mi riferisco naturalmente al 25enne Stefano Tomasi e al 16enne Marco Rech Daldosso. Alle loro spalle preme già l’altro junior Paolo Bisi e gli Allievi Leonardo Mutti e Damiano Seretti non sono così lontani. Sono tutti elementi di prospettiva e molto motivati, che hanno le possibilità di allenarsi bene».
Com’è cambiata la politica sportiva nell’ultimo decennio?
«Negli anni ’90 abbiamo assistito a un fenomeno di maggiore accentramento da parte della Federazione, che ha certamente dato degli importanti risultati organizzativi e sportivi grazie alla dedizione di atleti, tecnici e dirigenti impegnati; ma questa scelta ideale per arrivare al risultato nutriva inevitabilmente un limite, concentrando le risorse e gli impegni su pochi atleti nel giro delle Nazionali. Le società sportive o altri giovani che non facevano parte di quei gruppi non hanno avuto sufficienti opportunità di crescere. Senza alcun timore, ritengo che in quell’epoca fosse una scelta corretta cui inevitabilmente doveva seguirne una differente».
Il Consiglio Federale che filosofia ha sposato?
«In questi ultimi anni abbiamo seguito una politica diversa, che darà i suoi frutti in tempi più lunghi e che è volta a coinvolgere invece che a selezionare subito».
Attualmente come vengono allocate le risorse economiche a disposizione del settore tecnico?
«Il 35% è dedicato all’attività delle Squadre Nazionali Assolute ed il 65% alle attività per i giovani. In questo modo si utilizza la politica sportiva per sostenere l’attività nel suo complesso».
Allargando il movimento da gestire, ci sarà però bisogno anche di più persone che lo seguano da vicino.
«Il passo avanti ulteriore è infatti quello di lavorare sempre meglio, distribuendo le responsabilità a ogni livello della pratica. Si accresce dunque l’importanza dei Comitati Regionali e delle singole società e si crea una squadra in cui ognuno svolga il compito al meglio».
Qual è il punto di riferimento?
«L’attuale Consiglio Federale ha progettato e quindi approvato la creazione di un Progetto Giochi Olimpici, ovvero di un percorso che parta dal reclutamento e arrivi fino ai massimi livelli. Gli obiettivi fin  d’ora sono di avere degli atleti qualificati per i Giochi di Londra 2012 e, in quest’ottica, di dare spazio alle squadre Nazionali giovanili, perché sono il trampolino verso l’attività assoluta. Nella nostra visione delle cose i Comitati Regionali hanno un ruolo determinante per sviluppare, dopo il reclutamento, l’avviamento alla pratica sportiva. La prospettiva quindi non è solo di lavorare per l’immediato (2012 Londra), ma soprattutto per le edizioni successive, creando, attraverso il confronto del campo, una cultura sportiva allargata e condivisa».
Cosa sta accadendo su questo fronte?
«Stiamo facendo una sperimentazione che è iniziata a settembre 2008 e si concluderà a maggio. Saremo a regime nella prossima stagione sportiva».
Il coinvolgimento periferico sarà diversificato?
«In effetti funzionerà così. Le Regioni con risorse minori, sia in termini di praticanti sia a livello organizzativo, cureranno maggiormente il versante promozionale. Le altre, che sono già più strutturate, metteranno insieme i ragazzi e creeranno le basi che consentiranno agli allenatori delle squadre Nazionali di chiamarli non appena ne avranno bisogno. In questo modo gli atleti non perderanno tempo e in due o tre anni potranno essere selezionati per i team giovanili azzurri. Non è soltanto un percorso tecnico, ma anche e soprattutto educativo, che coinvolge, responsabilizza veramente tutti gli attori della pratica: giovani, tecnici, dirigenti societari, famiglie, dirigenti federali».
Torniamo al nostro panorama azzurro. Come stanno le squadre giovanili?
«I Cadetti (Under 15) stanno facendo bene con grande continuità di risultati e prospettiva di crescita. Ma anche le Cadette stanno rapidamente scalando posizioni con grande determinazione. Credo che questi giovani (maschi e femmine abbiano vere chance di qualificazioni ai prossimi Giochi Olimpici giovanili di Singapore 2010. Nella categoria junior (under 18) i maschietti sono, in questo momento, più competitivi e il già citato Marco Rech è in grande progresso. Nel femminile, dopo i notevoli riscontri delle scorse edizioni degli Europei giovanili, viviamo una fase di cambiamento, ma grandi soddisfazioni possiamo attenderci  da Debora Vivarelli e da Chiara Miani».
E tra gli Assoluti?
«Detto già del settore maschile, tra le donne Nicoletta Stefanova, dopo un momento di difficoltà, legato anche ai problemi alla schiena, che le hanno fatto perdere sicurezza, è tornata quella che conoscevamo e in questo periodo ha dimostrato di potersela giocare con le prime dieci al mondo. Merito del suo recupero è anche del tecnico Csilla Batorfi, che ha ricostruito il meccanismo con pazienza, esibendo un atteggiamento molto collaborativo. È lecito puntare a occhi chiusi anche su Wenling Tan Monfardini e su Laura Negrisoli. Un ampio numero di giovani sono sotto l’attenta supervisione di Batorfi che sta lavorando con grande profitto. Ho citato Csilla ma dovrei anche ricordare il super lavoro di Lorenzo Nannoni e quello degli altri tecnici del settore giovanile, cui va riconosciuta grande motivazione e competenza».
Quest’anno i Giochi del Mediterraneo di Pescara saranno una bella vetrina da sfruttare.
«Il tennis tavolo disputerà le sue gare a Lanciano e la manifestazione sarà l’ultima ribalta per Yang Min, che difenderà il titolo di singolare conquistato nel 2005 ad Almeria, in Spagna. Yango è stato un uomo che ha dato molto al nostro sport. Dobbiamo essergliene grati e applaudirlo».
Che cosa vorrebbe infine suggerire quale stimolo alla crescita del nostro movimento?
«Voglio essere sintetico: lavoro, impegno, confronto e collaborazione. Non soltanto per lo sviluppo dell’attività di avviamento sportivo, ma anche per la migliore funzionalità delle Squadre Nazionali».